Sparatoria a Fuorigrotta, De Iesu: «Il quartiere è a rischio, presto altre telecamere»

«Oggi i giovani che si atteggiano a boss sono solo dei violenti senza strategie»

Antonio De Iesu
Antonio De Iesu
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 6 Aprile 2024, 23:39 - Ultimo agg. 7 Aprile, 18:16
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«Quello che è successo giovedì sera a Fuorigrotta è un fatto molto grave. Non solo perché ha portato al ferimento di una donna innocente, non solo perché avrebbe potuto avere conseguenze ancora più tragiche, ma anche perché è avvenuto in un luogo di aggregazione del quartiere da poco riqualificato, che ogni giorno è meta di genitori con i bambini, ma anche di tante altre persone. L’ennesima follia metropolitana di fronte alla quale nessuno deve rimanere in silenzio: e per quel che ci riguarda, come amministrazione comunale siamo pronti a fare la nostra parte. Entro fine anno Fuorigrotta avrà nuove telecamere di videosorveglianza». Antonio De Iesu ha tre buone ragioni per poter commentare il dramma che si è consumato nel parco giochi per bambini di piazza Italia: perché per 47 anni (30 dei quali passati a Napoli) è stato dirigente della Polizia di Stato e poi anche questore del capoluogo campano; per la carica di assessore alla Legalità nella giunta Manfredi, e - ultimo, ma non meno importante - perché vive a Fuorigrotta.

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Chi sono i protagonisti di questa nuova ondata di violenza che non risparmia nemmeno il suo quartiere? 
«Parliamo di bande criminali che governano le piazze dello spaccio di droga, e per difenderle sono pronti a tutto: anche ad uccidere.

Negli anni ‘80 a Napoli la camorra faceva più di 200 morti ogni anno, oggi molto è cambiato e i numeri sono fortunatamente stati nettamente ridimensionati: ma ad agire ci sono gruppi e gruppuscoli, peraltro composti sempre più da giovanissimi, che formano branchi criminali e si muovono senza strategia ma con efferata violenza, epigoni del modello Gomorra». 

Possono essere definiti camorristi? 
«Per il contesto nel quale gravitano e per le modalità operative sicuramente. Ma oggi tutto è molto più fluido, e c’è una camorra “liquida” che fa della droga il suo primo e più importante interesse. Ripeto: è gente senza visione strategica che per controllare anche piccole porzioni di territorio è pronta a tutto». 

Un fenomeno doppiamente preoccupante. 
«Che ci impone di non sottovalutare il fenomeno. Occorrono risposte immediate, e sono convinto che le eccellenze che abbiamo qui tra le forze dell’ordine e la magistratura siano in grado di fronteggiare la situazione. L’altroieri in Prefettura nel Comitato per l’ordine pubblico si è discusso di piani più articolati da mettere in campo, e su questo fronte anche la Polizia municipale farà la propria parte. Ma adesso serve una risposta investigativa che, sono sicuro, arriverà presto». 

Che cosa prevedono questi piani? 
«Un maggiore e più efficace coordinamento tra tutti i soggetti in campo».

Quali sono le ragioni che generano queste nuove leve di criminali? 
«Quello che sta succedendo è anche il frutto, la conseguenza logica delle grandi azioni di contrasto e repressione della criminalità organizzata napoletana. Tutti i boss storici rimasti in vita ormai sono in carcere, e con loro tanti gregari: questo stimola i giovani a tentare la scalata, ma - lo ripeto - si muovono senza alcun piano strategico».

Ma senza visione strategica quale può essere allora il loro obiettivo? 
«Oggi tutto ruota intorno alla droga. Allo spaccio, intendo. E siccome dove c’è richiesta c’è mercato, la vendita produce affari d’oro per chi entra nel giro».

Lei vive a Fuorigrotta e conosce il quartiere. Che cosa serve oggi per ridare fiducia e percezione di sicurezza ai residenti? 
«Fuorigrotta ha un tessuto sociale sano. Ma ha bisogno di supporti utili sia al controllo del territorio che alla repressione dei reati. Per questo, come Comune di napoli, implementeremo la rete della videosorveglianza, e lo stesso faremo in altri quartieri. Gli standard attuali si concentrano sull’area di piazzale Tecchio, per ovvi motivi legati allo stadio».

Come vi muoverete? Quando arriveranno le nuove telecamere? 
«Entro la fine di questo mese presenteremo al ministero dell’Interno i progetti per ottenere i finanziamenti, e per la fine dell’anno si potranno installare gli impianti».

Lei ha incontrato in ospedale la signora ferita da quel colpo di pistola. Che cosa le ha detto? 
«Con la vicesindaca Lieto siamo andati ad esprimerle solidarietà e vicinanza. Poi ho letto l’appello che ha rivolto ai giovani e alle madri, esortandole a parlare sempre con i loro figli. Ecco, questi sono i modelli sani di questa città».

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