Notte della taranta, la sfida di Fiorella Mannoia: «La taranta è femmina»

La 26esima edizione in onda in seconda serata su Raiuno il 2 settembre

Fiorella Mannoia
Fiorella Mannoia
di Andrea Spinelli
Sabato 26 Agosto 2023, 09:00 - Ultimo agg. 27 Agosto, 08:59
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La sfida di Fiorella. Dopo la sorprendente edizione 2022 firmata Dardust, il concertone della Notte della taranta riparte stasera dalla Mannoia, maestra concertatrice di una maratona impreziosita dalle presenze di Arisa, Brunori Sas e Tananai, intenzionati a mangiarsi la scena calandosi tra suoni, umori e sapori di musiche a cui hanno prestato in passato il proprio talento pure altri pizzicati di lusso dell'aracnide del grano come Joe Zawinul, Stewart Copeland, Mauro Pagani, Goran Bregovi, Ludovico Einaudi, Phil Manzanera, Carmen Consoli o, solo per citare il cast dell'anno scorso, Marco Mengoni, Elodie, Samuele Bersani, Stromae e Madame (presente pure nei panni di conduttrice televisiva). «Abbiamo lavorato tanto», ha assicurato ieri Fiorella nel presentare la ventiseiesima edizione - in onda in seconda serata su Raiuno il 2 settembre - parlando dell'opera svolta sullo storico repertorio con il marito-percussionista Carlo Di Francesco e al direttore d'orchestra Clemente Ferrari. «La difficoltà nel toccare certe canzoni sta nell'arricchirle di elementi moderni senza svilirne l'impronta popolare». Canzoni della tradizione salentina che si prestano a più letture. «All'ascolto ti fanno ballare, ma se ci entri dentro, come è capitato a me grazie Luigi Chiriatti, memoria storica della taranta scomparsa purtroppo una settimana dopo averla conosciuta, ti accorgi che in gran parte parlano d'amore, ma anche di donne sfruttate, abusate, date in mogli controvoglia», prosegue la Rossa che era già stata sul palco addossato al convento degli Agostiniani di Melpignano nel 2006 ospite dell'allora direttrice Carmen Consoli. «Si tratta di brani popolari in cui si respira quella disperata allegria che puoi trovare pure in certa parte del repertorio brasiliano. Ecco perché ho voluto vicino Arisa, la sua voce ti entra dentro come una lama, o Dario Brunori, uno dei migliori cantautori che abbiamo, o, ancora Tananai che s'è presentato alle prove preparatissimo coi testi in dialetto imparati a memoria». Parlando dei brani che interpreta stasera, Arisa dice che ,«se “Ferma zitella” ha un'atmosfera vicina a quella delle mie ballate, “Lu ruciu de lu mare” con le coreografie è una tarantella che mi fa ribollire il sangue», mentre Dario Brunori parlando delle sue interpretazioni di “Lule Lule” in arbereshe e “Aremu” ribadisce l'importanza della contaminazione tra identità definendo l'ibridazione un processo naturale inevitabile, «quindi mi dispiace per chi pensa di voler mantenere a tutti i costi le distanze, per chi vuole ergere muri e mettere confini perché sono confini colabrodo. È la storia dell'uomo che è fatta di ibridazione, di somme d'identità». 

«Melpignano comunità ospitale» assicura il cartello all'ingresso del paese. E la Notte della taranta rappresenta tradizionalmente l'occasione clou per ribadire il proposito. Quest'anno niente ospiti stranieri ma, in nome dell'ibridazione, potendo chiamare chiunque, Fiorella dice che le sarebbe piaciuto avere Sting. «Perché tamburi e tamburelli sono l'anima dell'umanità», ma anche il trionfo di quello «spirito mediterraneo» evocato dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano nel suo intervento video così come «la forza comunitaria e identitaria» che la maratona salentina si porta dietro fin dalla prima edizione.

E che ora vorrebbe vedere riconosciuta dall'Unesco la taranta come bene immateriale dell'umanità: «Un fenomeno unico, un grande laboratorio europeo d'umanità, che sa far dialogare le culture del mondo». 

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Visto che «la taranta è una faccenda di femmine», conclude Fiorella, stasera ci sarà un pensiero allo stupro in branco di Palermo «perché siamo arrivati al limite massimo». E, nella coda di «Taggiu amatu», una citazione di «Bocca di rosa» di De André. Come voce di libertà. La taranta vuole essere anche questo. 

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