Il Papa: «No al degrado di Roma,
serve rinascita morale e spirituale»

Papa alla Raggi: «Serve rinascita morale e spirituale di Roma»
Papa alla Raggi: «Serve rinascita morale e spirituale di Roma»
di Franca Giansoldati
Martedì 26 Marzo 2019, 11:21 - Ultimo agg. 27 Marzo, 08:25
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Ieri, attorno a mezzogiorno, prima di ripartire per Santa Marta dopo due fitte ore in Campidoglio, Papa Francesco ha benedetto la sindaca Raggi, la sua giunta, i consiglieri, i dipendenti, la gente assiepata dietro le transenne. Consacrando così «la buona volontà di tutti» a migliorare le cose. Perché la Capitale ha bisogno di «una rinascita spirituale e morale».

Eccola la ricetta anti corruzione di Francesco, senza mai pronunciare o nominare il reato che hanno scoperto i pm. Lo ha detto nell’Aula Giulio Cesare, facendo una pausa mentre leggeva il discorso, guardando prima lo scranno vuoto di De Vito e poi la sindaca, mentre partiva un grande applauso. Fuori, in una piazza del Campidoglio semivuota e infreddolita, un tuono accompagnava le parole di Francesco amplificate sul maxi schermo. Zero applausi in piazza e la voce del Papa che andava leggermente fuori sincrono, e iniziava una pioggia battente, quando sottolineava l’importanza per Roma e chi la governa di essere «all’altezza dei compiti e della storia», a restare, «anche nelle mutate circostanze odierne», «faro di civiltà e maestra di accoglienza», a non perdere «la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare».

Ma è stata una visita segnata da una incrollabile visione positiva. «Roma è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti», ha detto Francesco. «La peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma postula che l’amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse», spiega il Pontefice. Una capitale aperta e multiculturale, «città di ponti e mai dei muri». La Raggi ha poi ricordato che sarà dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo. Bergoglio che è il quarto Papa a varcare la soglia del Palazzo Senatorio è stato accolto dalla sindaca.

«Era tanto che volevo venire». «Benvenuto Santità a nome della città». Assieme sono saliti sullo scalone dedicato a Sisto IV per entrare nella Sala dell’Orologio dove c’erano il marito della sindaca e il figlio che ha raccontato al Papa che da grande vuole fare lo scienziato, anzi, l’inventore per realizzare il teletrasporto, smaterializzando le cose per farle viaggiare più veloci della luce, un po’ come accade in Star Trek. Francesco lo ha accarezzato incoraggiandolo. Il colloquio privato è continuato nel salottino giallo, dove su un tavolinetto c’era un vassoio con un mate, la bevanda argentina preferita di Francesco. Il programma era stato preparato con cura. L’unica variazione stonata: l’imbarazzante vuoto dello scranno nell’Aula Giulio Cesare che doveva essere occupato da Marcello De Vito, il presidente dell’Assemblea capitolina arrestato per corruzione. Francesco ha tracciato un ritratto a 360 gradi dei 2.800 anni della storia. La sindaca ha sferzato i dipendenti parafrasando le parole del Papa cercando un antidoto per andare avanti: «Il messaggio del Santo Padre ci aiuta a ritrovare una nuova energia anche in momenti difficili, la voglia di andare avanti, di guardarsi la sera allo specchio e dire ho fatto tutto quello che potevo per il bene della mia città».

L’APPLAUSO

«Quando i cittadini attaccano» il lavoro dell’amministrazione «soffro perché so che ognuno fa il massimo - ha concluso - Facciamo ancora di più per far vedere che l’amministrazione è forte». E un lungo applauso dei dipendenti capitolini ha salutato l’uscita del Papa dalla sala della Protomoteca, la Piccola Protomoteca è stata intitolata all’enciclica Laudato si’, dove il pontefice ha rivolto il suo saluto al personale capitolino, definendolo «ossatura dell’organizzazione comunale». Unico neo: quando Papa Francesco si è affacciato dalla loggia michelangiolesca la piazza era semivuota. Il passaparola e la convocazione delle scuole è partita solo una settimana fa. E quando il Papa si è congedato con il consueto «Pregate per me», la piazza si è svuotata in fretta. Franca Giansoldat

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