Emergenza Sud l'allarme di Renzi: la ripresa non c'è

Emergenza Sud l'allarme di Renzi: la ripresa non c'è
Lunedì 9 Marzo 2015, 03:26
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Cinzia Peluso
«Sappiamo di avere una questione Mezzogiorno ancora aperta. Al Sud la ripresa non è ancora arrivata e non sarà qualche decimale di punto a farci cambiare idea». Matteo Renzi ritorna sui suoi passi. È il Meridione la nuova bandiera del governo. Lo aveva detto poche ore prima il sottosegretario Delrio. E ora, di fronte alle statistiche che ogni giorno vomitano nuovi ritardi, alla frana della disoccupazione che si allarga e alle polemiche sulle infrastrutture che non partono, con lo Sblocca-Italia rimasto lettera morta, il premier non può rimanere sordo. Rassicura anzitutto sui temi caldi rimasti irrisolti. Ci sono «le sfide legate a Ilva», ma «anche a Bagnoli», riconosce. E annuncia: «Stiamo per nominare il commissario proprio nelle ore in cui festeggiamo il buon lavoro che è stato fatto sulla Città della Scienza dopo il rogo di due anni fa». Il governo, quindi, non cede. Deciso ad andare allo scontro con il sindaco De Magistris, che qualche giorno fa aveva manifestato la sua opposizione ad un'amministrazione straordinaria. Renzi lo mette nero su bianco nella sua Enews. Non gli fa paura nemmeno il piano di battaglia del primo cittadino, che ad aprile vorrebbe portare tutti i sindaci d'Italia nella Porta del parco.
Intanto, ci sono le immagini desolanti di Bagnoli a parlare. Saccheggi ed erbacce nell'area gestita dall'ex Bagnolifutura, società fallita. Non si può rimanere fermi. Ma è lungo l'elenco delle infrastrutture che non partono, tra cui gli investimenti ferroviari in Campania e Sicilia, che non si sa che fine abbiano fatto. Sono trascorsi molti mesi, quasi un anno, dalle promesse iniziali del premier. Renzi le aveva volute fare personalmente ai meridionali in un suo tour al Sud. Da allora c'è stato lo Sblocca-Italia, la legge che avrebbe dovuto concretizzarle. Ma i nodi sono rimasti irrisolti. Così il capo del governo torna a promettere. Nell'agenda dell'esecutivo ci sono «le sfide di Pompei, su cui vediamo finalmente i primi risultati, fino al porto di Gioia Tauro, ai progetti turistici e imprenditoriali siciliani», spiega Renzi. Anche se, aggiunge con un monito, «non saremo mai credibili in Sicilia se finalmente non sarà speso il miliardo già disponibile per le infrastrutture idriche e di depurazione che sono ferme da troppi anni».
La novità, oggi, rispetto al passato, che consentirebbe di fare il tanto atteso salto dalle parole ai fatti, come aveva ricordato qualche ora prima Delrio, sarebbe il tesoretto accumulato grazie alla discesa dei tassi di interesse. Ma, soprattutto, il Jobs Act e gli investimenti massicci resi possibili dai fondi europei. I dati del governo sugli aiuti Ue parlano di una spesa nel 2015 di 14 miliardi di cui 9 al Sud, «che vuol dire più del 2 per cento del Pil del Mezzogiorno» racconta Delrio. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio è così convinto che «il 2015 sarà l'anno del Sud, che crescerà in percentuale più del Nord in termini di Pil». I 6 miliardi di risparmi per il calo dei tassi che si potranno ottenere grazie al Quantitative easing di Draghi serviranno a mettere in cantiere nuove misure contro la povertà. Quali? «Non è il reddito minimo, di cui ci sarebbe bisogno, ma su cui dobbiamo lavorare molto in maniera moderna, non pensando di mettere lì solo miliardi di euro. Il Parlamento discuterà e tutti sanno che il paese ha bisogno di questa misura», chiarisce Delrio, mentre sale il pressing del M5S sul reddito minimo e della minoranza del Pd.
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