Violenze: donna campana torna in Italia
per cercare aiuto per sé e i suoi figli

Violenze: donna campana torna in Italia per cercare aiuto per sé e i suoi figli
di Petronilla Carillo
Martedì 8 Marzo 2022, 06:30
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Avevano lasciato l’Italia in cerca di fortuna, per garantire ai loro figli un futuro diverso e, perché no, migliore. Avevano scelto come meta, un paese europeo occidentale. Uno di quelli ricchi ma, una volta arrivati a destinazione, nel corso degli anni il sogno è svanito e la vita per lei, una giovane donna originaria dell’agro nocerino, è diventata un incubo.

Il sogno della famiglia si è infranto contro un muro di violenze. Quelle del marito che, lontano dalla propria terra, ha iniziato ad abusare di tutto ciò che non doveva: dalle sostanze stupefacenti alle botte.

Non riuciva a reggere il peso delle difficoltà e sfogava picchiando la moglie, anche davanti ai loro tre figlioletti piccoli. Mentre il sogno di trovare un lavoro e di poter avere una vita serena naufraga proprio a causa dei problemi di lui.

Così lei, non sentendosi protetta in quel paese non suo, decide di scappare via e di portare con se i figli. Rientra in Italia, prima si affida ad alcuni familiari, poi si rivolge ad un centro antiviolenza, infine finisce con i suoi in una casa famiglia. Ma la situazione per lei non migliora: è lei l’unica vittima di violenza, non i figli (anche se testimoni involontari di quanto accadeva tra i genitori) e quindi il tribunale impone una incontro assistito tra il padre e i suoi tre bambini.

Ma qualcosa va male. La donna, non fidandosi più di quell’uomo, che aveva amato ma che ora tanto male le faceva, fa accompagnare i suoi bambini all’appuntamento con il padre da una persona amica. Anche in questa circostanza, però, un momento di gioia diventa un incubo. Qualcosa non garba all’uomo, nella sua testa scatta l’ennesimo impeto di ira e picchia questa persona tra le lacrime e lo spavento dei suoi figli. Inizia così un altro percorso, questa volta a sostenere la giovane donna e i suoi figli, è l’Associazione matrimonialisti italiani, con l’avvocato Alba De Felice. Lui ora è indagato, lei e i suoi bimbi stanno seguendo un percorso psicologico in una casa protetta. Lui, invece, è fuggito di nuovo all’estero.

Piano piano il nuovo legale prende possesso della storia ed ottiene l’allontanamento dell’uomo anche dalla vita dei suoi figli. Perchè la violenza è violenza, non soltanto quella fisica nei confronti della sua ex moglie ma anche quella «assistita» dai suoi bambini. Il più piccolo un giorno, racconta tra le lacrime alla mamma: «Spero di non sognare papà, stanotte, altrimenti mi faccio di nuovo piì addosso: ho paura». 

«Il femminicidio -definito giustamente nella Convenzione di Istanbul un Crimine contro l’Umanità - rappresenta, nella mia ottica di avvocato familiarista da sempre protesa alla tutela dei minori, anche un crimine contro l’infanzia e l’adolescenza - commenta l’avvocato Alba De Felice - Infatti, spesso, le donne che subiscono violenza sono anche delle giovani mamme e quindi, quasi sempre, questi efferati crimini vengono consumati in casa alla presenza dei figli, i quali -assistendo- diventano anch’essi vittime, nello specifico di violenza assistita, patendo così conseguenze gravissime, quasi sempre irreversibili per il loro equilibrio psico-fisico. E’ proprio questo, a mio parere, l’aspetto maggiormente inquietante sul quale, tuttavia, raramente ci si concentra. Pertanto, ritengo che una adeguata strategia di contrasto alla violenza di genere non possa assolutamente prescindere dall’adozione di misure di protezione, concrete ed efficaci, tra cui innanzitutto le Case Rifugio, nelle quali le donne vittime devono poter avere, sempre, la possibilità di trovare riparo sicuro ed immediato, unitamente ai loro bambini».

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