Omicidio Vassallo, le rivelazioni dell'ex boss Imperiale: «La pista della cocaina»

Due ex carabinieri napoletani sotto accusa per il delitto di Acciaroli

L'ex boss Raffaele Imperiale a Dubai
L'ex boss Raffaele Imperiale a Dubai
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Domenica 24 Dicembre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 25 Dicembre, 17:38
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Ha parlato di un pusher, indicandolo come «quello che aveva un carabiniere a libro paga». E tanto è bastato per diventare oggetto di interesse investigativo per chi da anni sta lavorando alla risoluzione di uno dei gialli italiani: parliamo del pentito Raffaele Imperiale, ex boss del narcotraffico, che sarà interrogato dai pm che indagano sull'omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso a pochi metri della sua casa di Acciaroli la notte del cinque settembre del 2010. Ma cosa c'entra Imperiale? Che rapporto c'è tra l'uomo stanato a Dubai nell'estate di tre anni fa con l'omicidio del sindaco pescatore? E cosa ha spinto gli inquirenti della Dda di Napoli e i colleghi di Salerno a decidere un interrogatorio mirato sui fatti cilentani? C'è un passaggio legato a uno degli ultimi interrogatori di Imperiale, che ha allertato gli inquirenti, come emerge dalla memoria depositata in questi giorni dal pm Maurizio De Marco, nel corso del processo che si sta svolgendo dinanzi al gup del Tribunale di Napoli. In sintesi, Imperiale svela il ruolo dei suoi ex uomini di fiducia e accenna anche a un soggetto finito al centro dell'inchiesta che si sta svolgendo a Salerno sui possibili retroscena del delitto di Acciaroli. Sentiamo il suo verbale: «Bruno Carbone (ex braccio destro di Imperiale, anch'essi pentito) aveva rapporti con un soggetto di Casoria chiamato marziano, che comprava 80-100 chilogrammi al mese da noi e che è stato arrestato perché aveva a libro paga un carabiniere». Un ricordo nitido, che fa riferimento a Pasquale Fucito (conosciuto come «il marziano», attivo a Caivano e non a Casoria, ndr), a sua volta finito da qualche anno nelle trame delle indagini salernitane sull'assassinio del sindaco. Un passaggio, quello di Imperiale, che è zeppo di omissis, a conferma della esigenza di blindare le sue dichiarazioni su un tema ancora coperto da esigenze investigative. Fatto sta che il racconto di Imperiale rischia di diventare decisivo nell'inchiesta che vede due ex carabinieri napoletani sotto accusa proprio per il delitto di Acciaroli (un terzo carabiniere indagato non ha lavorato a Napoli, ndr). Parliamo del maresciallo Lazzaro Cioffi e dell'ufficiale Fabio Cagnazzo, entrambi in attesa delle conclusioni investigative, a distanza di un anno e mezzo dalle perquisizioni messe a segno dai militari del Ros, su ordine della Procura di Salerno del procuratore Giuseppe Borrelli. Difesi dai penalisti Ilaria Criscuolo e Saverio Campana, Cioffi e Cagnazzo hanno mostrato sin dal primo momento piena collaborazione nei confronti dei colleghi, dicendosi comunque pronti a dimostrare la propria estraneità rispetto alle accuse di concorso nell'omicidio Vassallo. Ora si attende l'esito dell'interrogatorio di Imperiale.

Ma torniamo alla relazione depositata pochi giorni fa in aula dal pm De Marco, nel corso delle indagini condotte assieme ai colleghi Giuliano Caputo, Lucio Giugliano e Vincenza Marra. Per giorni Imperiale ha ricostruito la sua carriera di broker della droga. Ha parlato dei cambisti (che fanno affari sui traffici di stupefacenti, ma anche di armi, oro e gioielli), ha svelato il ruolo dei suoi collaboratori e ha tracciato le coordinate di un giro di affari gestito da Amsterdam (fino al 2010) e da Dubai (almeno fino al 2020) costruito su più livelli: contatti con i calabresi (per il controllo del porto di Gioia Tauro, come scalo della droga), carichi di cocaina spostati finanche in Ucraina o in Australia. Fatto sta che agli atti spunta anche un manoscritto che basta da solo ad indicare il potere economico raggiunto da Imperiale: «Basta leggere una foto spedita da Imperiale al commercialista romano Corrado Genovese (nickname Mightwood), in cui vengono riepilogate le spese personali e di gestione di Imperiale nel primo trimestre del 2000, per un importo complessivo di 6.922.742,00. A leggere il riepilogo, si comprende che come spese personali Imperiale investiva fino a 3.275.275 (181mila euro per Toychieva, attuale moglie di Imperiale); 492mila per Davide Mirone Charles, cognato del boss; 487mila euro per Valentina, prima moglie di Imperiale; 155mila euro per Raffaele Mauriello (che nelle chat si fa chiamare Floky); 214mila euro di voli aerei in soli tre mesi (anche per la suocera e la sorella di Imperiale); 41mila euro di noleggio auto; 200mila euro di regali (destintari Abdul, al quale vanno 100mila euro; 100mila euro a tale Massimo Gigante); 3.300 euro di giardinaggio, per finire con la strana voce di 131mila euro per non meglio precisati «extra». Tra i nomi indicati a verbale, spicca il ruolo del commercialista romano Corrado Genovese, ritenuto dagli inquirenti la mente finanziaria del sistema Imperiale, grazie al suo ruolo di cambista: Genovese ha offerto i codici per convertire bitcoin in euro, garantendo oltre 1 milione e 700mila euro alla giustizia italiana.

Sua anche la gestione di «awala», un sistema di scambio di denaro mutuato dagli arabi (e dall'Isis) interamente fiduciario, in grado di spostare soldi con un semplice segnale concordato. 

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