«Mio figlio a casa del padre in un palazzo
con un contagiato: ora ho paura»

«Mio figlio a casa del padre in un palazzo con un contagiato: ora ho paura»
di Petronilla Carillo
Domenica 5 Aprile 2020, 06:35 - Ultimo agg. 08:30
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«Ho paura per mio figlio perché il padre lo ha portato a casa sua e nel suo condominio c’è stato un infetto da Covid 19 accertato». È il disperato grido d’aiuto di una madre separata salernitana. La storia è quella di un bimbo conteso al tempo del Coronavirus. «Io sono chiusa in casa con lui tutta la settimana - dice ancora la donna - perché sto facendo lo smart working mentre mio marito continua a lavorare in una fabbrica, con altri operai. A far scattare la donna, che ha chiesto aiuto ad un avvocato, è stato proprio l’aver constatato che in quel palazzo, dove abita il suo ex, c’è stato un caso di infezione. «La cosa più drammatica - si sfoga la giovane mamma - è che a me non è stato detto. Sono stata avvisata da una terza persona, poi ho verificato la notizia ed è vera. Ed ora ho paura per mio figlio e non so come regolarmi con il mio ex: non accetta incontri a distanza con il bambino, pretende di averlo a casa come se nulla fosse accaduto. Tra l’altro  io e mio figlio viviamo con i miei genitori anziani».

È questo solo l’atto finale di una battaglia legale che vede i due coniugi l’uno contro l’altro per l’affido del bambino, una richiesta di rivisitazione degli accordi di separazione avanzata dall’uomo dopo aver saputo che la sua ex aveva un nuovo compagno. E non è l’unica storia di genitorialità «pretesa» in violazione delle norme basilari di sicurezza in tempo di Coronavirus. Da Salerno città arrivano altre due storie drammatiche: quella di una funzionario di banca la cui moglie è medico in una struttura ospedaliera della zona il quale ha chiesto, in questo periodo di grande incertezza sanitaria, di poter aver con lui il figlio per ragioni di sicurezza. E un altro che vede un padre salernitano, anche lui in regime di smart working, combattere contro la moglie infermiera, in prima linea in un ospedale di Caserta, che non «cede» il bambino al padre per timore di perdere l’assegno di mantenimento. 
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