Spari nella notte di Capodanno a Napoli: pistole e fucili da caccia razziati con i furti nelle abitazioni

Un mercato clandestino da centinaia di migliaia di euro l'anno

La pistola, sequestrata dai carabinieri di Napoli, con la quale è stata uccisa Concetta Russo
La pistola, sequestrata dai carabinieri di Napoli, con la quale è stata uccisa Concetta Russo
di Luigi Sabino
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 10:30
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Napoli e la sua provincia invase dalle armi clandestine. È un dato allarmante quello emerso dai consuntivi sui sequestri eseguiti dalle forze dell'ordine nell'ultimo anno. Secondo un'analisi cauta e che si limita alle sole armi da fuoco, sia comuni sia da guerra, sono oltre trecento quelle sequestrate dagli investigatori nel corso dei dodici mesi del 2023. Sono numeri inquietanti e che alla luce della tragica morte di Concetta Russo, ammazzata da un proiettile esploso dalla pistola illegalmente detenuta dal nipote, hanno riacceso i riflettori su fenomeni spesso sottovalutati ossia la circolazione di armi di provenienza illegale e, soprattutto, la facilità con cui è possibile reperirle sul mercato clandestino. 

Le attività di carabinieri, polizia e Guardia di Finanza hanno dimostrato che sono due i principali canali di rifornimento di questo particolare traffico in grado di soddisfare non solo le richieste della criminalità organizzata ma anche di chi, come nel caso dell'assassino di Afragola, abbia voglia solo di possedere una pistola pur non avendone i requisiti. Il primo canale, forse il principale, è quello alimentato dai furti in abitazione o dalle rapine ai danni di vigilantes e guardie giurate. È da qui che proviene la semiautomatica che ha ucciso dinanzi agli occhi dei suoi figli Concetta Russo.

La pistola, recuperata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, è risultata, infatti, di un furto avvenuto in provincia di Varese poche settimane fa. Come l'assassino l'abbia recuperata è materia d'indagine ma quello che è certo è che l'arma ha percorso centinaia di chilometri per, poi, finire in un'abitazione di Afragola dove ha ucciso una cinquantacinquenne. Non è l'unica. In molti dei sequestri eseguiti dalle forze dell'ordine, gli esami eseguiti sulle matricole delle armi, quando non sono state punzonate, hanno permesso di scoprire che queste erano state rubate settimane, se non mesi prima, all'interno di appartamenti oppure che erano state sottratte con la forza a chi le deteneva legalmente per motivi di lavoro. Colpi messi a segno, è bene precisarlo, su tutto il territorio nazionale. Le armi, quindi, sarebbero finite nelle mani di ricettatori di Napoli e della sua provincia che, poi, al giusto prezzo se avrebbero immesse sul mercato.

Un settore questo che è bene analizzare con attenzione per comprendere quali sono le sue figure chiave. Alla base, ovviamente, ci sono i topi d'appartamento, italiani e non, che, oltre a razziare denaro, gioielli e altri beni di valore, quando riescono a mettere le mani su armi da fuoco non si fanno scrupoli nel portarle via. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di pistole, in particolar modo semiautomatiche di piccolo calibro, e fucili da caccia che, quando non restano nelle mani dei razziatori, finiscono in quelle dei ricettatori. Questi ultimi, servendosi anche di specialisti in grado di limare matricole o, nel caso dei fucili, a tagliarne le canne, le mettono sul mercato nero, a disposizione del miglior offerente. Il prezzo può variare. Da qualche centinaio di euro, per le pistole di piccolo calibro, ad oltre mille, per le semiautomatiche o per i revolver. A comprarle sono, praticamente, tutti. Da giovanissimi rapinatori ai ras emergenti della camorra, passando per chi, come nel caso del killer di Afragola, abbia semplicemente voglia, come da lui stesso dichiarato in sede di interrogatorio, di «voler festeggiare Capodanno sparando qualche colpo». Un mercato da centinaia di migliaia di euro l'anno se ci si limita alle sole armi da fuoco cosiddette comuni.

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I numeri, purtroppo, sono destinati a crescere se si prende in considerazione anche la compravendita di armi da guerra, come i micidiali kalashnikov tanto amati dalle organizzazioni camorristiche. Mitragliette, fucili d'assalto e pistole in dotazione a forze militari sono da sempre presenti negli arsenali dei clan. Il rifornimento, per la camorra, è assicurato non solo dai normali ricettatori ma, soprattutto, dal secondo canale del mercato nero, quello dei trafficanti. Sono questi ultimi, in grado di acquistare la merce all'estero ad armare la mano dei killer del sistema. Un esempio è quanto raccontato, alcuni anni fa, da alcuni collaboratori di giustizia dell'area vesuviana che riferirono dell'esistenza di un trafficante in grado di fornire finanche lanciarazzi e che aveva, a disposizione dei clienti, un catalogo su cui erano illustrati prodotti e prezzi di vendita. Nel caso delle armi da guerra va detto che il mercato è meno aperto e che, anzi, per la stessa natura del business è accessibile solo, usando un eufemismo, agli addetti ai lavori. Come le armi arrivino in Italia dai paesi del Nord ed Est Europa è presto detto. I carichi usano le stesse rotte utilizzate per il traffico di stupefacenti e sono nascosti, anche loro, tra merci di tutt'altra natura. Il trasporto, invece, avviene quasi sempre su ruota, dai tir ai piccoli van che quotidianamente collegano piazza Garibaldi a molti paesi dell'est. 

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