Napoli, Sarri: «Quattordici mesi di grande calcio
ma sembrava tutto dimenticato»

di Pino Taormina
Lunedì 24 Ottobre 2016, 00:27
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Crotone. Toccategli tutto, ma non il suo Napoli. Non le sue fatiche e i suoi sforzi per costruire questa squadra. Altrimenti ecco un Maurizio Sarri che puntualizza e polemizza su ogni cosa, come se il successo con il Crotone fosse l’occasione per togliersi tutti assieme sassolini, sassi e pietre dalle sue scarpe. «La sconfitta della Juve? Ma come, tutti fino ad adesso sono stati a parlare di una squadra in crisi per tre sconfitte consecutive dopo 14 mesi di grande calcio e ora mi chiedete dei bianconeri e della classifica? Neppure l’ho vista la partita». Toccategli tutto, a Sarri. Ma questi non devono essere stati giorni semplici per il tecnico toscano. 

Gabbiadini ha rischiato di complicare la vita al Napoli?
«Ecco, Gabbiadini... Sembra quasi un accanimento su di lui. È un ragazzo che non sa stare al centro delle attenzioni, è timido ed introverso, si dovrà abituare, ma a lui questa cosa che tutti parlino di lui non piace».

Certo, una grave ingenuità la sua.
«È stato un errore, come quello di Jorginho mercoledì. E con questo? Non è che poiché si sbaglia si deve cercare sempre qualche motivo nascosto: si sbaglia un passaggio e non è sereno, si sbaglia un gol e non è sereno... Gabbiadini fa fatica a gestire le pressioni che sono intorno a lui».

E cosa deve fare?
«Lavorare e smettere di ascoltare chiunque. La società credo che lo multerà. Anzi, spero che lo faccia».

Ora in attacco le soluzioni sono contate?
«Non ci penso. Tanto avrò poco tempo per pensarci perché mercoledì si gioca di nuovo. In poche ore prenderò la decisione ma mi sembra che gli altri miei attaccanti siano di alta qualità».

Una vittoria con un fiatone inatteso?
«Ma non mi sembra che il Crotone abbia mai avuto la possibilità di poter riacciuffare la gara. Certo, nel finale qualcosa non ha funzionato: ma non è facile giocare per tutto quel tempo in dieci uomini, è stata una gara dispendiosa da un certo momento in poi».

Non è stato il solito Napoli, in ogni caso.
«Vero. Ma ora che abbiamo vinto posso dirlo senza passare per uno che si lamenta? Il campo non era nelle condizioni ideali per poter esprimere il nostro tradizionale fraseggio. Prima di prendere il gol dell’1-2 avremmo dovuto fare noi la terza rete, ma c’era un po’ di stanchezza ed è una cosa normale in partite giocate per così tanto tempo in inferiorità numerica».

Buono l’esordio di Diawara. D’accordo?
«Non bisognava mettergli fretta, quando hai 19 anni la cosa più importante è la serenità. Due-tre settimane le ha passate per recuperare la condizione fisica, altre due-tre settimane per capire il nostro gioco. Certo, qualcosina non l’ha fatta bene, lui deve pensare a piacere di meno alla gente e a fare le cose concrete che servono alla squadra. In ogni caso sono soddisfatto della sua prestazione».

Usciti dal momento difficile?
«Già mercoledì con il Besiktas ho avuto delle buone risposte dalla squadra: solo per degli errori individuali non abbiamo fatto risultato in Champions. I tre punti con il Crotone non erano così semplici, perché un conto è affrontarli a Pescara in campo neutro come hanno fatto tutti fino ad adesso e un conto qui».

Dove lei non aveva mai vinto.
«Infatti, lo ammetto: è una piccola soddisfazione anche per me. Tra serie B e serie C sono venuto spesso qui andando via sempre con l’amaro in bocca».

Ha pensato in questi ultimi giorni che l’ambiente potesse avere meno fiducia in lei e nel Napoli?
«Per quello che leggo, sì. Ma poi sabato vedo tutta quella gente che ci viene a salutare all’aeroporto e capisco che la gente ci vuole bene. Non è una cosa normale e che succede così tanto spesso».

Cosa non le è piaciuto di questa vittoria di Crotone?
«Abbiamo gestito la partita. Ed è una cosa che non mi va giù perché per le nostre caratteristiche non è l’ideale».

La sconfitta della Juve a Milano rende i bianconeri più umani?
«Non l’ho manco vista la partita... Noi dobbiamo solo pensare a guarire da questa situazione, a tornare il prima possibile ai livelli di sempre. Questi 15 giorni sono stati solo una parentesi rispetto a 14 mesi giocati alla grande. Eppure sembra il contrario: ovvero che abbiamo fatto solo 15 mesi buoni e 14 mesi male...». 
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