Omicidio a Napoli, ucciso boss del clan Iadonisi: è la faida di Fuorigrotta con il clan Troncone

Omicidio a Napoli, ucciso boss del clan Iadonisi: è la faida di Fuorigrotta con il clan Troncone
di Luigi Sabino
Sabato 1 Gennaio 2022, 17:13 - Ultimo agg. 2 Gennaio, 09:06
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La morte di Salvatore Capone sarebbe la risposta dei Troncone all’omicidio di Andrea Merolla e, soprattutto, al tentato assassinio del boss Vitale Troncone. È questa, al momento, la pista su cui si stanno concentrando gli sforzi degli investigatori per fare luce sul primo delitto di camorra del 2022. Secondo una prima ricostruzione l’agguato sarebbe avvenuto intorno alle tre del mattino in via Leopardi dove la vittima è stata affrontata dai killer che gli hanno esploso contro diversi colpi di pistola, non lasciandogli scampo. Pochi minuti dopo e sul posto sono arrivati i poliziotti del commissariato San Paolo che hanno recuperato tre bossoli verosimilmente espulsi da un’arma semiautomatica.

Capone, che annoverava diversi precedenti penali, tra cui associazione mafiosa, era finito nei radar degli investigatori già all’indomani dell’agguato mortale a Merolla. Fedelissimo della famiglia Iadonisi del rione Lauro, al punto da farsi tatuare il nome del clan sul braccio sinistro, nel 2018 fu arrestato perché trovato in possesso di una pistola pronta a sparare. L’episodio avvenne nei pressi del commissariato San Paolo, dove il boss Cosmo Iadonisi, all’epoca sottoposto all’obbligo di firma, fu notato mentre veniva scortato da due persone, una delle quali era appunto Capone.

L’uomo, accortosi di essere stato notato dai poliziotti, provò a darsi alla fuga ma fu bloccato da uno degli agenti. Poco distante anche una pistola prodotta nella ex Jugoslavia che Capone aveva gettato via durante il breve inseguimento. 

Finito in galera, era però uscito dopo soltanto qualche mese rientrando a pieno titolo nelle fila della cosca. La sua vicinanza ai vertici del rione Lauro lo avrebbe reso inevitabilmente un protagonista dello scontro esploso lo scorso ottobre con i Troncone, scontro la cui scintilla sarebbe stato un violento pestaggio a danno di due personaggi della mala di Fuorigrotta, verosimilmente, anche loro vicini agli Iadonisi. Da quell’aggressione sarebbe, quindi, nato l’omicidio di Andrea Merolla, nipote di Vitale Troncone ammazzato in via Duilio nel novembre scorso. Merolla, come si è scoperto in seguito, sarebbe stato, infatti, uno dei responsabili del pestaggio.

 

La sua morte, quindi, ha rappresentato una vera e propria dichiarazione di guerra al clan Troncone cui è seguito il clamoroso tentativo di omicidio ai danni dello stesso Vitale Troncone. Il boss, infatti, lo scorso 23 dicembre si trovava nei pressi del suo bar di via Caio Duilio, quando, incurante della presenza di numerosi passanti, un commando ha aperto il fuoco ferendolo gravemente agli arti inferiori e al volto. Chiara l’intenzione di sbarazzarsi del ras nemico ma solo il caso ha impedito che i killer portassero a termine la loro missione di morte.

Così come accaduto per Merolla anche nell’agguato ai danni ai danni di Troncone, le notizie raccolte dagli investigatori, avrebbero rivelato che l’azione di fuoco era stata decisa nel rione Lauro. Non solo. Un ruolo di primo piano nel fallito omicidio l’avrebbe ricoperto anche tale Sasy che gli investigatori avrebbero indentificato con Capone. 

Un quadro che, sebbene necessiti ancora dei riscontri del caso, appare chiaro. Fuorigrotta è ripiombata nell’incubo della faida di camorra. I Troncone, che negli ultimi tempi si erano ritagliati un ruolo importante nello scacchiere criminale dell’area, sarebbero, ora, sotto l’assedio delle cosche rivali. Gli Iadonisi, ma anche su questo punto sono in corso indagini, avrebbero, infatti, stretto alleanza con la potente organizzazione dei Sorianiello di via Catone e, insieme, avrebbero deciso di regolare una volta per tutte i conti con Vitale Troncone e il suo sodalizio.

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