«Se vai a ballare ti uccido», 19enne salvata dal “mobile angel”

In cella il nipote di un ex boss dei Quartieri Spagnoli

L'orologio anti violenza
L'orologio anti violenza
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 16 Dicembre 2023, 22:56 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 07:30
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Ha solo 19 anni, la stessa età di Filippo Turetta, il ragazzo che in Veneto massacrò Giulia Cecchettin in nome di un amore scambiato per possesso. Ed è il nipote di un boss di camorra a sua volta ucciso in un agguato ai Quartieri Spagnoli: si chiama Roberto Antini, e da ieri è in una cella del carcere di Poggioreale grazie a un’indagine dei carabinieri della compagnia Napoli Centro che ha portato alla luce l’ennesimo caso di minacce e persecuzioni ai danni di una donna. E quando sulla propria strada si incrocia una persona come Antini, per la controparte la vita può diventare un inferno. La gelosia ha continuato ad accecare questo 19enne anche quando il rapporto con la sua fidanzata era finito. 

Anzi, quel rapporto ormai deragliato aveva ulteriormente incattivito il giovane, spingendolo a moltiplicare minacce e avvertimenti.

A quel punto la ragazza non ha esitato, andando a denunciare tutto ai militari della “Pastrengo”. Una scelta illuminata: i carabinieri le hanno messo al polso il “mobile angel”, l’orologio collegato alla centrale operativa, che la vittima ha azionato più volte per segnalare che lo stalker tornava alla carica. La massiccia raccolta delle prove a carico del 19enne hanno indotto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Lucia De Micco, ad accogliere la richiesta dei pubblici ministeri coordinati dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone e a emettere la misura cautelare in carcere con l’accusa di atti persecutori aggravati.

Per cogliere appieno il carattere e la natura aggressiva dell’arrestato bisogna ripercorrere le ultime settimane durante le quali Roberto Antini ha postato addirittura su Instagram messaggi assurdi nei confronti della sua ex. Post Inequivocabile il tenore dei post pubblicati in rete: «Chi va a ballare e incontra la mia ex... sequestratela, vi do 500 euro...», si legge; o ancora: «a chi solo la guarda siate pronti a una pioggia di proiettili». Si sentiva padrone assoluto della vita di chi lo aveva lasciato. 

«Antini - scrive il gip - pretendeva di controllare il comportamento della ex, seguendola e presentandosi sotto casa o sul luogo di lavoro, vietandole di frequentare le sue amicizie e di uscire anche solo con i suoi genitori; vietandole di vestirsi in modi per lui troppo vistosi, controllando il suo cellulare e ad eliminare tutti i contatti di sesso maschile dalla rubrica e dai profili social». Non è ancora tutto: l’arrestato ha ripetutamente ingiuriato la vittima, minacciando fisicamente lei e i suoi familiari: «Se Scendi ti uccido, uccido te e tuo padre. Tu devi stare solo con me, perché altrimenti sparo tutti quanti». 

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Altro che amore. Intriso d’odio, portatore di una cultura prevaricatrice tipica di certi ambienti camorristici, Roberto Antini si diceva pronto a tutto, arrivando a giurare sulla tomba del defunto nonno materno Antonio Ranieri - detto “Polifemo” - vendetta per i comportamenti della ex, che non esitava a definire “prostituta” per i fantasmi che gli agitavano la mente.

Lo dimostra un ennesimo messaggio inviato su Instagram dopo il rifiuto della ragazza di andare a ballare con lui. «Se ti trovo fuori al Duel (un locale di via Scarfoglio, ndr) io arrivo là e inizio a sparare. Per questo vedi di tornare a casa per mezzanotte, altrimenti ti picchio».

L’accusa di atti persecutori aggravati si aggiunge a quelle di rapina e lesioni aggravate notificategli nei giorni scorsi, sempre dai carabinieri per avere spaccato una bottiglia in testa a un negoziante che poco prima aveva rapinato. Le minacce di morte ormai non si contavano più: la ragazza per cinque volte è stata costretta a chiedere aiuto ai carabinieri con l’orologio antiviolenza. Minacce, peraltro, che non hanno riguardato solo lei, ma tutta la sua famiglia e pure un ex fidanzato con il quale la ragazza non aveva più nulla a che fare da tempo. Un’ossessione nera. Mesi dì inferno, quelli vissuti dalla vittima e dai suoi cari: la giovane aveva paura che venisse ucciso il padre oppure che venisse incendiata la casa e cercava di andare a dormire dalla sue amiche. Per un periodo ha addirittura deciso di non presentarsi a lavorare. Usciva di casa raramente e solo in compagnia di qualche parente. Le minacce si sono poi intensificate soprattutto lo scorso novembre, dopo la denuncia, che la ragazza è stata costretta a integrare: «Vai a ritirate le denunce... prendo tutta la benzina e vi incendio casa... ma se arriva il 31 dicembre io, sull’anima del nonno, non restare a casa perchè questa casa non la tieni più...»

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