Colombe, uova e agnello: a Salerno il menu di Pasqua diventa un salasso per le famiglie

Aumenti su tutti i generi alimentari, soprattutto ortaggi, carne e salumi: il pranzo costa il 10-15 per cento in più rispetto allo scorso anno

Una tipica tavola pasquale
Una tipica tavola pasquale
di Barbara Cangiano
Domenica 9 Aprile 2023, 07:00
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Quest’anno il pranzo di Pasqua costa il 10-15 per cento in più. Schizzano i prezzi di uova di cioccolato e colombe e salgono anche quelli di frutta, verdura e carne. Stando a un’analisi del Codacons nazionale, complici i rincari delle materie prime come zucchero e burro e quelli che hanno interessato le bollette, il tradizionale dolce pasquale ha subìto un’impennata dal 31 al 73 per cento rispetto all’anno scorso, con un’oscillazione di prezzo dal 20 al 68 per cento per quanto riguarda la versione farcita. I listini delle uova con sorpresa non fanno eccezione, lievitando dal 15 al 44 per cento a seconda delle marche, dei formati e dei trend del momento legati ai personaggi dei cartoni animati. 

Una Pasqua salata, dunque, anche perché, come chiariscono gli ultimi dati Istat, il rallentamento dell’inflazione non ha ancora fatto registrare i suoi effetti sul carrello della spesa. «Avendo quattro figli e un unico stipendio, sono particolarmente attenta - chiarisce Mariarosaria Di Maio - Guardo le offerte e giro molto per risparmiare, ma è diventato sempre più difficile. Negli ultimi giorni anche al mercato di via Piave c’è stato un aumento del costo di frutta e verdura. Per non parlare dei supermercati. I rincari maggiori riguardano le uova di cioccolato, è complicato riuscire a trovarne di buona qualità senza sobbarcarsi una spesa non indifferente. E poi la carne: agnello e capretto vanno ormai a peso d’oro». Tra gli ortaggi tipici del menù pasquale ad aver subìto delle oscillazioni ci sono sicuramente gli asparagi, il cui costo varia dagli otto ai dieci euro al chilo, mentre i carciofi sono rimasti più o meno stabili, con cifre che vanno da 80 centesimi a 1 euro e 20 centesimi. Leggero incremento per le fave (2,50 euro al chilo) e le fragole (da 1,50 a 2 euro a cestino).

La carne di agnello, che rappresenta una delle principali richieste del mercato, sale dell’8 per cento e le uova di gallina schizzano del 22 per cento in più. 

«In parte alcuni aumenti sono dovuti alle gelate delle scorse settimane - chiarisce Pasquale Giglio di Confesercenti - Il caso degli asparagi è quello più eclatante, ma ci sono state ripercussioni in generale sull’intero comparto ortofrutticolo. Per quanto riguarda gli altri prodotti, i negozi di vicinato hanno applicato già qualche mese fa piccoli ritocchi da 50 centesimi a un euro, mentre i meccanismi della grande distribuzione sono più difficili da analizzare. Un dato è invece rimasto invariato: il costo di un pranzo al ristorante o in agriturismo per la domenica di Pasqua o il lunedì in Albis non subirà variazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Abbiamo fatto un’indagine tra gli associati e tutti hanno cercato di non applicare maggiorazioni per venire incontro alle esigenze dei clienti». Se salumi e insaccati crescono del 9 per cento, olio, burro e zucchero hanno raggiunto cifre da record, dilatando la spesa dal 25 al 54 per cento. «I ritocchi ci sono stati, anche se stiamo facendo di tutto per contenerli - ammette Peppe Faiella, presidente dell’associazione pasticcieri di Salerno - Una colomba classica, realizzata con ingredienti di alta qualità, viaggia sui trenta euro. Per quella al pistacchio si va dai trentacinque ai trentotto. Dodici mesi fa costavano cinque euro in meno, ma l’aumento della spesa per l’acquisto delle materie prime non ci ha consentito di fare diversamente. Le uova praticamente non si possono comprare più, ci sono alcune tipologie di burro che costano il sessanta per cento in più, idem per la ricotta, mentre lo zucchero è passato da 80 centesimi a un euro e sessanta centesimi al chilo più Iva. Per fortuna il caro-bollette ci sta dando una tregua, altrimenti sarebbe stato ancora più complicato provare a resistere senza incidere troppo sulle tasche dei consumatori». Una regola che ha seguito Paolo Lamberti di Panem et circenses: «Non abbiamo voluto gonfiare i prezzi, nonostante gli aumenti, perché è una festa legata alla rinascita di cui c’è tanto bisogno. Da noi un casatiello da un chilo continua a costare intorno ai diciotto euro, idem una pastiera dello stesso peso. Ma c’è anche chi li vende a ventidue euro se non di più. Quello che è evidente è che gli stipendi non bastano più e chi può sta dando fondo ai risparmi». 

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