Napoli, clochard in aumento: il Mann sotto assedio, stretta del prefetto

La nota firmata dai vertici del Museo: noi invasi

Il tavolo a Napoli
Il tavolo a Napoli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 23 Gennaio 2024, 23:24 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 07:21
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Tre giorni fa, l’ultimo allarme. Sono stati i vertici del Mann, il più prestigioso museo a Napoli, a chiedere l’intervento del prefetto di fronte a un fenomeno sempre più evidente. Poche righe, per raccontare un’emergenza nota e per definire un perimetro sempre più vistoso. Parliamo dei clochard, dei «senza fissa dimora», realtà nota e da sempre al centro di tavoli tra più istituzioni. C’è una nota firmata dall’amministrazione del Mann, che pone un problema: ormai i clochard hanno invaso anche la nostra area, sono dentro il perimetro di competenza dell’antica istituzione museale. Non è una novità sotto il profilo estetico, di certo rappresenta un passo in avanti, a proposito della segnalazione del problema.

Non parliamo solo dei giardinetti che delimitano la struttura a ridosso di piazza Cavour, non parliamo solo del colonnato di Galleria Principe. La frontiera si è estesa, a leggere la nota spedita a Palazzo di Governo. Ieri pomeriggio la questione clochard è tornata al centro dell’agenda amministrativa, tanto da spingere il prefetto Michele di Bari a fare delle convocazioni ad horas. Nel pomeriggio, al tavolo del prefetto c’erano il sindaco Gaetano Manfredi, il questore Maurizio Agricola, il comandante provinciale Enrico Scandone, il direttore della Asl Napoli uno Ciro Verdoliva.

Chiara la strategia del prefetto, ovviamente in linea con l’approccio definito due anni fa. Ricordate? Caldo torrido, pieno agosto del 2022, quando il tema clochard esplose sotto il profilo dell’ordine pubblico. Oggi sono cambiate le condizioni climatiche, ma l’allarme resta, a proposito di numeri che non sembrano contenuti sotto la voce di un’agenda ordinaria. Serve una svolta, fanno sapere da piazza del Plebiscito, in uno scenario in cui da giorni circolano le foto delle baraccopoli allestite nei pressi di Galleria Principe. E la richiesta di intervento del Mann rappresenta una voce difficile da ignorare.

È stato il prefetto ad illustrare la questione, a partire da una relazione che conteneva una serie di denunce. Ci sono note e esposti recenti, tutti chiedono interventi efficaci. Come è chiaro, ogni notte passa un camper dell’Asl che fornisce assistenza a chi chiede aiuto, mentre in questi giorni di freddo si sono moltiplicati gli interventi e le segnalazioni. Inevitabile il confronto a porte chiuse. Si parte da due premesse: la necessità di tutelare la dignità delle persone che vivono in strada; ma anche la difficoltà di intervenire di fronte a soggetti (ne sono circa duemila a Napoli) che non mostrano atteggiamento collaborativo. In tanti rifiutano gli alloggi messi a disposizione da parte del Comune, perché rinuncerebbero a uno stile di vita che hanno cercato accettando di vivere all’angolo della strada. Poi ci sono questioni legate all’uso di alcol, che rendono difficile la gestione di chi vive senza fissa dimora. 

Ma in cosa consiste il piano del prefetto? Da quanto emerso dalla riunione a porte chiuse, si comprende che la strategia viene condotta su più livelli: oltre all’approccio sanitario, si cercherà di ragionare con ogni persona, nel tentativo di garantire un passaggio a condizioni di vita maggiormente dignitose. Non sono previste azioni di forza, ma strategie graduali, in linea con quanto avviene nelle altre aree metropolitane. C’è un censimento, ed è aggiornato agli ultimi mesi. Ci sono delle strutture in grado di ospitare e fornire ricovero a tempo, su cui ieri si è insistito. È stato ancora il manager della Asl Napoli uno a insistere su un punto: «Spesso li curiamo, proviamo anche a garantire igiene e alimentazione, poi vanno via». 

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Vanno via, per poi ritornare in strada. Quanto basta a spingere il prefetto a sostenere la via del dialogo, anche per evitare che la frontiera delle occupazioni di giardini e marciapiedi vada avanti. Il rischio è infatti legato al trend di «occupazioni», che sembra oggettivamente cresciuto negli ultimi mesi. Stesse dinamiche si sono registrate in altre aree della città, soprattutto nei pressi di piazza Plebiscito e piazza Trieste e Trento. Un unicum. Portici presi d’assalto, con la decisione di chiudere la Galleria Umberto, almeno per quanto riguarda i suoi ingressi principali. Una decisione assunta in sede di comitato per l’ordine pubblico, dove si è discusso della necessità di proteggere il monumento dal degrado, ma anche di tutelare le persone che danno vita ai bivacchi. Sembra di assistere a una partita a scacchi, che finisce per spostare un’umanità senza fissa dimora negli angoli più reconditi dell’area metropolitana. Nelle prossime ore, entreranno in campo assistenti sociali, interpreti, mediatori culturali. Avranno un compito tutt’altro che agevole: dimostrare la possibilità di cambiare, anche se per piccoli passi, e accettare condizioni di vita più decorosi, anche per evitare una condizione di bivacco inaccettabile nelle strade di una città civile. 

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