Addio a Capone, l'ingegnere
che fece grandi i Canottieri

Addio a Capone, l'ingegnere che fece grandi i Canottieri
di Antonio Annunziata
Martedì 6 Settembre 2016, 22:59
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E' scomparso ieri l’ingegnere Luigi Capone, la figura di maggior spicco dello sport salernitano e promotore della rinascita del canottaggio in città a partire dagli anni ’70. Fu il primo salernitano ad essere insignito della Stella d’oro al merito sportivo del Coni per il suo contributo alla crescita dello sport agonistico nella nostra zona. Presidente del Circolo Canottieri Irno e successivamente direttore sportivo, presidente del Comitato regionale campano e quindi consigliere federale della Federazione italiana canottaggio, è stato il principale dirigente sportivo della nostra provincia. Parlare dei suoi meriti, oggi, richiederebbe uno spazio non compatibile con le esigenze di un quotidiano. Nel libro celebrativo del centenario del Circolo Canottieri Irno, da lui ideato e realizzato insieme a chi vi scrive, è stato indicato il percorso che ha reso grande il remo salernitano, con stagioni di successi irripetibili.
Se oggi l’Irno si fregia del Collare d’Oro del Coni, grande parte dei meriti è da attribuirsi a lui. Giggino Capone, «l’ingegnere» per tutti i suoi atleti, è stato uno sportivo all’avanguardia, un precursore, un uomo che ha saputo cogliere l’essenzialità dello sport e, individuando al meglio i fattori critici, è riuscito a programmare e realizzare un team ai massimi vertici nazionali. In meno di un decennio, sul finire degli anni ‘70, Capone riuscì a portare l’Irno al quarto posto della Coppa Montù, l’annuale classifica che determina il ranking delle società remiere nella graduatoria nazionale.
Davanti all’Irno, soltanto il centro sportivo Fiat e altri due grandi gruppi sportivi. Per diversi anni, il Circolo Canottieri Irno è stato il primo club campano, risultato che, considerata l’immensa tradizione sportiva del canottaggio napoletano, prima di allora sembrava addirittura impossibile. L’organizzazione delle trasferte remiere venne rivoluzionata per superare le complessità connesse alla lunghezza delle imbarcazioni.
In precedenza, tutte le società della regione si accordavano con un autotrasportatore che portava le barche su tutti i campi di regata. Luigi Capone si smarcò da questo sistema e la Canottieri Irno fu la prima società a dotarsi di un autonomo carrello per il trasporto della barche da competizione, esempio seguito solo successivamente dalle società remiere napoletane. I budget ridotti per l’attività sportiva richiedevano sacrifici ma le capacità di gestione dell’ingegnere consentivano ai Canottieri la possibilità di partecipare a tutte le competizioni, tagliando lì dove c’era da tagliare per acquistare, con il frutto dei risparmi, imbarcazioni nuove per gli equipaggi più competitivi. Già nel 1978, intravedendo le maggiori possibilità future dei nuovi materiali rispetto al legno, comprò il primo prototipo di doppio skiff con inserti in fibra di carbonio, una cosa avveniristica per quei tempi.
La vera svolta avvenne quando decise di acquisire, come guida tecnica, un allenatore di grande e provata esperienza, Marcello James, sua vecchia conoscenza in quanto gareggiavano insieme nei Campionati Italiani Universitari, negli anni quaranta.
Con James, Capone fece il salto di qualità e portò il remo salernitano ai suoi fasti. Capì, prima di altri, l’importanza della collaborazione con il mondo della scuola e, egli stesso insegnante, trascinò generazioni di ragazzi ai banchi di voga. «Per fare grande un Circolo remiero– diceva – occorre un buon allenatore, delle barche efficienti, e un certo numero di ragazzi disposti ad allenarsi con coscienza e serietà». I suoi sforzi furono sempre orientati ad unire questi tre elementi al meglio. Per modestia non aggiungeva che ci voleva un buon dirigente, con gran fiuto sulle persone di cui circondarsi per l’attuazione del programma, e tanta, tanta abnegazione. Ma è chiaro che il quarto elemento, ovvero la sua persona, era il motore di tutto il sistema. Soprattutto agli inizi, quando non c’era modo di poter delegare. Giggino Capone, a bordo della sua Lancia Fulvia Gt , trainava il carrello per portare le barche in giro su tutti i campi di regata d’Italia, senza tirarsi mai indietro. I risparmi sulle trasferte valevano per tutti, per cui come alloggio utilizzava la stessa sistemazione spartana che era prevista per gli atleti senza batter ciglio, anche quando si trattava di dormire in camerata. Dopo il periodo di James, Luigi Capone affidò a Rosario Pappalardo il ruolo di allenatore della Canottieri Irno e ancora una volta ebbe l’intuito di scegliere la persona giusta. Vennero così i primi titoli mondiali per atleti del Circolo, le partecipazioni olimpiche, l’affermazione dei salernitani sui campi di regata internazionali.
Ma soprattutto Salerno con lui è diventata fucina di ottimi allenatori che si sono succeduti a formare nuove leve e a preparare gli atleti italiani per le maggiori competizioni mondiali. Da ultimo Franco Cattaneo, allenatore capo della Nazionale azzurra che ha raccolto due medaglie di bronzo alle ultime Olimpiadi di Rio. Tutto è nato dall’intuizione e dalla applicazione di questo grande dirigente che ha trattato i suoi atleti come fossero suoi figli. Altrove, Luigi Capone rincontrerà i suoi colleghi presidenti Nicola Fruscione, già responsabile del Mattino di Salerno, e Almerico Tortorella, con i quali ha condiviso la passione per gli sport del mare. I funerali si sono tenuti oggi alle 16.30 al Sacro Cuore in piazza Ferrovia. 

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