Napoli, l'acqua minaccia il Tempio
di Apollo: «Si agisca subito»

Napoli, l'acqua minaccia il Tempio di Apollo: «Si agisca subito»
di Pasquale Guardascione
Domenica 4 Dicembre 2016, 09:32
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POZZUOLI. Il Tempio di Apollo a rischio crollo: l'analisi dei terreni sui quali poggiano le fondazioni di uno dei monumenti più antichi e suggestivi della Campania, quel che resta di un imponente edificio termale romano sulle rive del lago d'Averno, ha rivelato la presenza di fenomeni di erosione e di variazione della loro consistenza. A lanciare l'allarme è l'assessorato regionale all'Ambiente sulla base degli esiti di una perizia affidata ai tecnici del Genio Civile, dopo la serie di esondazioni a cui è andato incontro negli ultimi anni il lago cantato da Vergilio nel sesto libro dell'Eneide. Proprio il continuo variare del livello dell'acqua sarebbe il principale «imputato» della precaria stabilità dei terreni, la cui composizione è ad alta permeabilità.


Non solo: nel tempio di Apollo proliferano arbusti ed erbe selvatiche tra cui la «Arundo donax», che favorisce un microclima molto dannoso per la conservazione dei materiali costituenti gli antichi setti murari. Precisamente, i tecnici non hanno notato segni di «cinematismi», in pratica movimenti a catena, in grado di compromettere la statica dell'antico reperto, ma gli spessori murari dei setti e le relative sezioni resistenti - hanno scritto nella relazione - risultano eccessivamente ridotte a causa dei processi erosivi in corso. Insomma la situazione è critica. E nella relazione il Genio Civile è chiaro: occorre «un intervento preventivo mirato alla limitazione dei temuti effetti erosivi». Al di sotto della balaustra del monumento, scrivono i tecnici, «un muretto di sostegno di pietra tufacea sorreggente il piano stradale, il quale mostra segni inconfondibili di attivazione della spinta attiva»: in altre parole in quel punto per effetto dei flutti la fondazione ruota gradualmente, «poiché sprovvista dell'originaria banchina in alcuni punti» rendendola «in chiara fase di incipiente collasso».


Tutto questo senza dire dell'estrema vulnerabilità che in genere i ruderi archeologici registrano, essendo per ragioni intuibili particolarmente sensibili al dilavamento delle acque meteoriche, all'azione corrosiva del vento, a quella infestante della vegetazione e alla presenza di micro e macro organismi. Tutti agenti ai quali il Tempio di Apollo, che sovrasta la riva del lago da oltre duemila anni e ha per di più sopportato l'esplosione del cratere del Monte Nuovo, è ovviamente sottoposto. Completato il lavoro di indagine, toccherà alla Soprintendenza dei beni archeologici decidere tempi e modi degli interventi che, conclude la perizia, dovranno essere «di manutenzione ordinaria e straordinaria» del sito. Ad altri enti toccherà invece affrontare un problema finora colpevolmente trascurato: quello delle continue esondazioni del lago, che rompendo gli argini arriva troppo spesso a lambire i terreni friabili su cui poggia il monumento. La ragione degli allagamenti è nota: il mancato scolo verso il mare delle acque, che non riescono a convogliarsi nel canale che corre su tutta via Provinciale Averno. Canale che attualmente è ostruito in più punti per la presenza di rifiuti, di sabbia e ghiaia sul fondale oltre che dei canneti e della vegetazione incontrollata. Tutto questo porta al troppo pieno: e lo specchio acqueo collassa.


«Le competenze della manutenzione sono in capo al Consorzio di Bonifica, oppure, in sostituzione, del Comune di Pozzuoli», spiega Fulvio Bonavitacola, assessore regionale all'Ambiente: «Ho dato mandato all'ufficio Lavori Pubblici di prevedere, in mancanza d'iniziative da parte loro, un intervento sostitutivo della Regione attraverso risorse accantonate per interventi di somma urgenza».
La bonifica, dice Bonavitacola, dovrà seguire tre direttrici: pulizia del canale lungo via Provinciale Averno, opere di ingegneria naturalistica nello stesso tratto per impedire che il canneto si riversi nel canale e manutenzione ordinaria e straordinaria del tempio di Apollo. In pratica, si dovrà rimuovere la sabbia e la ghiaia depositate sui basolati di età romana del canale; il taglio della vegetazione spontanea sarà eseguito a mano, mentre le alghe verranno risucchiate attraverso un'idrovora. Interventi analoghi saranno richiesti ai proprietari dei fondi confinanti con il canale. In tempi brevissimi, perché la storia non può attendere.
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