Trieste, espulsi 5 macedoni
sospettati di attività jihadista

Trieste, espulsi 5 macedoni sospettati di attività jihadista
Domenica 2 Ottobre 2016, 18:46 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 11:07
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«In esecuzione di un mio decreto sono stati espulsi, per motivi di sicurezza nazionale, 5 cittadini macedoni che risiedevano a Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia, a seguito di lunghe e complesse indagini avviate due anni fa dalla Digos di Trieste e dalla Procura della Repubblica su un account Facebook, dove venivano postati innumerevoli video e documenti a sostegno dell'autoproclamato Stato Islamico». Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

Il ministro Alfano spiega come «gli stranieri monitorati avevano esternato la loro esultanza in occasione dei diversi, recenti attacchi terroristici compiuti in Europa e avevano sempre giustificato le azioni dei miliziani dello Stato Islamico, anche le più crudeli, come le torture e le esecuzioni dei prigionieri». «Gli approfondimenti eseguiti sul profilo social - aggiunge il ministro - hanno permesso di individuarne il titolare (un 28enne macedone) e di estendere le attività investigative ad altri soggetti che utilizzavano le proprie pagine Facebook per acquisire e diffondere messaggi di propaganda jihadista, in particolare, due fratelli macedoni di 31 e 28 anni, cognati del titolare del profilo, insieme ai quali, tra l'altro, veniva gestita una società che operava nel settore dell'edilizia».

«Le attività investigative - dice ancora Alfano - hanno documentato l'odio ideologico-religioso che accomunava questi stranieri, nonché il padre dei due fratelli, di 52 anni, e la moglie trentaduenne di uno di loro, tutti fanatici seguaci dell'autoproclamato Califfato, che più volte avevano parlato con disprezzo dell'imam e della comunità islamica locale perché ritenuti »moderati« e aperti agli influssi occidentali». «Il nostro lavoro di prevenzione riveste una grande importanza nel contrasto al terrorismo - conclude il ministro - Proseguiamo, quindi, su questa strada perché consideriamo la prevenzione uno degli strumenti strategici per diminuire il livello di rischio terrorismo in Italia, anche se nessun Paese, lo ripeto, oggi può dirsi a rischio zero». 
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