Michelangelo Pistoletto a Napoli per la prima volta dopo il rogo: «La nuova Venere degli Stracci pronta a Natale»

Il ritorno per il Premio La Ginestra a Torre del Greco

Michelangelo Pistoletto
Michelangelo Pistoletto
di Giovanni Chianelli
Giovedì 14 Settembre 2023, 11:33 - Ultimo agg. 15 Settembre, 06:58
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Torna sotto il Vesuvio Michelangelo Pistoletto, per la prima volta dopo l'incendio appiccato da un clochard che distrusse la sua «Venere degli stracci» in piazza Municipio, lo scorso 12 luglio. Torna per ricevere il Premio La Ginestra a Torre del Greco, un riconoscimento legato a Giacomo Leopardi: «Parole e categorie care a Leopardi, come infinito e bello, trovano nelle opere di Pistoletto una reinvenzione originale e feconda» si legge nella motivazione. Ieri a Villa delle Ginestre la consegna, con l'artista biellese, 90 anni, felice e grato alla giuria composta dai docenti universitari Matteo Lorito (rettore della Federico II), Arturo de Vivo, Matteo Palumbo, Fabiana Cacciapuoti, Paola Villani e Andrea Mazzucchi; presenti il sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella, e gli organizzatori dell'evento Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ville Vesuviane, e Ugo Oliviero, governatore del Rotary. Conduttrice Donatella Trotta.

Pistoletto è tornato sulla sua «Venere» e su quella che sta realizzando di nuovo: nei giorni seguenti l'incendio partì una raccolta fondi per costruirne un'altra, promossa dal Comune di Napoli e l'associazione L'Altra Napoli, che presto raggiunse i quasi 200.000 euro necessari al rifacimento dell'opera.

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Pistoletto lei fa collezione di riconoscimenti, oggi ne riceverà un altro alla basilica degli scavi di Pompei, per la sua ultima opera «La formula della creazione».
«Sono sempre grato per i premi, soprattutto questo, perché siamo a casa di un genio come Leopardi e perché il mio lavoro è straordinariamente connesso al suo spunto sull'infinito.

Si può dire che ciò che creo parte dall'infinito, come si vede in molte mie opere in cui ne traccio il simbolo: la mia ricerca va in ciò che di finito c'è nella materia che non finisce. E da Leopardi ho preso anche l'idea dell'al di là della siepe, la siepe come punto di congiunzione tra materiale e metafisico, ciò che definisco il mio percorso artistico e spirituale».

Ormai è di casa a Napoli, il rogo della Venere non le ha fatto cambiare idea.
«Ma certo, Napoli resta la mia meraviglia. Come potrei essere arrabbiato con un luogo simile? Solo felicità e voglia di riprendere a creare per i napoletani».

A proposito, come prosegue la costruzione della nuova «Venere»?
«Lentamente, non è un lavoro che si fa in pochi giorni. L'arte ha bisogno di un suo tempo e a volte, anche quando l'opera sembra o è la stessa, può richiedere periodi diversi».

Ancora non sa quando sarà pronta?
«Direi che per novembre dovrebbe essere finita. Sicuramente prima delle vacanze di Natale la vedremo compiuta».

E sarà ancora a piazza Municipio?
«Il progetto è quello, non cambia l'idea iniziale. Non ci si può far fermare da un incidente».

Non teme nuovi agguati?
«No, sono state prese misure diverse, verrà protetta con un sistema di sorveglianza più affidabile ma non invasivo: la Venere non può essere snaturata e un suo collegamento con la strada deve essere rispettato. Mi auguro solo che non ci saranno più problemi, che potremo vederla svettare a lungo al centro della città».

Sta seguendo la sorte del clochard che appiccò le fiamme?
«Sì, a volte su questo signore mi sento diviso. Da una parte mi auguro clemenza, date le sue condizioni e considerando che ha dato fuoco a un'opera d'arte, non a una persona. Poi però mi dico che forse la giustizia deve fare il suo corso e fortunatamente la parola non spetta a me ma ai magistrati: considerando la quantità di accendini che aveva si può pensare a un progetto più che a un gesto casuale. E forse chissà, non è l'unico responsabile».

A che cosa si riferisce?
«Mi sono chiesto se si è trattato di un raptus individuale o l'esito di una follia collettiva. Ma non ho prove per sostenerlo, solo una sensazione».

Oltre che alla «Venere» bis, a cosa sta lavorando?
«Continuo col mio progetto di salvare il mondo tramite l'arte... (ride, ndr). Ho appena salutato la conclusione della mia mostra a Milano dal titolo “Pace preventiva”, proseguo l'impegno di esportare gli strumenti dell'arte nella riflessione sociale. È la mia ambizione, sono sicuro che il consumismo abbia fatto il suo tempo, ora è quello della rigenerazione tramite il bello e l'utile. Ciò che ha creato il mondo dei consumi è una corsa a necessità inutili ed è quello che volevo suggerire con la Venere: far detonare la contrapposizione tra la memoria antica della bellezza e l'occupazione, che ci dilania, della civiltà dei consumi». 

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