Tyson, il pene finto per aggirare l'antidoping dopo le botte sul ring

Il celebre morso con il quale Tyson staccò un orecchio all'avversario
Il celebre morso con il quale Tyson staccò un orecchio all'avversario
Mercoledì 13 Novembre 2013, 14:41 - Ultimo agg. 14:53
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ROMA. Per una vita ha demolito gli altri, ora ci prova con se stesso. Da tempo Mike Tyson impegnato a distruggere quel che resta del suo mito. Oggi, come se non bastassero i precedenti del carcere per stupro e altri reati commessi prima e dopo la carriera sportiva, un'anticipazione della sua autobiografia informa che il grande pugile assumeva droga prima di salire sul ring, e poi aggirava l'antidoping con un pene finto.



Grande campione sì, dunque, ma 'dopatò. E capace dei più singolari trucchi. Un po' Maradona un po' Armstrong, più drogato che dopato ma comunque abile nell'ingannare tutti dominando il suo sport.



Tyson, nelle more del lancio del libro che raccoglie i cocci della sua vita - e che a piccoli bocconi fornisce anticipazioni-scandalo - indugia questa volta sul trucco per eludere l'antidoping servendosi di un pene finto. Di quelli che costano poco più di un centinaio di dollari e si comprano via internet.



Il gigante del ring dunque menava e vinceva, schiantava di botte gli avversari, a Evander Holyfield staccò pure un orecchio, ma era tutta una roba posticcia, il re dei massimi ha barato spudoratamente.



Forte lo era certamente, talento ne aveva, ma chissà se senza la droga ad annebbiargli la testa e a gasarlo avrebbe ottenuto gli stessi risultati. Un mito a brandelli. La vicenda del pene finto riempito di urina altrui per aggirare i controlli non è nuova.





Nel 2004 la Wada, l'agenzia mondiale antidoping denunciò l'esistenza di un mercato di questi prodotti. Per anni se ne sono serviti atleti di tutte le latitudini, trattandosi di un metodo tutto sommato facile da utilizzare e più moderno rispetto ai tubicini infilati nella manica da cui proveniva la pipì pulita da rifilare ai medici o al sempre pericoloso scambio di provette. Il pene finto funzionava anche con i giudici scrupolosi che tuttavia difficilmente osavano tastare il pene dello sportivo sotto controllo. La tecnica della protesi peniena sostituì quella della pompetta, di cui fece a lungo uso pure Diego Maradona quando giocava nel Napoli, come rivelato dall'allora presidente partenopeo Corrado Ferlaino.



I primi atleti di grido a ricorrere al pene finto, ma con scarsi risultati perchè la tecnica era agli esordi, sono stati gli ungheresi Robert Fazekas, oro nel disco ai giochi di Atene, e Adrian Annus, primo nel martello, scoperto anche lui e costretto a restituire la medaglia. A quelle stesse Olimpiadi risultò antiquato e maldestro Costas Kenteris, velocista greco di buon livello e ultimo tedoforo, che cercò di dribblare i controlli con il tradizionale scambio di provette. Beccato comunque e carriera finita.



Un paio di mesi fa ha fatto discutere il caso di Devis Licciari, 27enne marciatore, scoperto all'antidoping, a Molfetta, con un pene finto ('un regalo della fidanzatà dirà lui).