«Porterò con me i tuoi insegnamenti, ricorderò tutti i momenti passati assieme, non ti dimenticherò mai papà, mi mancherai ma saprò sempre dove trovarti». La prima a prendere la parola è stata Silvia Karol. Solo undici anni, giacca a vento bianca, espressione composta. Cerca conforto nello sguardo della mamma, Myriam, che le sta a un soffio e che con amore l’incoraggia nonostante il dolore che le dilania, unite davanti al feretro che non erano pronte a vedere. Silvia Karol appare granitica fino a che, guardandola per un attimo in più, non si rivela per quello che candidamente e genuinamente è: una bambina che, con un coraggio a dir poco ammirevole, sta tributando l’ultimo saluto al papà che non ha più da quasi una settimana. Quel papà morto all’improvviso, senza ancora una spiegazione ufficiale. Aveva fatto un incidente ma si sarebbe ripreso, avevano assicurato i medici. Così non è stato. È la piccola Silvia Karol che prende la parola prima dell’inizio dell’omelia di don Francesco Quaranta, sacerdote della chiesa di San Benedetto dove ieri sono accorsi in centinaia per dire addio al «re dei giocattoli» Matteo Spirito, deceduto nella notte tra Pasqua e pasquetta mentre era ricoverato, in attesa di intervento chirurgico, presso il reparto di ortopedia del Moscati di Avellino. «Non poniamo la speranza nella giustizia terrena ma in Gesù - invita il sacerdote che ha officiato il commosso rito funebre - dobbiamo lavorare per permettere che la ferita si trasformi in feritoia, che il nostro cuore si lasci confortare. Come la piccola Silvia ci ha ricordato: la presenza di Matteo di è solo trasformata, tutti, li compresa, lo vedremo e sentiremo manifestarsi in altro modo».
Il feretro del 59enne Matteo Spirito è stato portato a spalla da piazza Portanova, dove ha fatto un’ultima simbolica tappa davanti allo storico negozio di giocattoli.
Commosso il ricordo di Adolfo Gravagnuolo, storico commerciante del centro storico che con lo sfortunato 59enne aveva un rapporto di amicizia più che trentennale: «È un momento tristissimo per la famiglia, per la città e per il comparto del commercio perché quando si parla di Spirito, ci troviamo di fronte a un’azienda che ha più d cento anni e che ha dato tanto al mondo dei giocattoli e della pelletteria - ricorda - Matteo era una bravissima persona, un uomo eccezionale purtroppo è stato estremamente sfortunato per tutto ciò che è accaduto. Conoscevo benissimo la famiglia, sono molto amico del fratello Renato, i nostri figli giocavano assieme, persone per bene ma soprattutto era un grande lavoratore, che teneva al commerci e se uno parla con i colleghi di Portanova tutti dicono che era sempre disponibile con tutti, per qualunque cosa accadesse in un negozio. Salerno ha perso un altro dei suoi simboli, componente di un storica famiglia. Tutti insieme, adesso, dobbiamo dare una spinta agli Spirito perché vadano avanti, come sono andati avanti nonni, zii e genitori prima di loro».