Morto in Galleria Umberto a Napoli, zero indennizzi: «Vogliamo giustizia per nostro figlio»

Salvatore, 14 anni, travolto da un lastrone di marmo. Dopo le condanne ancora nessun risarcimento

Salvatore Giordano, ucciso da un lastrone della Galleria Umberto
Salvatore Giordano, ucciso da un lastrone della Galleria Umberto
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 6 Luglio 2023, 00:01 - Ultimo agg. 08:10
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Alla morte di un figlio non ci si può rassegnare, e men che meno abituare. Se poi al dolore lancinante va ad aggiungersi anche la beffa di una giustizia lenta, allora lo sconforto diventa assoluto, totale. Sono gli stessi sentimenti di amarezza, delusione, rabbia che provano il papà e la mamma di Salvatore Giordano, il 14enne di Marano ucciso da un lastrone di marmo precipitato da uno dei frontoni della Galleria Umberto I, nove anni fa. Non a caso il cinque luglio - data in cui si verificò la tragedia - il giorno del ricordo e della preghiera coincide con quello del dolore per non avere ancora avuto alcun riconoscimento in sede giudiziaria.

Dire amarezza è poco. «Ci sentiamo profondamente turbati - affermano i genitori, Umberto e Margherita Giordano - All’immenso dolore per la scomparsa di nostro figlio, che nessuno ci potrà restituire, si aggiunge l’amarezza di una giustizia che sembra sempre più lontana». Ieri ricorreva l’anniversario della tragedia. Era il pomeriggio del cinque luglio quando un grosso frammento di un fregio della Galleria Umberto cedette, colpendo alla testa il ragazzo. La sua morte sopraggiunse alcuni giorni dopo, il 9 luglio, al Loreto Mare. «Sono passati nove anni nella totale indifferenza della giunta comunale precedente e di quella attuale», dicono il papà e la mamma, affidando il loro sfogo all’agenzia Ansa.
Umberto e Margherita.


«Chiediamo disperatamente, accoratamente e con tutte le nostre forze che sia fatta giustizia per nostro figlio a cui è stato negato, per negligenza, di crescere e di vivere la sua vita». Assistita dall’avvocato napoletano Sergio Pisani, il 19 settembre 2022, la famiglia ha ottenuto dal giudice monocratico di Napoli Barbara Mendia la condanna di cinque imputati (tra cui figurano alcuni dipendenti comunali) e un’assoluzione.

Lo scorso giugno, sempre a Napoli, si è temuto il peggio: questa volta il crollo si è verificato nei pressi della Galleria Principe, per fortuna senza vittime.

Sul caso interviene anche l’avvocato Pisani: «A nove anni di distanza ancora nessuno si è fatto avanti per risarcire la famiglia, lasciando aperta una ferita di cui tutti sembrano disinteressarsi». Pisani ricorda che «sono evidenti le responsabilità, anche del Comune di Napoli, che avrebbe potuto scongiurare questa tragedia semplicemente transennando il marciapiedi sottostante, come era stato richiesto ufficialmente e come era doveroso in considerazione dei numerosi distacchi che in quei mesi avevano preceduto quello che colpì Salvatore. Nonostante le condanne ottenute in sede penale, ora la famiglia dovrà affrontare anche un lungo processo civile. È davvero incredibile che nessuno si assuma le responsabilità di questa gravissima vicenda».

C’è poco altro da aggiungere, davanti al dolore di chi ha perso un figlio. Ma forse un’altra cosa va detta: puntualmente, ad ogni occasione, ad ogni tragedia simile a quella del povero Salvatore, si assiste alla levata di scudi di chi assicura maggiore prevenzione, all’insegna del “che non accada mai più”. E invece, purtroppo, a Napoli simili disastri continuano ad avvenire. Alberi che crollano, pali della luce friabili che si abbattono come cartapesta, per non parlare dell’altra tragedia in via Duomo, dove un commerciante - Rosario Padolino - venne investito dal crollo di un cornicione, perdendo la vita. Quante altre tragedia devono ancora arrivare?
 

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