Pignoramenti «gonfiati»
ma gli indagati tornano liberi

Pignoramenti «gonfiati» ma gli indagati tornano liberi
di Nicola Sorrentino
Sabato 13 Febbraio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 07:51
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Una diversa valutazione di alcuni immobili pignorati, con la possibilità di liberarne alcuni, dietro il compenso di una «mazzetta» di 20mila euro. Il gip non convalida la richiesta del fermo in carcere e libera tutti e tre gli indagati. L’unica misura decisa ieri, al termine dell’udienza di convalida, è la sospensione dalla professione per un anno per S.C. ingegnere e consulente tecnico. Sullo sfondo l’inchiesta che solo due giorni fa, aveva mandato in carcere un intermediario di Baronissi di 30 anni, D.G.M. , insieme ad un avvocato R.C. , in qualità di custode giudiziario - difeso dai legali Andrea Vagito e Alfonso Esposito - e un consulente tecnico. L’accusa era induzione indebita a dare o promettere utilità. Tutto era partito dalla denuncia alla Finanza di un imprenditore edile: la sua società aveva subito un’azione di pignoramento di alcuni immobili. In seguito, alla vittima fu prospettato dal consulente del tribunale - in un incontro - la possibilità di ottenere la riduzione del pignoramento degli immobili. Il consulente avrebbe stimato gli stessi per un valore «artificiosamente elevato, verosimilmente superiore a quello reale e di mercato» per consentire poi al debitore di ottenere la riduzione del pignoramento e la liberazione di alcuni immobili. Questo, dietro il pagamento di 20mila euro da versare «agli amici». I finanzieri avevano arrestato in flagranza D.G.M. a Baronissi, al momento della consegna dell’ultima tranche di denaro, 2.000 euro. Secondo la denuncia, ritenuta attendibile, l’imprenditore sarebbe stato pressato dagli indagati.

Tuttavia, il gip ha valutato come generici e non significativi gli elementi raccolti per R.C.

Lo stesso per il 30enne che era stato osservato prendere i soldi, D.G.M. Quest’ultimo si è difeso spiegando di non essere a conoscenza dei fatti e di aver ricevuto dal cugino, S.C. la richiesta di aiutare una persona. Il gip ha fatto venir meno la seconda ipotesi di reato, turbata libertà degli incanti, non ritenendo sussistente la possibilità del pericolo di fuga e inquinamento delle prove, sospendendo l’ingegnere dalla professione per un anno perché impegnato in altri procedimenti. Con il rischio, in questo caso, di reiterazione del reato. Non è escluso, ora, che la Procura possa ricorrere al Tribunale del Riesame.

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