Spaccio sull'asse Caserta-Salerno: in tredici finiscono a processo

Grazie ad una serie di episodi di cessione di droga, in una delle zone maggiormente sensibili, come gli ex palazzi Grimaldi, gli inquirenti ricostruirono una fitta rete di pusher ed acquirenti, in maggioranza africani

I carabinieri
I carabinieri
di Nicola Sorrentino
Martedì 26 Marzo 2024, 07:00
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Spaccio di droga, ci sono anche quattro salernitani finiti a processo, attraverso la formula del giudizio immediato, al termine di un’inchiesta condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Due risiedono a Cava de’ Tirreni mentre gli altri a Salerno e Mercato San Severino. Sono invece 13, in tutto, gli imputati oggetto della richiesta dell’organo inquirente. L’attività d’indagine fu condotta dai carabinieri di Grazzanise, partita nel mese di novembre 2020 e proseguita per un anno.

Grazie ad una serie di episodi di cessione di droga, in una delle zone maggiormente sensibili, come gli ex palazzi Grimaldi, gli inquirenti ricostruirono una fitta rete di pusher ed acquirenti, in maggioranza africani. Grazie ad attività quali intercettazioni o appostamenti e pedinamenti, i carabinieri individuarono 13 persone ritenute responsabili di oltre 400 episodi di spaccio di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina, marijuana). Tra questi, un cittadino ghanese, 5 nigeriani, 5 italiani (tra i quali i 4 salernitani), un cittadino tunisino ed un venezuelano. Lo spaccio avveniva nella maggior parte dei casi a Castel Volturno da parte degli africani, nei confronti di tossicodipendenti locali o di piazzisti che in ragione del competitivo prezzo di mercato, come ad esempio quello di 35 euro al grammo per l’eroina, andavano in massa dagli africani e poi rivendevano lo stupefacente nelle loro territorio e piazze di spaccio.

E con una differenza di prezzo, anche più del 50%. Le province dei piazzisti erano quelle di Teramo, Salerno, Perugia e Latina. Prima dell’acquisto di ogni carico, che doveva partire dall’Africa orientale, i pusher si sarebbero persino rivolti ad un mago, nelle loro terre d’origine. Il mago aveva il compito di compiere un “rito voodoo” propiziatorio affinché il carico o il corriere fossero liberi dal malocchio o da eventi negativi. Le chiamate degli indagati avvenivano anche con i loro fornitori locali, per fare un confronto sul prezzo di mercato dello stupefacente in Africa, per poi rivenderlo in Italia. La droga veniva acquistata e consumata anche sul luogo stesso dell’acquisto. Al punto che i carabinieri, in ragione di questa circostanza, riuscirono ad arrestare in flagranza di reato almeno sei persone. Le ulteriori perquisizioni, che risalgono allo scorso gennaio, condussero al sequestro di 500 euro in banconote di piccolo taglio e di mezzo chilo di droga, di diversa tipologia, come anche ovuli, trovato nelle disponibilità di altri indagati.

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Con i vagli del Tribunale del riesame e gli interrogatori, la procura ha ora mandato sotto processo le persone destinatarie delle misure cautelari, all’epoca.

Per tutti gli imputati ci sarà la possibilità di chiedere un rito alternativo, in alternativa al dibattimento.

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