Sistemavano un lampione in una villetta a Capaccio Paestum, morirono folgorati: condannato il proprietario

Il 28enne Walter De Nigris e il 46enne agricoltore capaccese Martino Marino persero la vita dinanzi ad uno stabile in costruzione in via Gromola: non c'era in piano della sicurezza

Soccorritori e forze dell'ordine
Soccorritori e forze dell'ordine
di Carmela Santi
Giovedì 6 Aprile 2023, 07:30
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Morirono folgorati in un cantiere di Capaccio Paestum, per il proprietario della villa arriva la sentenza di condanna per il reato di omicidio colposo. I fatti risalgono a sette anni fa. Era il tre agosto del 2016 quando l’elettricista 28enne Walter De Nigris e il 46enne agricoltore capaccese Martino Marino persero la vita nel tentativo di sistemare un lampione dinanzi ad una villa in costruzione in via Gromola.

Una tragedia immane che sconvolse la comunità locale. Il giovane elettricista residente a Borgo Carilia stava eseguendo dei lavori mentre il 46enne si trovava di passaggio, stava semplicemente dando una mano al ragazzo. Quel pomeriggio, Marino era in un terreno vicino e si sarebbe offerto di aiutare gli operai a installare il palo nel giardino della villetta. Ma un destino crudele lo ha coinvolto in un incidente che gli è costato la cita. Marino e De Nigris furono fulminati da una scarica elettrica di 20mila volt. Il 28enne morì sul colpo. Il cuore di Marino cessò di battere dopo una settimana di agonia all’ospedale Ruggi di Salerno. Per la loro morte il proprietario della casa, Vincenzo Alfano, che aveva commissionato i lavori, è stato condannato a due anni di reclusione con pena sospesa. La sentenza di primo grado è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno.

Le famiglie delle due vittime difese dagli avvocati Mario Conte e Pierluigi Spadafora, che nel processo si sono costituite parte civile dovranno essere risarcite dall’imputato i cui legali valuteranno l’eventuale ricorso in Appello. Inizialmente le indagini avevano coinvolto altre due persone: il titolare della ditta Donato Andreoli che stava eseguendo i lavori e suo figlio Felice. Quattro anni fa il primo fu raggiunto da un ordine di carcerazione e si costituì spontaneamente presso la casa circondariale di Avellino: dopo aver patteggiato una pena a 3 anni per il reato di omicidio colposo per omessa redazione di un adeguato piano di sicurezza nel cantiere, si vide rigettare la richiesta di affidamento ai servizi sociali. Il figlio Felice, che rimase ferito nell’issare il palo dell’illuminazione, fu assolto in quanto non ritenuto responsabile, di fatto, dei lavori che stava eseguendo la ditta di famiglia. Secondo le indagini il lampione urtò un elettrodotto generando la scarica letale, il gup ritenne pacifico il fatto che il cantiere fosse privo dei minimi requisiti di sicurezza per la tutela dei lavoratori.

Con il riconoscimento del primo giorno di lavoro della ditta Andreioli a Walter De Nigris, la sua figlioletta ottenne una pensione mensile fino alla maggiore età da parte dell’Inail, che sarà gestita dalla compagna del compianto elettricista.

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