Badante annegata in vasca dall’amante ad Altavilla Silentina: «Uccisa per gelosia»

Le motivazioni della condanna a 22 anni per Gerardo Cappetta: «Omicidio per una lite nata dal rapporto col fidanzato ufficiale»

Il tribunale di Salerno
Il tribunale di Salerno
di Viviana De Vita
Mercoledì 13 Settembre 2023, 07:00
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Lei era disposta a rinunciare al fidanzato “ufficiale” e a legarsi esclusivamente a Gerardo Cappetta con il quale aveva da tempo una relazione clandestina. A condizione che la sposasse e le consentisse di portare i suoi figli ad Altavilla Silentina, nella sua casa. Gerardo Cappetta, il 54enne condannato lo scorso aprile a 22 anni di reclusione per l’omicidio di Snejana Bunacalea, la badante moldava trovata morta a marzo 2020 nella vasca da bagno, aveva rifiutato la proposta: nonostante fosse “pazzo” di lei e avesse più volte fantasticato di avere una vita con la bella 43enne, era terrorizzato dalle responsabilità che la scelta avrebbe comportato. 

Al tempo stesso, però, l’ex benzinaio e dipendente delle Poste, non sopportava più di dover “dividere” la donna che amava con un altro uomo. D’altro canto il fatto che Snejana Bunacalea, fosse stata la sua prima ed unica donna, in oltre 50 anni di vita, la rendeva ancora più “preziosa”. A metterlo nero su bianco, sono i giudici della Corte d’Assise del tribunale di Salerno (presidente Vincenzo Ferrara) che, in 52 pagine, motivano la sentenza con cui lo scorso aprile hanno accolto la tesi della Procura, sostenuta nel dibattimento dall’avvocato Angelo Mancino, parte civile per conto dei familiari della donna, smentendo quella della difesa

Nessun malore e nessuna crisi epilettica: Snejana Bunacalea non era scivolata nella vasca da bagno. La 43enne è stata uccisa per gelosia da Gerardo Cappetta, il figlio dell’anziana che la vittima accudiva. Quella sera in cui l’uomo la spinse più volte con la testa contro la superficie della vasca colma d’acqua facendola annegare, Snejana aveva fatto il bagno proprio per prepararsi ad un appuntamento: sarebbe dovuta uscire con il fidanzato per festeggiare, con un giorno di anticipo, il suo compleanno. Per l’occasione Gerardo Cappetta le aveva già preso un regalo. «Ovviamente - scrivono i giudici - solo Cappetta può sapere cosa sia realmente accaduto dopo essere entrato in bagno e aver visto la donna nuda, appena uscita dalla vasca. Quello che si può dire è che in quel contesto, l’unica spiegazione logica dell’omicidio è quella di un contrasto, una lite, un’incomprensione o un rifiuto di concedersi, che non potevano avere altro motivo se non il rapporto della donna con il fidanzato ufficiale».

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Sarebbe stato quello a scatenare la reazione rabbiosa, incontrollata e violenta dell’imputato che, dopo aver colpito la vittima con schiaffi, calci e pugni, l’immobilizzò afferrandole la testa e tirandole i capelli. Quindi, trattenendola in ginocchio davanti al bordo della vasca colma d’acqua, cominciò a spingerla con la testa contro la superficie della vasca annegandola.
 

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