Festa scudetto a Napoli, la supertifosa Lucia Fortini: «Dipingerò la faccia di azzurro»

L'assessore regionale all'Istruzione: «Ho comprato due bandiere enormi per il carosello in scooter»

Lucia Fortini
Lucia Fortini
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 28 Aprile 2023, 00:00 - Ultimo agg. 29 Aprile, 08:21
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Chi segue i suoi profili social, sa quanto sia tifosa. Lucia Fortini, assessore all’Istruzione della Regione Campania, per 90 minuti perde l’aplomb istituzionale per indossare gli abiti di supporter azzurra a ogni match. 

Questo tifo è dell’ultim’ora o ha radici lontane?
«Tifo per il Napoli fin da bambina grazie a mio padre, grande supporter che mi ha portato allo stadio per assistere a un incontro dove giocava Maradona. È stato un colpo di fulmine, ma più che tifo è una devozione profonda che si è radicata negli anni. Pensi che seguivo tutti i match alla radio, ero piccina e capivo poco della telecronaca ma mi bastavano quel cambio voce e mio padre che balzava dalla sedia per farmi capire che stava per succedere qualcosa di speciale e poi l’urlo liberatorio con il gol che potevo solo immaginare. Poi quando era l’ora, lo vedevo a “90º minuto”: adoravo l’ironia di Luigi Necco, indelebile quel “Napoli chiama, Milano non risponde” con il palmo della mano aperta a indicare i 5 gol che gli azzurri avevano rifilato al rossoneri». 

Cosa rappresenta per lei questo terzo scudetto ormai matematicamente quasi certo? 
«È un riscatto, lo sono stati i primi due ma lo è anche questo perché sebbene sia una città molto diversa, certe dinamiche non sono mutate in oltre 30 anni.

Da una parte ci sono le squadre del Nord, con milioni da spendere senza battere ciglio, e poi ci siamo noi, con basso budget e giocatori sconosciuti pagati pochissimo che si dimostrano preziosi». 

Un esempio su tutti?
«Kim Min-jae, un coreano che come è entrato in squadra ha colorato il suo cuore di azzurro. Uno dei difensori più forti del campionato italiano». 

È il suo azzurro preferito? 
«Uno dei tre, insieme a Osimhen, non tanto tecnico ma con un talento incredibile quando gli capita la palla sul piede, e poi in cima alla lista c’è Khvicha Kvaratskhelia. Dalla prima partita ho capito che aveva una marcia in più, è un generoso, oggi pochi sono capaci di rinunciare a un gol per passare la palla all’attaccante. Ho comprato la sua maglia e appena ho potuto me la sono fatta firmare: la indosso a ogni incontro». 

Come festeggerà lo scudetto? 
«Sicuramente se sarò allo stadio, festeggerò lì. Altrimenti come tutti i tifosi: scendendo in strada per condividere la gioia insieme. Ho comprato due bandiere enormi, e insieme a mio marito ci metteremo sullo scooter per fare i caroselli per la città, ovviamente nelle strade percorribili dove non c’è l’isola pedonale. Però con il casco eh, e invito tutti a fare lo stesso perché la sicurezza non deve essere accantonata».

Niente parrucca azzurra?
«I capelli no, ma il volto di azzurro potrei dipingerlo: sono follie dettate dall’estasi del momento». 

Poi immagino aspetterà anche la festa… 
«Me lo lasci dire: mal tollero le feste ufficiali, forse perché da brava napoletana storco il naso se qualcuno mi dice come, dove e quando. Voglio festeggiare come e quando dico io. Il tifo spontaneo ha un valore, ci rende liberi. Quindi bene le feste, ma io da tifosa del Napoli sarò in mezzo alla gente, è con loro che voglio condividere questo momento storico». 

Qual è la lezione più importante di questo terzo scudetto?
«Vorrei che ai ragazzi arrivasse il forte messaggio che c’è dietro allo scudetto del Napoli: possiamo farcela se facciamo gruppo e mantenendo la testa bassa. La squadra è stata sempre e solo squadra, noi napoletani abbiamo solo da imparare da questo atteggiamento. Possiamo vincere nonostante le difficoltà. Se ce l’ha fatta il Napoli, possiamo farcela tutti noi nella vita, se giochiamo bene con quello che abbiamo, possiamo raggiungere obiettivi straordinari».
 

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