La compagnia Nest, in coproduzione con Diana OR.I.S, porterà in scena il 2 luglio al Teatro Mercadante, nell'ambito del Campania Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio, “Premiata Pasticceria Bellavista”, una commedia di Vincenzo Salemme. Per la prima volta nella sua carriera di autore, Vincenzo Salemme affida un suo testo ad un'altra compagnia, senza la sua partecipazione da attore, o da regista.
Ermanno e Giuditta Bellavista sono i proprietari di una pasticceria annessa alla loro casa, con loro vive la madre, che soffre di diabete e pressione alta.
Il racconto di una condizione sociale e culturale in cui ogni personaggio della commedia è incapace di affrontare il percorso che la vita gli ha messo di fronte e agisce fingendo di non vedere. Non a caso arriverà proprio un cieco ad aprire gli occhi di tutti e metterli al cospetto della verità che nessuno di loro ha il coraggio di dire e dirsi. Paradosso Kafkiano che Salemme dipana lungo tutta la commedia con la sua penna ispirata, fatta di battute fulminanti e tirate esistenziali che mettono in risalto un mondo ipocrita e vigliacco, guidato da una voce che viene dall’alto, la voce di una madre, figura creatrice come quella di Dio. Una commedia in cui si ride a crepapelle anche se non ci sarebbe molto da ridere. Questa è spesso la forza della scrittura di Salemme: riuscire a raccontare le crepe dell’essere umano attraverso la risata, quella risata che ancora non ci ha seppellito e chissà se mai lo farà.
«Erano gli inizi degli anni ‘90 e ricordo che si discuteva molto della legge sulla donazione degli organi e uscirono nelle pagine di cronaca diversi episodi che suscitavano molta paura. Episodi che raccontavano di persone date per morte e poi miracolosamente risvegliatesi. Fu così che nacque l’idea di “Premiata Pasticceria Bellavista”, proprio immaginando una cosa del genere. Raccontare le paure più recondite dell’animo umano mi ha sempre affascinato, senza la pretesa di trovare risposte, anche perché sono paure contro le quali non possiamo fare granché se non parlarne, trovare una via di uscita dal buio della ragione nel rapporto aperto e fiducioso con il resto del mondo», commenta l'autore.