Napoli, via Marina piena di rifiuti; la proposta: «Impieghiamo i disoccupati per contrastare il degrado»

L'Associazione No Comment: «basta una passeggiata per rendersi conto del degrado che umilia gran parte del patrimonio architettonico e storico»

Un tratto di via Marina in stato di abbandono
Un tratto di via Marina in stato di abbandono
di Antonio Folle
Sabato 2 Marzo 2024, 18:07 - Ultimo agg. 3 Marzo, 10:40
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I milioni di euro impiegati per il restyling di via Marina dovevano servire a consegnare alla città una strada finalmente scorrevole dal punto di vista del traffico veicolare e ridare lustro all'enorme carico di storia che caratterizza l'importante arteria viaria.

Almeno fino ad oggi nessuno dei due propositi si è realizzato. Nonostante la sostituzione dei cubetti di porfido con il più economico - e in teoria veloce - asfalto, infatti, per lunghi tratti della giornata via Marina è letteralmente intransitabile a causa del traffico caotico che la paralizza.

Se per il nodo-traffico si può trovare l'attenuante legata all'enorme numero di veicoli presenti in città e all'importantissima rilevanza di via Marina come strada di collegamento, per il degrado umano, ambientale e sociale che oggi fa da sfondo alla strada nata, almeno nella sua forma attuale, alla fine del secondo dopoguerra non ci sono scusanti.

 

Un «viaggio» nel degrado di via Marina

Nel lunghissimo viaggio che parte dai giardinetti del Molosiglio e che arriva quasi ai confini con il quartiere di San Giovanni a Teduccio non solo si può ripercorrere un importante pezzo della storia di Napoli, ma si può toccare con mano quello che è a tutti gli effetti un abbandono totale che si traduce in degrado e in situazioni a dir poco imbarazzanti.

All'interno dei giardini del Molosiglio la fontana dei Papiri, costruita alla fine degli anni '30 del secolo scorso, contende alla fontana dell'Esedra - all'interno della Mostra d'Oltremare - il primato di fontana più grande della città.

Eppure nonostante la sua bellezza e la sua rilevanza oggi quella storica fontana non solo è completamente a secco, ma viene quotidianamente utilizzata come "area cani" dove liberare gli animali e lasciarli liberi di correre, oltre che ricoprire la vasca di feci e urine. 

Il viaggio verso la zona orientale della città continua fino ad arrivare alle famose - o ormai famigerate - Torri Aragonesi, finite più volte al centro delle cronache cittadine per le condizioni di triste degrado che le deturpano. I fossati delle torri, nonostante l'installazione di alcune reti di "contenimento" sono stati quasi del tutto riempiti da rifiuti abbandonati dai numerosissimi clochard che in alcuni periodi dell'anno in questa zona formano dei veri e propri accampamenti. Una situazione più volte denunciata ma mai veramente affrontata dalle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni che, al massimo, si sono limitate allo sgombero dei senzatetto e a qualche costoso intervento di rimozione delle tonnellate di rifiuti che si accumulano anno dopo anno.

A poca distanza dalle Torri Aragonesi ci si trova di fronte alla splendida chiesa di Portosalvo, un pezzo di storia risalente al '500 e miracolosamente scampato alle distruzioni della seconda guerra mondiale ed alla politica napoletana degli anni '50 e '60 del '900, quella mirabilmente raccontata nel film di Francesco Rosi Le Mani sulla Città e che avrebbe portato alla parte antica della città eredità - o sarebbe meglio dire fardelli - come il palazzo Ottieri che oggi sfregia piazza Mercato.

Nelle immediate vicinanze della chiesa c'è la bellissima fontana della Maruzza, più volte restaurata negli anni e che oggi, oltre ad essere a secco, è tornata ad essere un luogo dove sversare monnezza. «Nonostante i restauri della chiesa di Portosalvo - ha commentato Antonio Pariante del comitato civico Portosalvo - la situazione dell'area monumentale intorno continua a restare pessima. Ci troviamo di fronte ad una assoluta negligenza da parte di Abc, del Comune di Napoli e della II Municipalità. A questo punto non sarebbe illogico pensare a rescindere il contratto per la manutenzione delle fontane storiche siglato con Abc, dal momento che, come per la fontana della Maruzza, ci troviamo di fronte ad un ingiustificabile degrado».

E il viaggio nel degrado della strada che costeggia il mare di Napoli arriva proprio nei pressi di piazza Mercato, una piazza che per secoli ha rappresentato il crocevia dei più importanti avvenimenti che hanno coinvolto la città. Qui, dove un giovanissimo e fiero Corradino di Svevia chinava il capo davanti alla mannaia del boia o dove un infervorato Masaniello arringava la folla contro le ingiustizie del vicerè di Spagna, a farla da padrone non sono i turisti e i napoletani desiderosi di immergersi nella storia della città. A spadroneggiare in questo sfortunato angolo di Napoli sono i vandali a bordo di scooter e i writers improvvisati che sfogano la loro «arte» sulle fontane-obelischi costruite nel '700 da Francesco Sicuro per volontà dei re della dinastia Borbone. Le statue, anch'esse restaurate più volte, continuano ad essere sfregiate di continuo con la famigerata vernice spray o con i pennarelli indelebili usati per «truccare» le sfingi o per scrivere frasi oscene sui basamenti di marmo.

Una situazione, quella del waterfront napoletano, a dir poco desolante che è figlia di una visione politica che negli anni ha caratterizzato la città, concentrata più sullo sviluppo del turismo di massa nel centro antico che sulla salvaguardia della storia di Napoli nel suo complesso. Per tentare quantomeno di porre un argine al degrado che impera su quest'area della città la proposta dell'associazione «No Comment» è di ricorrere al lavoro dei disoccupati e dei percettori del reddito di cittadinanza. Una proposta rivolta in via ufficiale al Comune di Napoli con una pec inviata nelle scorse ore al sindaco Manfredi ed agli assessori Armato e Lieto, rispettivamente assessore al Turismo e alle attività Produttive e assessore all'Urbanistica e vicesindaco. 

«Basta un “test passeggiata” di 40 minuti su via Marina - si legge nella nota inviata da Antonio Alfano dell'associazione No Comment - partendo dai resti del castello del Carmine, edificato nel 1382 da Carlo III di Durazzo, per rendersi conto del degrado che umilia gran parte del patrimonio architettonico storico «on the road» di Napoli». 

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«Ritornando su via Marina si «incrociano» la fontana della Maruzza del 1600 e l’obelisco della piazza di Portosalvo del 1799, entrambi ridotti a discariche. Giunti sul fianco del Maschio Angioino, allocate sotto gli spalti, si notano le aiuole spoglie soffocare dai rifiuti e la presenza di un accampamento di senzatetto mentre, a pochi passi, le storiche fontane di acqua ferrata in via Riccardo Filangieri, a secco dal 2003, sono oramai contenitori per carta e lattine vuote. Il test termina tra i viali del Molosiglio, tenuti puliti e decorosi da una cooperativa, sforzo che purtroppo non basta per mitigare l’umiliazione subita dalla fontana dei papiri, all’asciutto da anni, ridotta a spazio giochi per cani e rifugio per clochard. Per ovviare a questa situazione di degrado - continua Alfano - si potrebbe pensare a impiegare i giovani disoccupati, magari della zona. Non necessariamente assumendoli in via diretta, ma magari premiando la loro collaborazione con buoni spesa». 

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