Gigi D'Alessio, concerto a Napoli: «Canto con Elodie, Giuliano Sangiorgi e Biagio Antonacci»

«Non possiamo non fare un omaggio all'Emilia Romagna. Mi metterò al pianoforte per cantare la nostra solidarietà»

Gigi D'Alessio durante le prove al Plebiscito
Gigi D'Alessio durante le prove al Plebiscito
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Venerdì 26 Maggio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 13:45
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Il cast, come si usa in questi casi, si ingrossa all'ultimo minuto. Da Eboli, dove ieri sera ha trionfato al PalaSele, dovrebbe arrivare Biagio Antonacci. Giuliano Sangiorgi era arrivato in città qualche giorno fa, per l'inaugurazione del museo di Jago nel rione Sanità, e se n'è andato solo per presentare con i suoi Negramaro i festeggiamenti per i vent'anni del gruppo, ma non vedeva l'ora di tornare in città. Elodie non sta nei panni da quando ha ricevuto il David di Donatello per «Proiettili», dal film «Ti mangio il cuore» di Pippo Mezzapesa: «Non ho mai vinto nulla prima», ripete ancora. Dovrebbero essere loro alcuni dei top «friends» ancora ammantati di segreto da Gigi D'Alessio, pronto stasera a tornare in piazza Plebiscito, e davanti alla telecamere di Raiuno.

Dopo la diretta dell'anno scorso, un netto successo, il bis quest'anno ha dovuto ripiegare su una differita, per uno sciopero prima proclamato e poi cancellato dai lavoratori di Viale Mazzini: «Poco male», racconta il cantautore, «ho spalmato gli ospiti tra stasera e domani, li vedrete in tv la sera del primo giugno.

Poi domenica, il 2 e il 3 giugno la festa continuerà senza riprese».

Max Pezzali racconta che duetterete sulle note di «30 canzoni». Come hai costruito lo spettacolo rispetto a quello dell'anno scorso?
«Il problema, vista la differita, è nel non confondermi con il cambio degli abiti. Per il resto è una festa: mia, del mio pubblico, della mia città, della mia squadra, dei miei amici».

Andiamo per gradi: partiamo dalla tua festa.
«L'anno scorso è andata benissimo: due sold out, ottimi ascolti in televisione, pubblico e media soddisfatti. Quest'anno i sold out sono diventati cinque e io e il mio pubblico abbiamo qualche motivo in più da festeggiare rispetto al 2022. Ho un dato di geolocalizzazione importante: il 36 per cento di quelli che hanno acquistato il biglietto vengono da fuori regione, il 18 da fuori nazione: Belgio, Svizzera, Inghilterra, Germania, Inghilterra, Stati Uniti. Prima Napoli era una tappa di passaggio, ora è la meta più agognata in Italia e non solo. Qualcuno viene in città anche per me, non dico solo per me».

Vabbè, ho capito dove vai a parare.
«Certo: un anno dopo la città non ha risolto i suoi problemi, ma è piena di turisti, il mondo sembra averla (ri)scoperta, il terzo scudetto ce lo siamo tatuati nel cuore...».

A proposito: ci sarà spazio per la festa nella festa?
«Ci mancherebbe altro. Anche qui prevedo sorprese, oltre che celebrazioni».

Vabbè, vediamo i «friends» invitati.
«Non spoilerò le ultime sorprese, tanto avete spoilerato già quasi tutto: ci saranno Tananai, Max Pezzali, Pio e Amedeo, Serena Rossi, Lda, ovvero mio figlio Luca, con Alex Britti, Clementino, Geolier, Lazza, Nino D'Angelo, Ciccio Merolla con la sua “Malatja”, la band diretta da Adriano Pennino...».

Canterete molto in napoletano, mi sa.
«Certo, ed è un'altra delle cose che abbiamo da festeggiare quest'anno, il ritorno della nostra lingua come lingua nazionale della canzone. Era solo il 2000, in fondo, quando andai a Sanremo con “Non dirgli mai”: c'era un solo verso in dialetto, “si stasera t'avesse vasa'”, e lo volevano censurare. Fui costretto a far finta di italianizzare quelle poche parole, per poi cantare in scena come andava fatto. Oggi Lorenzo Suraci, presidente di Rtl, sintetizza: “L'Italia parla napoletano”. E di sicuro canta in napoletano. Un po' di merito me lo prendo anche io, che quell'ostracismo, quel razzismo culturale, l'ho avvertito, come, prima di me, persino grandissimi come Pino Daniele. Ecco, ora il vento è cambiato, ma dobbiamo tenercelo caro».

Come?
«Non si vive di sola memoria, di solo amarcord. Abbiamo vinto quando c'era Diego Armando Maradona, e lo ricorderemo sempre, ma abbiamo vinto di nuovo perché c'è Victor Osimhen. La canzone napoletana sbancava con Enrico Caruso, ora sbanca con Geolier. L'autosufficienza è un mito, bisogna difendere le proprie radici, non chiudersi in casa. E non bisogna pensare che turisti e scudetto abbiano risolto i nostri problemi: il lavoro manca, la povertà aumenta, la camorra e la violenza sono dietro l'angolo».

L'anno scorso rendesti omaggio al tuo primo maestro Mario Merola e a Lucio Dalla, che fu tra i primi artisti non napoletani a scommettere su di te. E questa volta?
«Non possiamo non fare un omaggio all'Emilia Romagna. Mi metterò al pianoforte non per mostrare le immagini del disastro, ma per dire la nostra solidarietà è scommettere che quel popolo magnifico si rialzerà molto presto». 

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