Costiera Amalfitana. i piccoli produttori di limoni lanciano l'Sos: le coltivazioni a rischio per il troppo caldo ed i prezzi scendono

Il caldo torrido sta distruggendo le coltivazioni di limoni in Costiera amalfitana: sos dei produttori

Magin Johnson in vacanza a Positano
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di Emiliano Amato
Mercoledì 19 Luglio 2023, 06:30 - Ultimo agg. 07:18
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Una distesa di limoni adagiati sul terreno. È l’immagine, desolante, a cui si assiste in questi giorni nei terrazzamenti della costiera amalfitana. Qui il caldo torrido sta provocando danni ingenti alla limonicoltura. Dai produttori del limone Costa d’Amalfi IGP arrivano segnali di resa: la domanda è scarsa, l’oro giallo della “Divina” non è richiesto sui mercati e la raccolta, quindi, non è avvenuta come auspicato.

La conseguenza è che il prodotto è andato perso, destinato al macero. Colpa anche del prezzo al venditore, quest’anno fissato tra i 50 e i 70 centesimi al chilogrammo, con i produttori che non riescono a coprire nemmeno le spese. 

Solitamente a luglio il prezzo era di un euro al chilo e tendeva ad aumentare a 2 raggiungendo anche i 2 euro e 50 a metà agosto.

Una perdita economica rilevante per i produttori; ed ecco che ritorna lo spettro dell’abbandono dei terreni in costiera amalfitana. 

«Se il commerciante non ha mercato, non raccoglie – spiega il produttore amalfitano Salvatore Aceto – e oggi i costi per la raccolta sono quasi insostenibili perché non si trova forza lavoro. In passato il grosso del prodotto veniva assicurato ad aprile e a maggio. Si chiamava “passata” la prima raccolta dei frutti più grandi e da quelle piante già esposte al sole. Quest’anno, invece, c’è stata una maturazione quasi contemporanea a causa del caldo. Si è partiti male con un prezzo bassissimo di 50 o 60 centesimi al chilo. In questo modo non si copre nemmeno la metà dei costi. Vedere un prodotto di alta qualità finire così fa male al cuore: ho visto piangere mio padre stamattina davanti a me e ai nostri collaboratori. Io che vengo da generazioni di limonicoltori non mi posso fermare e andrò avanti: mi preoccupano tanti miei piccoli colleghi che hanno già annunciato di voler gettare la spugna. Così muore una storia, muore un intero territorio». 


«Si sono determinate quest’anno le peggiori condizioni per manifestare, in tutta la sua gravità, la debolezza della limonicoltura in costiera» dice Secondo Squizzato, presidente dell’associazione “L’innesto” che raggruppa 80 produttori. Per l’ex sindaco di Cetara, col pollice verde, le responsabilità non sono legate soltanto al clima. 

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«Dopo un inverno particolarmente mite, che in molti casi ha anticipato la maturazione con volumi di produzione molto abbondanti e quindi di elevata offerta, come di consueto agli inizi dell’estate si sono visti i soliti comportamenti di veri e propri cartelli fra acquirenti e commercianti. Come sempre hanno avuto buon gioco nei confronti di un sistema di offerta disorganizzata, debole e polverizzata, priva di forza contrattuale. C’è chi ha tentato di vendere, ma non è riuscito a farlo, mentre l’aumento delle temperature ha falcidiato i raccolti con l’abbondante perdita di limoni». «La situazione è drammatica – afferma Squizzato - ma abbiamo l’obbligo di non arrenderci e ricercare soluzioni anche innovative. Far prendere coscienza della realtà è sempre positivo, ma poi occorre reagire e trovare vie di uscita, coinvolgendo tutte le forze che sono disposte a spendersi, non solo a parole, per la reale difesa della limonicoltura». 

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