Un modo, secondo molti del Pd, di tirarsi fuori dalla mischia «dando ancora una volta le carte». Così Peppe Balzamo, portavoce dei socialdem di Marco Di Lello, interviene: «Oggi tutti sparano su Valeria Valente perché è indifesa. Allora lo dico subito: io sono stato al fianco della deputata, la conosco dal 97, sono sicuro della sua estraneità all'accaduto. Tuttavia ha una grave responsabilità perché ha scelto un gruppo intorno a se di dilettanti allo sbaraglio. Detto questo, non sopporto l'ipocrisia dei vari capicorrente». Per i socialdem, infatti, il fatto che chi ha governato finora il Pd chieda l'azzeramento delle cariche è ridicolo: «A cominciare da Casillo che ha causato quanto è avvenuto. Infatti Casillo, Topo, Amato, Cozzolino, Daniele durante la campagna elettorale si riunivano due volte alla settimana alle 22 con Valeria Valente per fare il punto della situazione. Ma da loro non sono mai arrivati i nomi per le liste. Tanto che alla fine la lista Pd presentò solo 36 candidati su 40 e quattro erano pezzottati, nel senso che erano riempitivi, come la madre di una funzionaria del partito».
Un modo, insomma, per dire che tutti sapevano delle difficoltà nel compilare le liste della Valente e dei sistemi utilizzati per coprire i posti vacanti.
Secondo Balzamo i vari «capibastone», come li definisce prima non hanno sostenuto a Roma la loro scelta di un candidato civico, poi non sono mai stati convinti della Valente. «Ora Casillo, Amato parlano, fanno analisi - continua - ma avevano riserve mentali sulla deputata. E hanno dato un solo nome per la lista Pd, in modo da puntare tutto su Madonna e Esposito, sono prevalsi così gli interessi di corrente più beceri. Parlano di rinnovamento del gruppo dirigente, ma Carpentieri e Tartaglione li ho eletti io? Sono stati loro con un patto consociativo. Secondo i socialdem il partito democratico non può partire con un'autoassoluzione collettiva perché così non si creano le basi per ricostruire un rapporto con la città. Se quelli che hanno gestito tutto parlano di dimissioni e rinnovamento lo fanno solo per dar vita ad un'operazione gattopardesca, di cambiare tutto per non cambiare niente».