L’ultima trincea dei ristoratori:
«Boicottiamo il festival di Sanremo»

L’ultima trincea dei ristoratori: «Boicottiamo il festival di Sanremo»
di Barbara Cangiano
Martedì 2 Marzo 2021, 06:20 - Ultimo agg. 07:40
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Se c’è una certezza è che così come da 71 anni a questa parte Sanremo non salta un appuntamento con il grande pubblico, ogni edizione è accompagnata da un rosario di polemiche. Questa volta, a contribuire a rendere più “effervescente” la già contestatissima 70+1, arrivano i ristoratori dell’Aisp, associazione imprese Salerno e provincia, che al grido di #IoNonSeguoSanremo, invitano clienti ed amici a boicottare la kermesse della canzone italiana. Da stasera, contestualmente con il vernissage, in ognuna delle attività commerciali che hanno aderito - e che rischiano di subire ulteriori restrizioni a causa del Covid-19 - farà bella mostra una locandina nella quale si spiegano le ragioni della protesta. Ad irritare gli addetti del settore Horeca è che «per Sanremo si sia riusciti a trovare un protocollo sanitario teso a salvare la manifestazione, mentre nessuno si preoccupa, nonostante i ripetuti protocolli a cui ci siano dovuti più volte attenere, del fatto che migliaia di attività di qui a breve chiuderanno per sempre», spiegano. Le 75 pagine che sono già Bibbia nella città dei fiori, suonano infatti come uno schiaffo nei confronti di chi, da mesi, sta provando a resistere, facendo lo slalom tra i divieti. «Non si capisce come mai i protocolli siano validi per il Festival di Sanremo, e rischiosi per cinema, teatri, ristoranti e bar. Il governo chiarisca e ci consenta di aprire anche di sera al più presto», denuncia Ciro Salvini del pub Oro, Incenso e birra. «In Italia tutti gli eventi sono bloccati, indipendentemente dalla metratura delle strutture - sbotta Donato Giudice di Elite bar&pub - Milioni di lavoratori sono a casa da un anno, mentre per il festival di Sanremo le regole non valgono. Ormai lo Stato ci prende in giro». 

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Vincenzo Penna del Black Roses Pub, esorta tutti a un atto di “disobbedienza”: «in primis l’appello va a tutti i musicisti e a chi opera nello spettacolo, perché è ormai evidente che stanno giocando con la nostra pelle».

Musicisti che, prima della pandemia, trovavano spesso proprio nei locali notturni una delle pochissime opportunità per farsi conoscere e per sbarcare il lunario. Emilio Manzi della pizzeria Il Duca, dopo essersi piazzato all’ingresso del suo locale del centro storico con tanto di cappio e forcone, a testimoniare il disagio in cui versa la categoria, punta il dito contro la mancanza di controlli, che invece evidentemente si è in grado di garantire per salvare l’appuntamento più pop della televisione italiana: «Stiamo pagando l’irresponsabilità dei giovani e l’incapacità delle forze dell’ordine di far sentire la loro presenza su strada e piazze, quando invece si sarebbe avuto il rispetto delle regole con i locali aperti e questo avrebbe evitato gli assembramenti che sono sotto gli occhi di tutti». L’indice è puntato contro il sistema della colorazione a zone, «che evidentemente varia a seconda degli interessi politici - stigmatizza Iolanda Di Lieto del bar Cercopiteco - Con Sanremo sta accadendo quello che è già successo per la campagna elettorale. Evidentemente è un virus a intermittenza, ma qui gli unici a morire siamo noi». La situazione, spiegano, è ormai sempre più drammatica e il futuro non si prospetta migliore, di sicuro non in tempi rapidi. «Devono riaprire assolutamente i locali a pranzo e cena, siamo in grado di gestire anche noi i protocolli anti-Covid come al Festival di Sanremo», rivendica Vincenzo Salvino dell’Osteria dei sapori. Ma al di là del sistema due pesi e due misure, a ferire gli esercenti è anche l’enorme spreco di risorse, in un momento così delicato per la vita di un Paese ridotto alla miseria: «Amadeus e Fiorello donino il cachet interamente in beneficenza a colleghi che stanno fermi ormai da un anno!», è l’invito che arriva da Rosario De Santis dell’Osteria Da Nonno Raffaele. 

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