Scuola, falsifica la graduatoria: assunta la figlia

Scuola, falsifica la graduatoria: assunta la figlia
di Viviana Lanza
Venerdì 17 Luglio 2015, 10:49 - Ultimo agg. 12:41
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NAPOLI - Una figlia in attesa di lavoro, un padre che si rivolge a qualche conoscente e prova ad abbreviare i tempi di attesa. Il padre che ha un ruolo di funzionario all’interno di un ufficio scolastico della Campania, la figlia che riesce a scalare la graduatoria e ottenere un contratto da insegnante della scuola primaria.



Parte da qui l’inchiesta della Procura di Napoli. I pm del pool Reati contro la pubblica amministrazione, coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, procedono per il reato di truffa aggravata, accusa per la quale sono state firmate due misure cautelari del divieto di dimora nei confronti di M. G., funzionario dell’Ufficio comunicazione e relazioni sindacali dell’ufficio scolastico per la Campania, e di sua figlia. Il provvedimento è stato notificato ieri dai militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza. Disposto il sequestro, in via cautelare, di disponibilità finanziarie e immobiliari degli indagati per oltre 100mila euro.



Questa l’ipotesi d’accusa: il funzionario pubblico si sarebbe attivato, ponendo in essere quella che gli inquirenti definiscono «una complessa attività fraudolenta» allo scopo di ottenere - «in assenza dei presupposti di legge» è uno degli incisi che sono alla base del teorema accusatorio - l’immissione nel ruolo docente della scuola primaria della figlia, la quale avrebbe conseguito - «illecitamente» si contesta - un rapporto di pubblico impiego a tempo indeterminato con il ministero dell’Istruzione.



Ma in che modo? Attivando quali meccanismi? Secondo gli inquirenti sarebbero state presentate false attestazioni sul possesso dei titoli relativi ai cosiddetti servizi di insegnamento rendendo così possibile all’indagata, figlia del funzionario pubblico, di vedersi indebitamente assegnato il punteggio che le ha consentito di ottenere la collocazione nella graduatoria permanente e quindi l’immissione in ruolo. E tutto «in pregiudizio degli aspiranti che ne avevano diritto e che venivano esclusi perché ingiustamente preceduti in graduatoria dalla predetta indagata» sottolinea in una nota il procuratore Giovanni Colangelo.



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