Pontecagnano Faiano, omicidio Marzia, il padre Ciro: «Che la magistratura indaghi»

Ciro Capezzuti, ai microfoni della Rai, lancia accuse a chi doveva fare controlli: aveva detto no alla costituzione di parte civile del Comune di Pontecagnano Faiano

La vittima, Marzia Capezzuti
La vittima, Marzia Capezzuti
di Petronilla Carillo
Venerdì 15 Marzo 2024, 06:35 - Ultimo agg. 16:28
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«Avevo fiducia in Barbara Vacchiano. Quando è scattato il codice rosso e sono stato sentito dai carabinieri di Milano (era il mese di febbraio del 2022 e Marzia Capezzuti era ancora viva, ndr) subito dopo ho chiamato quella donna, sono stato al telefono con lei mezz’ora. Ho fatto una cosa per la quale mi porto uno scrupolo dentro. Chissà... forse se non avessi fatto quella telefonata...».

Ai microfoni della trasmissione tv “Chi l’ha visto?”, Ciro Capezzuti, ci va giù duro. Contro tutti. Perché, secondo lui, si poteva fare di più per salvare la figlia Marzia. Attraverso i suoi legali, gli avvocati Carmela Landi e Nicodemo Gentile, non aveva dato parere favorevole alla costituzione di parte civile del Comune di Pontecagnano Faiano e delle altre associazioni. Comune che, assieme alle associazioni Spazio Donna, Posto suo e Polis, è stato ammesso dal gup Giovanna Pacifico in costituzione di parte civile.

«Il Comune faccia ciò che vuole - ha replicato Ciro Capezzuti - Io spero che i magistrati approfondiranno altre posizioni e se ci sono responsabilità che siano pagate. Non voglio additare nessuno, non voglio fare accuse ma resto della mia opinione personale: sono sdegnato, rispetto l’operato dei giudici ma, secondo me, delle altre responsabilità ci sono. Oggi Marzia sarebbe ancora viva se fossero stati fatti opportuni controlli». Il riferimento del padre è a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta: il Comune avrebbe avuto Marzia in carico e la famiglia Vacchiano-Noschese sarebbe stata sotto osservazione.

La trasmissione «Chi l’ha visto?» ha raccontato anche di una volontaria che sarebbe stata ai Servizi sociali a segnalare la situazione vissuta da Marzia, avrebbe avuto garanzie sul fatto che la ragazza fosse seguita ma in quella casa non sarebbe poi andato nessuno a controllare. Sulla questione abbiamo chiesto anche una dichiarazione del sindaco di Pontecagnano Faiano che, al momento, preferisce non commentare.

Intanto il padre di Marzia, in trasmissione, non ha peli sulla lingua: «Lei è finita in mano degli aguzzini, dei mostri . Io non ho mai odiato nessuno ma queste persone le odio con tutto me stesso per quello che hanno fatto a mia figlia. L'hanno uccisa ed io non lo accetto. Vedere queste immagini per me è un orrore. L'hanno trattata proprio come nei lager, io non li ho vissuti ma mi strazia il cuore vedere queste immagini. Potevano continuate ad usare i suoi soldi, se il problema era questo, ma non certo ucciderla».

Il figlio minorenne della coppia è già processo presso il tribunale dei Minori di Salerno. Ad aprile, invece, prenderà il via in Corte d’Assise quello per i suoi genitori, Barbara Vacchiano e Damiano Noschese. Quello che emerso nel corso delle indagini è uno spaccato sociale da brividi.

Noschese che, in tre lettere inviate alla pm Licia Vivaldi, ha cambiato tre volte versione dei fatti, arrivando anche a chiedere scusa alla famiglia di Marzia per ciò che le avevano fatto la moglie e il figlio, poi ha tirato in ballo anche il figliastro Vito prima come responsabile dell’omicidio (ricordiamo che Vito non è stato indagato per omicidio ma solo per maltrattamenti in un altro fascicolo ancora non chiuso con altre tre persone, compresa la sorella Annamaria), quindi ha parlato di violenze sessuali ad opera sempre di Vito. Insomma, una persona che, pur di non assumersi le proprie responsabilità, ha provato a scaricarle addosso alla sua famiglia.