Locatelli: «Anche gli asintomatici possono infettare. Virus più debole? Non c'è nessuna prova»

Locatelli: «Anche gli asintomatici possono infettare. Virus più debole? Non c'è nessuna prova»
Locatelli: «Anche gli asintomatici possono infettare. Virus più debole? Non c'è nessuna prova»
Mercoledì 10 Giugno 2020, 16:46 - Ultimo agg. 16:55
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Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus e fino a poche settimane fa un volto fisso nelle conferenze stampa della Protezione Civile in cui le autorità aggiornavano i dati su contagi e vittime de Covid in Italia, è stato intervistato oggi a Timeline su SkyTg24. Secondo Locatelli, quella dell'esperta dell'Oms sugli asintomatici «credo non sia stata un'uscita fra le più felici», in riferimento a quanto detto ieri, cioè che gli asintomatici non sono contagiosi né pericolosi.
 
Locatelli ha aggiunto che «i cosiddetti asintomatici possono essere pre-sintomatici e paucisintomatici in una fase prima di sviluppare sintomi. Poi ci sono gli asintomatici» veri e propri. «Abbiamo delle pubblicazioni scientifiche che documentano come anche un asintomatico può avere carica virale significativamente elevata» e dunque «i soggetti asintomatici hanno la possibilità di infettare». «Tendenzialmente il carico virale è più elevato nei sintomatici, e quindi la capacità di trasmettere l'infezione è più elevata - ha aggiunto Locatelli - Ma ad esempio il caso della Diamond Princess dimostra» che c'è stata «una diffusione del contagio anche da parte degli asintomatici».
 


«La Lombardia ha avuto un'ondata epidemica clamorosamente superiore rispetto a quella di tutte le altre regioni. Ed è chiaro che i presidi ospedalieri si sono trovati a gestire un numero incredibilmente elevato di malati gravi»., ha spiegato Locatelli a Timeline. «Credo che uno dei pregi di questo Stato sia la divisione dei poteri. La magistratura sta facendo il suo lavoro, vedremo quello che emergerà», ha aggiunto alludendo alle inchieste aperte sulla sanità lombarda.

Il nuovo coronavirus è si è indebolito? «Per definire un indebolimento del virus dovremmo avere l'evidenza dal sequenziamento di ceppi virali che vi è stata la presenza di mutazioni che, in qualche modo, hanno ridotto il potere di aggressione del virus. Noi queste evidenze non le abbiamo affatto», ha spiegato Locatelli. «Si è ridotto sia il numero di soggetti contagiati sia la gravità delle manifestazioni cliniche», rileva comunque l'esperto. «Questo fa riferimento alla carica virale», spiega Locatelli, che chiama in causa le misure di protezione individuale e la possibilità di diagnosi precoci. Così oggi «i malati che afferiscono alle strutture ospedaliere sono meno gravi» e «sono in numero minore. Anche un effetto esperienza nel trattare questi malati ha influito, e abbiamo evidenze che alcune terapie» adottate si sono rivelate utili.

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