Ucraina, è caos accoglienza a Salerno:
mamme e bambini nel bus dei profughi

Ucraina, è caos accoglienza a Salerno: mamme e bambini nel bus dei profughi
di Barbara Cangiano
Sabato 5 Marzo 2022, 06:30 - Ultimo agg. 17:30
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Qualcuna è riuscita ad andare via dall’Ucraina lunedì. Altre mercoledì. E dopo quasi cento ore di viaggio, passando per l’Ungheria, ieri mattina hanno raggiunto Salerno per riabbracciare i loro familiari. In trentacinque - dieci madri e venticinque bambini, tra cui un neonato – sono approdate a piazza della Concordia pochi minuti dopo le 12. C’è una mamma giovanissima. Suo figlio ha un anno e mezzo e il volto provato dalla stanchezza: «Sono scappata da Kharkov – racconta – Non avevamo più luce, acqua, gas. Era impossibile telefonare». Speriamo che trovino serenità, dice una donna, mentre le auto in fila vengono caricate rapidamente da zii e amici. «Mia figlia ha viaggiato per sessanta ore dopo aver lasciato un paesino vicino Leopoli – spiega una nonna – Lo ha fatto solo per mettere in salvo i suoi figli di dieci e sette anni. Ma domani ripartirà. Non vuole abbandonare il marito ed è pronta a combattere per il nostro Paese». 

In piazza della Concordia non ci sono vigili né ambulanze. Meno di una mezzora dopo l’arrivo del bus, iniziano a spuntare le prime pattuglie della municipale, le auto della Protezione civile con gli uomini della Croce Rossa, il sindaco e l’assessore alle Politiche sociali. Nessuna delle donne è stata identificata. Nessun bambino è riuscito a ricevere assistenza. E dei tamponi, che secondo il piano varato ventiquattro ore prima in Prefettura avrebbero dovuti essere fatti, nessuna traccia. «Non avevamo contezza di questo arrivo. Ne sono venuto a conoscenza per vie informali e mi sono precipitato qui – dice il primo cittadino Vincenzo Napoli – Chiederò un colloquio con il prefetto per mettere in piedi una macchina organizzativa che in qualche modo ci metta al riparo da eventi improvvisi, anche perché ho la certezza che nei prossimi giorni arriverà un numero consistente di profughi a cui dobbiamo garantire una adeguata assistenza. Bisogna fare in modo che ci sia un’unità di crisi che funzioni. Ci conforta il fatto che queste persone abbiano trovato alloggio dai familiari, ma crea inquietudine il fronte sanitario, quello dei tamponi e dei vaccini». L’assessore Paola De Roberto precisa che i documenti dei nuovi arrivati sono stati verificati alla frontiera: «Ci avevano detto che avrebbero raggiunto Salerno per le 14 e ci stavamo attrezzando, ma per una manciata di minuti non ci siamo riusciti. A oggi la rete più affidabile per avere informazioni precise è data dalla comunità ucraina di Salerno». Tra le referenti c’è Yarina Pylyukh: «Questo è il quinto bus – racconta – Senza una vera cabina di regia temo che sarà il caos. In queste condizioni è impossibile gestire flussi di cinquecento e passa persone, tra cui ci sono moltissimi bambini che devono essere visitati da un medico. Porterò i miei nipoti da un pediatra privato, ma non tutte possono permetterselo. Non conoscono la lingua, non hanno l’auto, non sanno a chi rivolgersi. I miei connazionali avrebbero dovuto essere identificati e visitati. Così è tutto fuori controllo. Per questo, quando mi contattano per sapere come fare ad arrivare a Salerno, dico loro che è meglio fermarsi in Polonia, a meno che non abbiano dei contatti diretti. E lo faccio perché ho a cuore i salernitani, mi sento parte di questa comunità e non vorrei che la gara di solidarietà bellissima di questi giorni si trasformi in odio verso la mia terra».  

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Le strutture attrezzate per l’accoglienza ci sono, come La Tenda. E chiunque prova a dare una mano, come padre Ivan Boryn che ha «adottato» una madre e i suoi due figli. Ma qualcosa non ha funzionato, ammette Domenico Violante, direttore del 118: «Il nostro compito, su indicazioni del Ministero, è quello della prevenzione. Non si parla solo di Covid. Sappiamo che in Ucraina c’è stata una epidemia di morbillo e poliomelite e saremo pronti a gestire eventuali criticità. Questo arrivo però ci ha preso alla sprovvista. Vero è che abbiamo partecipato a una riunione in Prefettura, ma non sapevamo quando sarebbero arrivati, dove e neppure quanti fossero». Intanto l’Asl comunica che le strutture territoriali sono state allertate per fornire assistenza. I tamponi saranno eseguiti presso le singole Usca e verranno individuate aree deputate alle quarantene. I profughi saranno presi in carico come stranieri temporaneamente residenti, con l’attribuzione di un medico di base e di un pediatra temporaneo.

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