Antonacci: «Dediche e manie tutte per Pino, un mito che divenne mio amico»

Biagio Antonacci in Galleria
Biagio Antonacci in Galleria
di Federico Vacalebre
Domenica 6 Maggio 2018, 11:17 - Ultimo agg. 7 Maggio, 15:00
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È davvero una questione di «Dediche e manie» quella che conduce domani sera Antonacci al Palapartenope, e che lo riporterà a Napoli già il 7 giugno, per il concertone al San Paolo dedicato al suo amico Pino Daniele.

Iniziamo dal tour, Biagio.
«Cantare a Napoli è un grande privilegio che mi entusiasma ogni volta perché è la città che ha insegnato al mondo l'uso della melodia. Sarà uno spettacolo con al centro il pubblico, amo coinvolgere le persone con la mia musica trascinandole dentro allo show, rendendole parte attiva».

In scaletta c'è anche «Stanco»? E perché quel brano è legato al tuo breve passato da calciatore con la Cavese?
«Non è semplice costruire la scaletta di un tour perché si cerca di accontentare tutto il pubblico regalando anche i pezzi classici, quelli che hanno accompagnato tutte le fasi della mia carriera. Ci sono alcuni brani del nuovo disco ma Stanco non è previsto. In quel brano parlo della mia occasione mancata, tutti ne abbiamo almeno una. Nel 2003 la Cavese mi tesserò per giocare l'ultima partita di campionato, contro il Vittoria, doveva essere una festa, era già stata promossa in C2. Io entrai nel secondo tempo e sbagliai il gol davanti alla porta: ci penso ancora, a quella rete non violata».

Dal calciatore al cantautore che per il video di «Mio fratello» ha messo insieme i due fratelli Fiorello. Idea tua o di Muccino?
«È nato tutto con grande naturalezza; una mattina ho chiamato Rosario che poi ha chiamato suo fratello Beppe che a sua volta ancora ha chiamato Gabriele Muccino. Con Rosario siamo legati da molti anni di stima e amicizia: è un artista unico nel panorama dello spettacolo italiano, uno dei più grandi di tutti i tempi. Beppe lo conoscevo meno bene, ma lo stimavo molto come attore, e grazie al clip ho imparato ad apprezzare anche la persona, l'uomo sensibile oltre che di enorme talento. Gabriele ci ha diretti con grande naturalezza. Non è un pezzo autobiografico, ma sempre più spesso sento parlare di famiglie spezzate, di fratelli che non parlano più, di madri che soffrono. E si parla sempre meno di perdono».

Il Primo maggio dei rapper, dei trapper, delle band indie... ha innescato diverse polemiche. Come ti sembra la giovane scena italiana che ha voglia di dare l'assalto al cielo dei «senatori» del pop italiano?
«La musica è arte, indipendentemente dal genere. Ogni sua forma deve avere pari dignità. Nel mio ultimo album c'è Sei nell'aria, che vede una collaborazione con Laioung, un giovane trapper, con grandi capacità interpretative, tra l'altro ha reso omaggio anche lui al Nero a Metà rileggendo Je so pazzo. Insomma, mi piace dare spazio e ascoltare anche ciò che è lontano dal mio stile. Il cantautore, inteso in senso classico, è una figura che sta scomparendo, sempre meno giovani usano per comporre strumenti classici come la chitarra e il piano. Oggi i ragazzi sono abituati ad utilizzare nuovi mezzi tecnologici, come avviene appunto nella trap».

Veniamo alle «Dediche e alle manie»: il duetto di «One day» è uno degli ultimi pezzi, forse l'ultimo, incisi da Pino Daniele. Lo canterai al Palapartenope, dove il camerino che usava lui è chiuso per sempre?
«Quando ero piccolo ascoltavo Pino e i Dire Straits. Avevo montato delle casse sulla mia moto e giravo con la musica di Pino a tutto volume. Poi, molti anni fa, l'ho conosciuto ma soprattutto negli ultimi anni ci siamo frequentati di più. Abbiamo scritto insieme One day, a casa sua, con la chitarra e con molta anima nel cuore. Non la canterò al Palapartenope perché voglio interpretarla al San Paolo, il posto più giusto per rendegli omaggio».

Passiamo all'Antonacci autore: c'è qualche voce italiana per cui vorresti scrivere?
«Ho lavorato per molti artisti, soprattutto donne, alcune tra le più grandi cantanti italiane. Mi piace chiedermi come canterebbe l'interprete a cui è destinato un brano. Le due voci che da sempre ispirano la mia fantasia di autore sono quelle di Vasco e Celentano».

Molti tuoi colleghi si sono sperimentati con il cinema, altri con la scrittura. La forma canzone esaurisce il tuo bisogno di espressione?
«Vivo di musica ma quando posso pratico la pittura e la fotografia. Il cinema è un sogno, un grande sogno che spero un giorno di poter vivere».
 
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