Euridice Axen al Campania Teatro Festival: «Con Mary Shelley il mio omaggio a Napoli»

Attrice e conduttrice in ascesa, Euridice Axen sarà stasera in Villa Floridiana regista e protagonista di «Mary Shelley. La mia vita in pezzi»

Euridice Axen
Euridice Axen
di Luciano Giannini
Sabato 24 Giugno 2023, 09:00
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La scabrosa Tamara in «Loro» di Sorrentino; la miliardaria Raffaella in «Travolti da un insolito destino...» trasposto in scena dal film della Wertmüller; poi la Moana Pozzi di «Settimo senso», ancora a teatro; e, ora, eccola al «Campania teatro festival» nelle vesti tormentate dell'autrice di «Frankenstein». Attrice e conduttrice in ascesa, Euridice Axen sarà stasera in Villa Floridiana (Teatrino di verzura, alle 21.30) in veste di regista e protagonista di «Mary Shelley. La mia vita in pezzi», testo di Pierluigi Rozzano: «È un omaggio a Napoli, che prende spunto dal suo soggiorno nella capitale del regno assieme a Percy Shelley». Come l'intera sua esistenza, perseguitata dalla sventura e dalla morte, «i tre mesi vissuti in città non furono semplici», spiega la Axen. «Il dolore che nascondeva dentro di sé per la perdita di due figli continuava a tormentarla. Insomma, davvero la sua vita era in pezzi. Con quei pezzi Mary costruì Frankenstein, che incarna il desiderio irrealizzabile di riportare in vita chi l'ha perduta e, soprattutto, se stessa. Lo spettacolo, per ora, è una mise-en-éspace e conta su un'atmosfera cupa, suoni di temporale e musiche barocche, ma con influenze moderne».

Da Mary Shelley alla Moana Pozzi di «Settimo senso» c'è distanza: «Personaggio sfuggente, misterioso, donna intelligente ed elegante.

Noi l'abbiamo adottata come un manifesto contro la vera pornografia. La sua era dichiarata, mentre più pericolosa è quella strisciante, oggi presente ovunque vi siano volgarità ed esagerazione. Moana la incontrò per caso e la usò come sfida contro il perbenismo; perché, alla fine, che c'è di male a girare film porno? Se lo sai e lo dichiari, offri la possibilità di scegliere». Un altro personaggio, che porterà al Diana dal 18 ottobre, è la miliardaria impersonata da Mariangela Melato, al fianco di Giancarlo Giannini (oggi Giuseppe Zeno). Il film della Wertmüller è del 1974, periodo buio di ideologie, lotta di classe, violenza, trame oscure. «Per trasporlo il regista Marcello Cotugno ha attualizzato i temi dello scontro che oggi, per esempio, si chiamano emigrazione e accettazione del diverso. Ma il sapore originario resta immutato. La mia miliardaria è una persona incattivita dall'ignoranza, acida e triste; ha il piglio di chi sa tutto, non ha nulla da scoprire. Insomma, perde il meglio della vita». Infine, l'esperienza come conduttrice di «Ars erotica», la docu-serie di Sky sul rapporto tra arte ed erotismo: «Quel programma mi ha insegnato che oltre l'apparenza c'è un mondo nascosto... e imbellettato per esporlo al pubblico. Sul dipinto vedi Teresa D'Avila, ma ti spiegano che la sua espressione rimanda ad altro, ben poco santo. Ancora: le opere d'arte nascondono spesso bassi messaggi di vita privata, che so... minacce all'amate, avvertimenti licenziosi... giochi molto umani. A volte, troppo». 

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