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Mario Balzanelli: «Il sistema 118 c'è, ma ora servono uomini, mezzi e tecnologia»

di MARIO BALZANELLI*
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 10 Novembre 2022, 06:00 - Ultimo agg. : 08:00
2 Minuti di Lettura

Negli anni della pandemia abbiamo salvato migliaia di vite, i turni di lavoro sono stati pesanti e pericolosi, siamo riusciti a fronteggiare le carenze che si sono presentate, dalle mascherine alle nostre protezioni.

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Nelle fasi iniziali siamo stati inondati, in tutte le regioni, da decine di migliaia di malati che non respiravano, che si scompensavano e precipitavano nelle forme di insufficienza respiratoria acuta più severe. Ci siamo trovati, spalle al muro, a difendere e a salvare vite umane utilizzando al meglio ciò che potevamo e, adesso, siamo finiti di nuovo in un drammatico dimenticatoio. Auspico che oggi governo e parlamento prendano a cuore la riforma del Sistema di Emergenza Territoriale 118, il sistema di soccorso sanitario salvavita che, paradossalmente, mentre è conosciuto e apprezzato da tutti i cittadini viene dimenticato, da trent’anni, dalle istituzioni. La riforma del 118 può cambiare la vita di pazienti, medici, infermieri e soccorritori. Primo allarme: i medici che stanno abbandonando la convenzione perché sottopagata in un contesto di servizio estremamente stressante, usurante e anche pericolosa. Arrivano da me i colleghi e mi dicono: «Vado via perché preferisco vivere...». Una compagine sguarnita che, con la riforma, potrebbe aspirare (insieme agli infermieri e agli autisti-soccorritori) al riconoscimento di indennità di rischio biologico e ambientale che oggi non esistono. Noi siamo sempre in strada, sotto la pioggia, al vento, nelle scarpate, infilati sotto le macchine ribaltate. Chiediamo più mezzi di soccorso per rispettare i tempi che vengono indicati dalla legge vigente: 8 minuti per arrivare in zona urbana e 20 minuti in zona extraurbana. Le ambulanze e i mezzi di soccorso mancano, è possibile aumentare il numero? Ovviamente, oltre che di ambulanze, anche di medici e infermieri. Con contratti adeguati. Vorremmo, è scritto nella riforma, anche un adeguamento tecnologico per ottimizzare le dinamiche di soccorso tempo dipendente: poter connettere con audio e video gli scenari più critici con la centrale operativa o con l’ospedale. Teleconsulto, teleassistenza, telemonitoraggio. Così che l’equipaggio possa avere un appoggio esterno in caso di condizioni particolarmente gravi. Perché poile centrali non possono avvalersi della funzione di geolocalizzazione di chi chiama come prevede una legge del 2010? Infine chiediamo che oltre al numero 112 il cittadino possa continuare ad affidarsi al numero 118 per l’emergenza sanitaria. Negli altri Paesi europei sono rimaste due “vie” per accedere al soccorso. Noi, si ricordi, ci siamo sempre per tutti: giorno e notte, ogni giorno dell’anno.

*Medico e Presidente della Società Italiana Sistema 118

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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