Roma, focolaio San Raffaele a quota 37 positivi: si cerca il paziente uno

coronavirus roma focolaio san raffaele pisana ultime notizie casi 8 giugno 2020
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di Camilla Mozzetti
Lunedì 8 Giugno 2020, 06:16 - Ultimo agg. 16:15
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Cresce il focolaio al San Raffaele di Roma, l'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di via della Pisana. Dai 31 casi registrati fino a sabato ieri si è arrivati a quota 37 - 6 positività in più - dopo che l'Azienda sanitaria locale (la Asl Roma 3) su mandato della Regione Lazio ha eseguito 700 tamponi tra i degenti e il personale sanitario. Ma ora l'indagine - che sarà sia sanitaria ma anche amministrativa per capire come è stato impegnato il personale interno - continua con l'obiettivo di rintracciare il cosiddetto caso indice ovvero la persona da cui è divampato questo nuovo cluster romano che ha fatto rialzare l'indice dei contagi nella Capitale dopo giorni di trend al meno 1%.

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Secondo la Regione Lazio e il commissario straordinario della Asl Roma 3 Giuseppe Quintavalle «è probabile che il caso indice del focolaio al San Raffaele sia riferibile ad alcuni operatori della struttura» anche «se si attende la conclusione dell'indagine epidemiologica», escludendo al momento il coinvolgimento dei pazienti soprattutto di quelli provenienti da altre strutture ospedaliere che avrebbero potuto fungere da vettori. «La Regione - spiega l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato - il 18 aprile scorso ha emanato un'ordinanza che contempla anche la procedura da seguire nei casi di trasferimento da un ospedale all'altro o da un ospedale a una struttura riabilitativa: il paziente in uscita viene sottoposto a tampone e in caso di negatività viene accolto dal centro che lo deve prendere in cura, il quale però deve attuare a scopo precauzionale una quarantena di 14 giorni». E quindi impedire, banalmente, che il paziente in questione anche se negativo entri in contatto con altri degenti.

Il San Raffaele, dal canto suo, ieri ha replicato: «Contrariamente a quanto riportato nelle comunicazioni regionali, dai dati in possesso della struttura e messi a disposizione della Asl sembra emergere una origine derivata dall'invio di pazienti già positivi da parte di alcuni presidi ospedalieri», sollevando gli operatori sanitari della struttura da qualsiasi responsabilità. «L'Irccs San Raffaele di Roma - prosegue la struttura in una nota - smentisce in particolare che siano stati i propri operatori la causa della diffusione del virus all'interno della struttura in quanto è ancora in corso l'indagine epidemiologica alla quale la direzione sanitaria sta prestando la massima collaborazione», precisando infine che, come da protocollo interno, sono state applicate fin dall'inizio della pandemia tutte le dovute attenzioni alla gestione dei pazienti.
 


Contando i casi registrati al San Raffaele su circa 300 degenti, 20 sono risultati positivi al tampone. Tra loro c'è anche un uomo deceduto e affetto da gravi patologie. Ci sono poi 2 positività riscontrate tra i parenti di alcuni degenti insieme poi ai 15 operatori sanitari risultati positivi al Sars-Cov-2. Quest'ultimi sono stati posti in isolamento mentre i pazienti sono stati trasferiti in ospedali Covid e allo Spallanzani. Di loro 14 sono stati ricoverati al centro Colombus del policlinico Agostino Gemelli e uno si trova in Terapia intensiva. Da oggi partirà l'indagine sierologica con test rapidi su quelle persone che sono state dimesse dalla struttura a partire dal 18 maggio con l'obiettivo di scongiurare o eventualmente accertare altre trasmissioni. Alla fine si arriverà a processare più di 2 mila analisi ma intanto la Regione sta acquisendo dal San Raffaele le informazioni sull'impiego del personale e altre documentazioni.

«La struttura - aggiunge l'assessore alla Sanità del Lazio - tramite un protocollo interno effettuava anche dei tamponi naso-gola bypassando la rete dei laboratori autorizzati dal ministero e dallo Spallanzani».
Ora «dobbiamo portare a termine tutte le verifiche e senza cercare polemiche ci riserviamo di perseguire tutte le strade praticabili se dovessero emergere delle negligenze».

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