Napoli, l’Anpi senza spazi: «Non sono una priorità che non fa dormire chi governa questa città»

La denuncia del presidente Ciro Raia

Il presidente Raia negli spazi prestati dalla CGIL
Il presidente Raia negli spazi prestati dalla CGIL
di Vincenzo Cimmino
Giovedì 1 Febbraio 2024, 23:41 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 19:54
5 Minuti di Lettura

L’ennesima occasione mancata per Napoli. Il riferimento è alla sede dell’ANPI che avrebbe dovuto vedere la luce nella Galleria Principe di Napoli, tra piazza Dante e il Mann. E l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che negli spazi avrebbe voluto dar vita anche al Museo delle Quattro Giornate, non ci sta più.

«Va avanti da molto tempo questa richiesta. – così inizia Ciro Raia, Presidente Provinciale Anpi Napoli – Per la verità noi una sede la tenevamo e l'abbiamo, almeno sulla carta. Era nella galleria Principe di Napoli. C'è stato bisogno di dismettere questi locali perché erano inagibili. Con la vecchia amministrazione, con De Magistris, fu fatta una delibera di affido di un locale all'interno della stessa galleria, lato via Pessina, che aveva però bisogno di lavori di ristrutturazione che l'Anpi non poteva supportare».

Già, perché la vicenda va avanti da anni. Troppi. Almeno dal 2013. Di amministrazioni e promesse se ne sono succedute tante. I luoghi individuati erano proprio nella centralissima Galleria Principe di Napoli. Ancora oggi, sul versante della struttura che “dialoga” col Mann, è possibile scorgere la targa, ingiallita e abbandonata, “A.N.P.I. – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia”.

Oggi l’Anpi ha ricevuto in prestito dei locali dalla CGIL in via Toledo.

«Dall’amministrazione attuale c'è stato più volte promesso l'interessamento al fine di avere una sede tutta nostra. – continua Raia – Non c’è speranza di avere la vecchia sede perché necessita di grandi lavori, di grande impegno. Siamo stati convocati dall’assessorato ai beni comunali l’ultima volta sul finire dell’anno scorso. Ad oggi siamo senza sede. Oramai da anni abbiamo la possibilità di riunirci e organizzare manifestazioni grazie all’ospitalità della CGIL. Avevamo avuto, da ultimo, un’apertura da parte dell’ex direttore del Mann, Giulierini, che ci aveva concesso due locali in comodato d’uso sempre nella galleria Principe per iniziare a raccogliere materiale per il Museo delle Quattro giornate».

Il Museo della Quattro Giornate. Era ancora in vita Antonio Amoretti, l’ultimo grande protagonista di quei fatidici giorni, e tutti erano sicuri. Il Museo avrebbe presto aperto le porte a Napoli. Un ricordo indelebile di quanto fatto dai napoletani contro nazisti e fascisti. Un omaggio al sangue versato di chi ha dato la vita per la libertà.

Chiacchiere. Amoretti non c’è più, l’amministrazione attuale gli ha dedicato uno spazio verde. Ma il sogno – suo e di ogni patriota – di avere un museo, quel museo, continua. Qualche settimana fa i maggiori giornali napoletani titolavano a caratteri cubitali con la notizia: “Napoli avrà il Museo delle Quattro giornate”. Non è stato così. Altra occasione sprecata.

«Nemmeno questo è stato possibile fare. – commenta Raia – C’è stato detto dalla vicesindaca Lieto che il dott. Giulierini non poteva dare quei locali perché anche lui li aveva ricevuti in comodato. Credo che tutta l’operazione sia diventata evanescente: i locali sono stati alienati».

Come se non bastasse c’è stato un altro dietrofront. Stavolta per le celebrazioni dello scorso 27 gennaio. Per il Giorno della Memoria. In tutta Italia l’Anpi, di concerto con le amministrazioni locali, ha organizzato eventi e manifestazioni. In tutt’Italia meno che a Napoli. C’è stato l’invito a presenziare a una commemorazione, più per abitudine che per vero interesse. Il Giorno della Memoria, anch’essa non ancora trovata.

«Per la Giornata della Memoria col Comune c’è stato solo l’invito a partecipare alla commemorazione sotto la targa di Luciana Pacifici, dove si depone una corona. – incalza Raia – Di una collaborazione cittadina sovra istituzionale non se ne parla proprio. Eppure, veniamo fuori dall’80° della Quattro giornate che ci ha visto molto impegnati e che ha acceso i riflettori sulla presenza dell’Anpi nella città di Napoli». 

In questo vortice nero, in questa grande dimenticanza, però, alcune istituzioni ricordano. Hanno memoria per chi ha fatto tanto per la città di Napoli. «Abbiamo avuto la collaborazione competente e professionale – prosegue Raia – del Mann, dell’Archivio di Stato, dell’Istituto di Studi Filosofici, Libera, Arci Movi e altre associazioni». 

Video

L’appello, quindi, è quello che viene portato avanti da anni. Dare alla città ciò di cui ha bisogno, quello che merita. Uno spazio che sia di memoria, che aiuti a ricordare e comprendere meglio il passato per capire il presente.

«Penso, e lo si sta dimostrando, l’Anpi e la sede dell’Anpi non sono una priorità che non fa dormire chi governa questa città. – conclude Raia – Stiamo vivendo momenti drammatici. Si parla da più parti di autonomia differenziata. Se non ci sarà una rivoluzione culturale sarà difficile modificare questa realtà. L’Anpi non può sostituirsi alle scuole, certo, ma può dare il suo contributo. Per la Storia e la Memoria. Per impegnarsi a costruire un percorso di umanità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA