Sanremo 2024, se al Festival suona il corno di Giogiò

Geolier riporta il dialetto in gara e convince

Amadeus e Daniela Di Maggio
Amadeus e Daniela Di Maggio
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 02:15 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 06:48
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Trattori sì, trattori no, la terra dei cachi. Nell’attesa di sciogliere l’ardua sentenza (per ora è arrivata come avanguardia la mucca Ercolina) il Festival n. 74 scavalla la prima serata, una maratona non stop di trenta-canzoni-trenta, diciamo almeno la metà non proprio indimenticabili, che consegna la linea al Fiorello di una notte fonda, così fonda da essere vicina all’alba a cui è abituato con «VivaRai2!».

La fanfara dei carabinieri a cavallo apre, ma non c’è Amadeus sul palco, quanto il primo dei co-co ingaggiati, Marco Mengoni, divertito nel suo nuovo ruolo di bravo presentatore, divertente in quello di spalla comica, ma soprattutto emozionante nelle canzoni concesse da una scaletta fin troppo extralarge: «Due vite» e un medley. È lui che presenta Amadeus, che poi presenta la prima concorrente, Clara, la Crazy J. di «Mare fuori», con i suoi «Diamanti grezzi». Sangiovanni con «Finiscimi» convince poco, ben più Fiorella Mannoia in abito di pizzo bianco e a piedi nudi (il FantaSanremo vuole la sua parte) con la sua «Mariposa», ma poi arrivano i La Sad e davvero non si sa perché promuoverli tra i big della canzone italiana per far sfoggio di un look fintamente trasgressivo con una canzoncina fintamente trasgressiva. Irama affida ad un’intensa prova vocale il destino della sua «Tu no», poi Ghali («Casa mia»), i Negramaro che incassano l’applauso dell’Ariston con «Ricominciamo tutto», Annalisa che il pubblico lo farebbe volentieri ballare con la sua «Sinceramente».

Ma tra i sorrisi e le canzoni si insinuano altri pensieri, come quelli, scuri, sollecitati dall’intervento di Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò Cutolo.

Ha scritto una lettera al figlio, strappatole da una violenza insensata, ammesso che la violenza abbia mai senso: «Giogiò figlio mio, amore di mamma.... Ti ricordi quando l’anno scorso dovevi suonare nell’orchestra sinfonica di Sanremo e io ti chiesi di venire con te?... E tu mi rispondesti... Mamma sei impazzita? Il bamboccio con la mammina al seguito anche mai!». Porta anche la sua musica sul palco, unica, ultima, consolazione possibile, citando i versi di Salvatore Palomba per Sergio Bruni, nella consapevolezza che l’amore è il contrario della morte: «Tu stasera vivi attraverso la musica che amavi e che ti farà essere eterno.... E poi perché stasera tutta Italia sta ascoltando il talento e le note del maestro Giovanbattista Cutolo... Ciao Giogiò... Ti amiamo tutti... E mammarella tua non ti dimenticherà mai, ciao ammore mio».

Tv del dolore? Tv verità? Sceneggiata? Chiamatela come volete. «Giovanbattista nisciuno te scorda», dice una scritta sullo schermo, e fa bene pensare almeno per un attimo che sia vero. Commossa la mamma coraggio, che dedica i fiori all’Italia, alla sua città, alla sua Lulù diventata figlia unica e, soprattutto, alla giustizia. Commosso il teatro: Napoli a Sanremo quest’anno è anche questo, il racconto della sua anima scura, della grande bellezza di cui si è privata da sola, di quel musicista di corno che non ascolteremo più: «Ma poteva succedere in tutt’Italia» ha ricordato Ama. 

Geolier riporta in gara il suo dialetto, quanto mai stretto, con «I p’te, tu p’me» con una prova più che convincente: più di quattro milioni di visualizzazioni sull’Instagram Rai a meno di quattro ore dall’esibizione, staccando tutti di gran lunga, meno Irama che insegue. The Kolors prenotano il titolo di tormentone in anticipo con «Un ragazzo una ragazza». L’irpina BigMama dà una botta all’Italiaccia patriarcale con «La rabbia non ti basta», lettera a se stessa di una «donna di provincia, chiatta, rapper e anche queer» che ha imparato ad amarsi. Quanta Napoli a Sanremo quest’anno, quante Napoli a Sanremo quest’anno. 

Mahmood si rinnova con «Tuta gold», Diodato ha l’eleganza obliqua di sempre («Ti muovi»), Loredana Berté si scatena come una «Pazza» e si gode l’affetto della platea, Alessandra Amoroso è intensa in «Fino a qui», Angelina Mango regala un sensuale momento di freschezza con «La noia», una cumbia firmata da Madame e Dardust. Non sarà un «Capolavoro», ma Il Volo funziona e si rinnova con moderazione. Non è un capolavoro, ma sono insieme divertenti e teneri i Ricchi e Poveri di «Ma non tutta la vita», poi Emma mostra la sua grinta in «Apnea», Renga e Nek non si allontanano dal seminato («Pazzo di te»), Mr. Rain tenta di bissare il colpaccio dell’anno scorso portando in scena «Due altalene», i Bnkr44 chiamano in causa perfino Joe Strummer per il loro «Governo punk» che col punk c’entra meno di zero. Si corre a precipizio verso la fine: tranne il Dargen D’Amico di «Onda alta», passano senza fremiti Gazzelle («Tutto qui»), Rose Villain («Click boom!»), i Santi Francesi e boccacceschi di «L’amore in bocca», Fred De Palma («Il cielo non ci vuole»), il carneade Maninni («Spettacolare»), Alfa («Vai!») e Il Tre («Fragili»).

Le ospitate di Lazza, Federica Brignone e Tedua lasciano il tempo che trovano, meno il ritorno top secret di Ibra (con frecciatina al suo Milan dietro l’Inter capolista di Ama) e l’omaggio a Toto Cutugno che scatena l’Ariston. E, soprattutto, il mini-gran varietà e l’irruzione sul palco del fuoriclasse Fiorello.

Niente politica in questo Festival si era detto, ma poi chi ci crede. Il centrosinistra vanta la professione di antifascismo declinata dagli Amengoni, il neonato duo di presentatori, con tanto di accenno, sempre in conferenza stampa, a «Bella ciao». L’area governativa incassa, in diretta davanti a milioni di spettatori, l’inno dei carabinieri ed il segno della croce con cui il conduttore-direttore artistico apre la prima manche, finita con la proclamazione di una cinquina votata da noi della sala stampa: Loredana Bertè, Angelina Mango, Annalisa, Diodato, Mahmood. Inevitabili le polemiche, Geolier soprattutto merita di più. 

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Stasera, intanto, sfileranno solo 15 cantanti e voteranno le radio, per cui la top five di manche sarà inevitabilmente diversa. La co-co Giorgia festeggerà i trent’anni di «E poi», che qui arrivò settima tra le Nuove Proposte. Torneranno sul luogo del delitto anche John Travolta e Giovanni Allevi, reduce da due anni di battaglia contro il mieloma multiplo. In quota fiction Leo Gassmann, protagonista del biopic su Califano, il cast di «Mare fuori 4», la Nuova Orchestra Santa Balera festeggerà i 70 anni di «Romagna mia». In piazza Colombo è atteso Rosa Chemical, «ma non bacerà nessuno», garantisce Ama, mentre Bob Sinclar proverà a svegliare i crocieristi della nave Costa Smeralda.

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