Scampia, piazze di spaccio cedute in affitto dal clan: sette arresti

In carcere Ivan D'Amora, ex luogotenente del boss Salvatore Roselli oggi pentito

Blitz della polizia a Scampia
Blitz della polizia a Scampia
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 6 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 15:26
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Sono passati vent'anni dalla prima faida di Scampia, hanno subìto perdite in termini di vite umane e sequestri di capitali, sono stati falcidiati dai blitz e dalle inchieste della magistratura, ma - alla fine - comandano sempre loro: gli scissionisti del clan Amato-Pagano.

Se ancora ve ne fosse bisogno, le conferme arrivano dall'ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che grazie alle indagini della Polizia di Stato ha inferto un nuovo duro colpo ai signori della droga che gestivano la rete delle piazze di spaccio nella zona dei Sette Palazzi. Cinque persone finiscono in carcere, due ai domiciliari e per un'altra è stato disposto l'obbligo di dimora nel capoluogo campano. 

Le indagini della Squadra Mobile condotte tra il 2021 e il 2022 hanno consentito di fare luce sulle dinamiche adottate dal gruppo criminale per gestire la compravendita delle sostanze stupefacenti, dall'approvvigionamento alla commercializzazione al dettaglio, gestita dai capi piazza, che fruttavano ingenti profitti alla camorra.

In carcere sono finiti Ivan D'Amora, Roberto Forino, Antonio De Sio, Carmine D'Amora e Federico Pascale; ai domiciliari vanno Gennaro Campitelli e Pasquale Di Guida, mentre per Antonio De Crescenzo il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l'ordinanza ha disposto l'obbligo di dimora.

Definiti anche i ruoli degli indagati: Ivan D'Amora ricopriva un ruolo apicale, ed è considerato il luogotenente del boss Salvatore Roselli, oggi pentito; a Carmine D'Amora era delegato il compito di creare i canali necessari ai rifornimenti di cocaina ed eroina da stoccare poi nelle piazze di spaccio; Forino era uno dei pusher più esperti e attivi ai Sette Palazzi, mentre De Sio acquistava grosse quantità di droga, come pure Pascale.

I domiciliari (tre i provvedimenti emessi) sono stati notificati invece a Gennaro Campitelli e a Pasquale Di Guida (entrambi acquirenti in pianta stabile). Infine il giudice ha disposto l'obbligo di dimora a Napoli per Antonio De Crescenzo (anche lui uno degli acquirenti in pianta stabile).

Ma il numero degli indagati, per i quali il gip ha deciso di non assumere misure restrittive, è molto più alto: sono 16, complessivamente, i nomi delle persone iscritte nel registro dell'antimafia napoletana. Per tutti, i reati contestati a vario titolo sono l'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, anche aggravata dal metodo mafioso, e la detenzione a fini di spaccio di droga. 

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Il blitz della polizia è scattato all'alba di ieri: cinturata l'intera area dei Sette Palazzi, una delle roccaforti dello spaccio, anche difficile da penetrare per le forze dell'ordine proprio per la conformazione urbanistica ed edilizia che agevola l'occultamento di ingenti quantitativi di armi e droga, così come la fuga dei pusher in caso di improvvise picchiate di polizia e carabinieri. Una enclave di camorra - quella compresa negli spazi compresi tra via Tancredi Galimberti e via Antonio Labriola - che fu proprio nei giorni tragici delle più recenti faide di camorra anche teatro di esecuizoni e omicidi.

Ivan D'Amora e gli altri soggetti coinvolti nell'inchiesta avrebbero - secondo l'accusa - messo in piedi una vera holding dello smercio di sostanze stupefacenti capace di garantire al cartello degli Amato-Pagano introiti molto cospicui, e questo nonostante il fatto che Scampia, oggi, cerca di affrancarsi dal cancro camorristico e dai cliché che la riportano a Gomorra. E tra le molte cose che raccontano le pagine di quest'ultima ordinanza, c'è anche questa: gli Scissionisti sono ancora forti e attivi nei grandi traffici illeciti che coprono tutta l'area nord della città.

Ivan D'Amora gestiva in appalto per conto degli Amato-Pagano piazze di spaccio statiche e dinamiche: si occupava della contabilità, del taglio e della suddivisione della droga in dosi, tenendosi in contatto con i clienti e organizzando il cosiddetto spaccio dinamico (con consegne anche a domicilio), escamotage che limita notevolmente le contestazioni a coloro che si occupano della consegna. Roselli, oggi è collaboratore di giustizia, viene comunque indicato dagli inquirenti come il capo e promotore del gruppo criminale dei Sette Palazzi: era lui ad occuparsi del rifornimento della droga e della suddivisione agli affiliati dedicati allo spaccio statico. Era sempre lui, secondo gli investigatori, a gestire le consegne degli ordini giunti via telefono e soprattutto delle consegne ai cosiddetti clienti stabili i quali acquistavano stupefacente per rivenderlo. Di recente, Roselli, attraverso un manoscritto ha confessato omicidi, spiegato il funzionamento delle piazze di spaccio e fornito nomi e informazioni anche su alcuni delitti irrisolti. 

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