Al Teatro Cilea arriva «Non è vero ma ci credo» di Enzo Decaro: tra tradizione e contemporaneità del teatro napoletano

Lo spettacolo - che si terrà dal 25 al 28 gennaio - è una produzione di Luigi Di Filippo

Enzo Decaro durante uno spettacolo
Enzo Decaro durante uno spettacolo
Lunedì 22 Gennaio 2024, 13:00
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Quattro appuntamenti per il ritorno teatrale di Enzo Decaro che con Massimo Troisi e Lello Arena è stato tra i protagonisti della nuova scuola napoletana della comicità moderna. Fino a La Smorfia la comicità di Napoli era ad appannaggio di artisti del calibro di Totò, Nino Taranto e Peppino De Filippo autore, appunto, di questa commedia che Decaro porterà per la prima volta in scena sul palco del rinomato teatro vomerese.

Lo spettacolo dal titolo «Non è vero ma ci credo» ha la regia di Leo Muscato il quale ha iniziato la sua carriera nella compagnia di Luigi De Filippo.

In scena Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone.
Le scenografie sono di Luigi Ferrigno mentre i costumi di Chicca Ruocco e il disegno luci di Pietro Sperduti.

« 'Non è vero ma ci credo' è uno spettacolo diretto da Leo Muscato che ha debuttato con la compagnia di Luigi De Filippo, scomparso nel 2018. Insieme - racconta Enzo Decaro - abbiamo voluto fare un omaggio sia a Luigi che a Peppino De Filippo che ne fu autore originale.

In questa tragi-commedia tutta da ridere la scaramanzia la fa da padrone. Personalmente - continua Decaro - sono talmente poco superstizioso che, addirittura, ritengo che esserlo porti male. Lo spettacolo è una macchina da guerra della comicità dove gli autori enfatizzano i danni che possono scaturire dall’esasperazione di una credenza; dalla superstizione che è una tara di ignoranza tramandata di generazione in generazione, capace in certi casi di trasformarsi in un incubo non solo per chi è scaramantico ma ma anche per chi gli sta accanto. Lo spettacolo viene trasportato dalle ambientazioni anni Venti agli anni 80 rispettando i canoni della tradizione napoletana ma dandogli un sapore contemporaneo - conclude l’attore - portando avanti gli obiettivi di Luigi De Filippo: riunione l’ingegno del padre Peppino con la commedia di verità dello zio Eduardo».

Lo spettacolo rispetta i canoni della tradizione del teatro napoletano, ma dal sapore più contemporaneo. Il racconto è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière. L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. 

Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. In una versione più attuale del figlio Luigi De Filippo invece l’ambientazione era di una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questo sua intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.

Lo spettacolo concepito con un ritmo iperbolico condenserà l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti.

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