È arrivata in pronto soccorso, al Santobono, per il forte mal di testa e il vomito la sera di domenica 22 ottobre. Qui è stata trattata con un farmaco antinfiammatorio. Poi dopo alcune ore in osservazione dimessa alla luce del miglioramento della sintomatologia. Ma a distanza di 24 ore è di nuovo giunta in ospedale, questa volta con un’autoambulanza del 118 in preda ad uno stato soporoso e la ripresa del vomito. I sanitari le hanno fatto una Tac e alla luce di problemi respiratori, ricoverata in Rianimazione. Una risonanza magnetica ha quindi evidenziato un edema cerebrale diffuso, per cui, un’ora dopo, la piccola, 11 anni, è stata sottoposta ad un intervento neurochirurgico volto alla decompressione cerebrale. Nonostante le cure mediche e chirurgiche tuttavia le condizioni cliniche della piccola sono andate peggiorando fino al decesso sopraggiunto il 26 ottobre alle 15. Cos’è accaduto alla piccola Lucia S. di 11 anni nessuno sa dirlo.
I medici del Santobono hanno richiesto un riscontro autoptico ma su denuncia dei genitori è intervenuto il sequestro della documentazione clinica e della salma. Quel che è certo è che tutte le cure sono fallite. Sulle cause della morte per ora si possono solo formulare ipotesi. Le condizioni cliniche sono degenerate nel giro di due giorni. Deceduta, ma non si sa per quale motivo, giorni vissuti in apnea sia dalla famiglia che dalla equipe medica: in poche ore si è passati da una ipotesi di influenza a un problema respiratorio a un edema cerebrale. I sanitari che l’hanno avuta in cura non si sbilanciano ma le voci dell’ospedale pediatrico parlano di meningite fulminante da mettere in relazione con la strana epidemia di mastoiditi (infezioni di un osso del cranio adiacente l’orecchio) che si registra da alcuni mesi a Napoli. Ipotesi, solo ipotesi, che hanno spinto i genitori della piccola a sporgere denuncia in attesa dell’autopsia.
Agli atti, anche la registrazione di alcune conversazioni con i medici. Vicenda che va raccontata da una premessa: sin dai primi contatti tra la famiglia della bambina e il Santobono, medici e operatori sanitari hanno rispettato i protocolli e le procedure del caso, mostrandosi impegnati ad affrontare - con la massima dedizione e professionalità - l’evolversi del caso. Qualunque sia la causa della morte la piccola poteva essere salvata? A ricostruire gli ultimi giorni di vita della piccola, è il penalista napoletano Carlo Ercolino che per conto dei familiari chiede verifiche investigative.
Questa volta in ospedale viene praticata una tac: alle sei del mattino il medico di turno accenna a «un problema polmonare»; intorno alle 14 dello stesso giorno, dopo una risonanza magnetica, l’attenzione si sposta al cervello, all’interessamento di un osso del cranio che avrebbe ingenerato un problema. Momenti drammatici in un nucleo familiare costretto ad assistere alla degenerazione del quadro clinico. A leggere la denuncia tutti i medici che si confrontano con il caso non possono che prendere atto dell’aggravamento delle condizioni. Si parla di ingrossamento del cervello (edema cerebrale onda), di rianimazione in condizioni disperate, di danni irreversibili, di situazione disperata. Martedì 24 si chiarisce che non c’è una diagnosi precisa - al netto degli sforzi di salvarla - che la piccola era stata vittima di un’infezione non meglio precisata; oppure di una trombosi. Quadro quest’ultimo compatibile con gli esiti di una sepsi. Ore drammatiche: il 26 il decesso della piccola. Inchiesta in corso, sequestro delle cartelle cliniche e autopsia. I genitori di Lucia, i coniugi Aniello S. e Sonia S. chiedono di capire cosa sia accaduto alla loro bambina.