Ucraina, un anno di guerra. Il 24 febbraio 2022 il primo attacco dei tank russi. Bucha, Azovstal, gas: la crisi mese per mese

di Lorenzo Bonuomo
Giovedì 23 Febbraio 2023, 20:27 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 20:59 | 3 Minuti di Lettura

Gli antefatti

L'escalation di tensione che ha portato allo scoppio del conflitto in Ucraina ha origine con il successo della "Rivoluzione di Maidan" nel il 2014, al culmine di mesi di proteste e violente repressioni: il presidente in carica Viktor Janukovyč - vicino agli interessi di Mosca e degli oligarchi ucraini filorussi - veniva costretto alla fuga da Kiev il 22 febbraio di quell'anno.

A fine 2013 la decisione del governo Janukovyč di sospendere una serie di negoziati con Bruxelles - volti a creare un'area di libero scambio tra Ucraina e Unione Europea - aveva quindi scatenato un'ondata di proteste da parte di ampi strati della popolazione civile, animata dal desiderio di porre fine alla corruzione, alla cattiva gestione e alla persistente mancanza di crescita economica nel Paese. Il dietrofront di Janukovyč, d'altro canto, era arrivato sotto la minaccia del Cremlino di pesanti ritorsioni militari e commerciali.

Il movimento rivoluzionario "Euromaidan" - europeista e filo-occidentale - rispondeva all'esigenza ucraina di staccarsi dall'influenza politica, economica e culturale della Russia: una situazione comune a molte ex repubbliche sovietiche, in cui l'Ucraina era rimasta impantanata - escludendo la parentesi della "rivoluzione arancione" tra il 2004 e il 2010 - fin dalla dissoluzione dell'Urss nel 1991.

Dopo la ritirata di Janukovyč in Polonia e la restaurazione della costituzione del 2004 da parte del parlamento ucraino, il presidente russo Vladimir Putin reagisce occupando militarmente la penisola della Crimea, avamposto strategico sul Mar Nero: l'annessione alla Russia viene poi formalizzata tramite un referendum, mai riconosciuto come legittimo dal parlamento ucraino e dalla comunità internazionale, per via della mancanza di trasparenza e delle pressioni a cui era stata sottoposta la popolazione locale.

La rappresaglia di Mosca si estende poi al Donbass, tramite il sostegno finanziario offerto alle milizie separatiste e filorusse della regione: l'11 marzo 2014 le milizie insorte proclamano l'indipendenza, in seguito a un altro referendum definito "forzato" dalla comunità internazionale.

In seguito al fallimento degli accordi di Minsk del 2015 - firmati e mai rispettati da entrambe le parti - la guerra "a bassa intensità" nell'area di confine con la regione del Donbass è proseguita fino a febbraio 2022: secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) il conflitto ha provocato oltre 14mila vittime, di cui almeno 3400 civili.

Messa alle strette dalla Russia, l’Ucraina chiede sempre di più l'aiuto dell'occidente: a inizio 2019 l’obiettivo di entrare a far parte sia dell’Unione Europea sia della Nato viene perfino messo per iscritto nella costituzione dal parlamento ucraino. Richieste giudicate però inammissibili, secondo i vari protocolli dei trattati, proprio a causa della situazione di conflitto legata al Donbass. Tuttavia, a partire dal 2019 gli Stati Uniti hanno cominciato ad armare e addestrare le forze armate ucraine.

Nel 2021 la tensione aumenta: dopo una prima imponente mobilitazione tra marzo e aprile, la Russia disloca altre 100mila unità ai confini dell'Ucraina (per un totale di circa 180mila uomini), mentre all'interno del Paese si trova un contingente di circa 85mila americani. Numeri che non si vedevano dai tempi della guerra fredda.

A dicembre 2021 la Russia propone alla Nato la stipulazione di due trattati come "garanzie di sicurezza": nelle bozze inviate a Bruxelles si richiede in sostanza l'impegno formale a non ammettere l'Ucraina al Patto Atlantico e la riduzione dei contingenti Nato nell'Est Europa.

A gennaio 2022 Stati Uniti e Russia danno il via a una serie di negoziati bilaterali, che si risolvono però in un nulla di fatto. Le richieste avanzate dal Cremlino vengono ufficialmente respinte nel mese successivo. Inizia dunque una grave crisi diplomatica, vera e propria "anticamera" dello scoppio della guerra.

Un uomo sventola la bandiera ucraina durante le proteste di piazza contro il governo filorusso di Viktor Janukovyc
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