Niente mantenimento alle figlie, i giudici:
«Sono adulte ed hanno la loro vita»

Niente mantenimento alle figlie, i giudici: «Sono adulte ed hanno la loro vita»
di Petronilla Carillo
Domenica 10 Ottobre 2021, 06:10 - Ultimo agg. 11:07
3 Minuti di Lettura

Stanco di mantenere le tre figlie che vivono tutte fuori casa ed hanno una propria vita autonoma, un salernitano ha visto valere le proprie ragioni dinanzi al giudice della prima sezione civile, Caterina Costabile. Trascinato in giudizio dalla figlia diciannovenne, la più piccola delle tre, ha avuto ragione sulle pretese della ragazza la quale, pur vivendo a casa del suo compagno, rimasta incinta, continuava a chiedere al padre il mantenimento indiretto, ovvero un assegno periodico volte a soddisfare le proprie esigenze ordinarie. Una sentenza, quella ottenuta per il proprio assistito dall’avvocato Lucia Vicinanza, che diventa giurisprudenza e potrebbe aprire nuovi scenari nella visione moderna della famiglia.

La ragazza si è dunque vista revocato il mantenimento indiretto in quanto, rimasta incinta, ha costituito un nuovo nucleo familiare. Ma non solo.

Secondo precedente giurisprudenza, l’obbligo di mantenimento persiste fino a quando il genitore onerato non provi che il figlio ha conseguito l’autosufficienza economica intesa come possesso di una idonea capacità di inserirsi nel mondo del lavoro o come costruzione di un proprio nucleo familiare, ovvero che lo stesso si rifiuti ingiustificatamente di cogliere le occasioni ordinarie per raggiungere la propria indipendenza. E così, dopo la sentenza a suo favore, l’uomo ha visto cadere, in aumento, anche l’obbligo di mantenimento per le altre due figlie: la prima, di anni 26, non vive più da anni presso la casa familiare, è iscritta all’università ma non sostiene esami da tempo, dopo il conseguimento del diploma ha lavorato saltuariamente; la seconda, di anni 23, ha terminato il proprio percorso di studi con il conseguimento del diploma, ha lavorato per circa un anno come commessa e adesso è in attesa di un figlio dal proprio compagno (il che impone di presumere che la stessa ha dato vita a un nuovo nucleo familiare).

«L’obbligo del mantenimento dei genitori consiste nel dovere di assicurare ai figli, anche oltre il raggiungimento della maggiore età, e in proporzione alle risorse economiche del soggetto obbligato, la possibilità di completare il percorso formativo prescelto e di acquisire la capacità lavorativa necessaria a rendersi autosufficiente - spiega l’avvocato Vicinanza - La prova del raggiungimento di un sufficiente grado di capacità lavorativa è ricavabile anche in via presuntiva dalla formazione acquisita e dalla esistenza di un mercato del lavoro in cui essa sia spendibile. La prova contraria non può che gravare sul figlio maggiorenne che pur avendo completato il proprio percorso formativo non riesca ad ottenere, per fattori estranei alla sua responsabilità, una sufficiente remunerazione della propria capacità lavorativa. Tuttavia, anche in questa ipotesi vanno valutati una serie di fattori e circostanze che incidano comunque sul tenore di vita del figlio maggiorenne e che di fatto lo rendano non più dipendente dal contributo proveniente dai genitori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA