Salerno, festa dell'Arma. Il colonnello Melchiorre: per un militare decidere è atto di coraggio

Il discorso del comandante provinciale dei carabinieri di Salerno, Filippo Melchiorre: ci formiamo per rendere servizi migliori

il comandante provinciale Filippo Melchiorre
il comandante provinciale Filippo Melchiorre
di Petronilla Carillo
Martedì 6 Giugno 2023, 06:20
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«Fiducia nelle Istituzioni». È questo l’obiettivo principale al quale fa riferimento, nel suo primo discorso a Salerno, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Filippo Melchiorre. Il 209esimo anniversario della fondazione dell’Arma inizia con la commemorazione dei propri eroi: i carabinieri Claudio Pezzuti e Fortunato Arena uccisi da due killer della camorra 31 anni fa a Pontecagnano, il tenente Marco Pittoni ammazzato 15 anni fa durante una rapina nell’ufficio postale di Pagani da un sedicenne, i 97 militari che nel corso dell’ultimo anno sono rimasti feriti durante operazioni di servizio. E le «riflessioni» del colonnello toccano proprio l’anima dei suoi carabinieri e gli obiettivi dell’Arma: la necessità di intervenire e assumere decisioni, spesso in condizioni di incertezza e pericolo. «In queste circostanze, a fare la differenza, sono i valori che si mettono in campo e, tra questi, i valori di militarità, competenza, coraggio e umiltà. La Costituzione italiana guida ogni attività dell’Arma e ci chiede di agire “nell’esclusivo interesse della Nazione”, assolvendo alle nostre funzioni “con disciplina ed onore” - dice Melchiorre - La disciplina del carabiniere è, anzitutto, la consapevolezza della propria militarità. Una condizione imprescindibile, che non rinuncia ai diritti, ma li realizza attraverso la pratica dei doveri. Primi tra tutti ce lo insegnano i nostri Caduti: uomini che non hanno avuto bisogno di ordini per compiere gesti straordinari, la cui memoria ci sostiene nell’affrontare i rischi della quotidianità».

«Alla parola disciplina - ha poi aggiunto il comandante provinciale - si affianca il termine onore. L’onore non è il premio della notorietà; è la coscienza di aver svolto quotidianamente il proprio dovere, mantenendosi fedele ai valori della Repubblica, con onestà e dignità. L’onore spinge a occuparsi del bene dei cittadini, con un impegno che conosce molti costi: preoccupazioni, rinunce, fatica fisica, che rispondono esclusivamente al dovere di servizio verso il cittadino». 
Duecentonove anni di Arma dei carabinieri ed «una formazione permanente a sostegno dell’intero percorso professionale e nel contempo rivolta agli animi, per una crescita interiore continua. Perché essere carabiniere non è solo una professione, ma deve essere anche un modo di vivere. Una cultura dell’essere che va controcorrente con quella dell’apparire che oggi la nostra società propone come modello di riferimento. Anche per questo umilmente ci poniamo quali punti di riferimento nella diffusione della cultura della legalità all’interno delle scuole» ha detto ancora il colonnello nel suo discorso concludendo: «Le competenze alimentano la consapevolezza nelle proprie capacità che consentono di guardare avanti con convinzione. Vi sono situazioni in cui anche le migliori analisi non restituiscono certezze. In queste circostanze, la tentazione di non decidere è dietro l’angolo. Questo è il momento del coraggio, necessario per affrontare le situazioni più imprevedibili e difficili. Parlando di coraggio ci ispiriamo anzitutto all’esempio di coloro che, in eventi eccezionali, hanno assunto su di sé i rischi ultimi della comunità». 
I RICONOSCIMENTI
Encomio semplice: Franco Lambruna, Rocco Maria Santomartino, Salvatore Bennici, Silvano Labanchi, Cosimo Pispero, Giuseppe Miano, Antonio Funicelli, Graziano Maddalena, Lucio Orazio Rias; Francesco Vivone, Silvino Volpe, Francesco Cappetta, Carmine Sica,Ciro Coruzzolo, Francesco Caroccia, Alfredo Alfano, Alfonso Nasti, Luigi Ferri, Mauro Scarpa, Michele Sabetta, Marco Vicinanza, Riccardo Zollino.

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