Napoli, Imago Dei al Maschio Angioino: ecco i dipinti che si trasformano

La tecnica pittorica si chiama “Temporama Alchemico”

Filippelli tra le sue opere
Filippelli tra le sue opere
di Vincenzo Cimmino
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 21:17 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 16:08
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Torna la mostra Imago Dei di Francesco Filippelli. Dopo il grande successo che ha ricevuto in itinere, stavolta tutti e sette i dipinti in trasformazione verranno esposti in Castel Nuovo, nel Maschio Angioino. La mostra, a cura di Barbara Melcarne, aprirà il 17 febbraio nella Sala dell’Armeria. L’accesso è compreso nel biglietto d’ingresso del Castello.

La scorsa edizione della mostra ha visto la sua inaugurazione nella Chiesa di Santa Maria Stella Maris e San Biagio ai Caciolli il 7 dicembre passato. Nella chiesa sita in piazzetta del Grande Archivio era stato esposto “Miracolo Artificiale”. Gli altri dipinti avevano trovato casa in altri sei luoghi storici e caratteristici di Napoli.

La grande particolarità dell’opera di Filippelli sta nel fatto che i suoi dipinti possono trasformarsi ciclicamente.

Una pittura nuova, una grande innovazione che consente al soggetto del dipinto di cambiare espressione, età e identità davanti agli occhi di chi lo osserva. La scienza che si unisce all’arte.

La tecnica pittorica con la quale sono state composte le opere si chiama “Temporama Alchemico” ed è invenzione del Filippelli, il quale ne ha depositato il brevetto nel 2021. Attraverso un processo che prevede la sovrapposizione di sottili velature di colori classici chimicamente stabili e di colori realizzati con del pigmento reattivo, l’autore riesce a comporre dipinti su tela che si trasformano senza l’ausilio di strumenti digitali.

«Imago Dei prova a rispondere alla domanda “qual è il volto di Dio?”. – dichiara Francesco Filippelli, autore dei dipinti in esposizione – L’intento dell’esposizione è quello di introdurre l’osservatore ad un viaggio, nel tempo e nello spazio, che mostra come l’archetipo di Dio si sia realizzato in immagine nel corso della storia, dall’antichità fino ai nostri giorni. Questa breve storia dell’immagine di Dio inizia con l’origine della vita senziente, simboleggiata dal soffio vitale. In questo caso il soffio parte da Eolo, dio del vento. La morte di Medusa simboleggia l’inizio di una nuova era: quella cristiana. I tre protagonisti della Passione di Cristo simboleggiano forza attiva, forza passiva e forza riconciliante. Con gli ultimi due dipinti passiamo all’età moderna, in cui non è Dio a diventare uomo ma è l’uomo a diventare Dio. Il processo di divinizzazione dell’uomo porta catastroficamente al suo martirio, autoinflitto, ma porta anche alla morte di Dio, intesa come negazione di ogni forma di spiritualità. La risposta all’assolutismo materialista risiede infine nell’ultimo dipinto, unione degli opposti come caratteri distintivi di una stessa materia». 

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Ad aprire la mostra sarà il dipinto “Eolo – il soffio della vita”, che simboleggia l’energia potenziale dell’universo. Ci sono poi “Medusa – istantanea”, sul concetto di morte, “Maria – miracolo artificiale”, che rappresenta l’umanità che si trasforma e “Giuda – un burattino”, dipinto incentrato sul concetto di incoscienza. Ci sono ancora “Maradona – ecce homo”, esempio di come una città possa arrivare a divinizzare un essere umano, “Hitler/Madre Teresa – standard”, una provocazione, e infine “Gesù – l’ultima tentazione”, l’assoluto.

L’esposizione, che segue gli orari della struttura comunale che la ospita, è visitabile dal lunedì al sabato dalle ore 8:30 alle ore 18:30. L’ultimo ingresso è alle ore 17. La mostra chiuderà il prossimo 16 marzo.

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