Eduardo De Filippo, gli aneddoti di Tommaso Bianco: «Quando mi addormentai in camerino e lui non mi multò»

L’attore napoletano Tommaso Bianco
L’attore napoletano Tommaso Bianco
di Antonio Folle
Domenica 24 Maggio 2020, 16:28 - Ultimo agg. 18:56
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120 anni fa nasceva in un palazzotto della Chiaia borghese il più grande drammaturgo di tutti i tempi. Eduardo De Filippo ha rappresentato e continua a rappresentare per intere generazioni di napoletani un vero e proprio faro di cultura e sapere. La sua capacità di guardare nella società, e di anticiparla in moltissimi casi, gli è valso il titolo di autore universale, universalmente amato anche dai giovani dei nostri tempi. Per celebrare la nascita di uno dei più importanti personaggi del '900 la Rai sta ritrasmettendo le sue commedie più famose, riscuotendo un enorme - e aspettato - successo. 

Gli attori che hanno recitato con lui ancora oggi ricordano con affetto la figura paterna del «direttore». La quantità di aneddoti è sterminata e potrebbe riempire intere enciclopedie. Tutti i suoi attori, però, concordano su un punto: Eduardo era estremamente esigente ed inflessibile sul lavoro, ma capace di slanci di generosità che, spesso, lasciavano senza parole. 
 

 

Tommaso Bianco, apprezzato attore partenopeo, si è avvicinato alla compagnia di Eduardo nel lontano 1968 e ha vissuto gli anni d'oro della transizione del teatro di Eduardo in televisione. «Ero in aeronautica, lavoravo con i cacciabombardieri - ha raccontato - ma ho sempre avuto la passione per il teatro. Quando fui presentato a Eduardo ero già discretamente conosciuto a Napoli perchè recitavo in molte compagnie amatoriali. Con Eduardo non c'era bisogno di fare provini. Lui ti guardava e ti sapeva dire se potevi fare l'attore o meno. E così fece con me. Gennarino Palumbo mi accompagnò e il direttore, dopo avermi guardato per un attimo, mi chiese se ero veramente deciso a lasciare il posto fisso per fare teatro. Poco dopo firmai il mio primo contratto con la sua compagnia».

Bianco, che oggi vive a Bologna e dirige la sua scuola teatrale, ha interpretato i ruoli più disparati nei lavori di Eduardo. Quello che, però, maggiormente lo ha caratterizzato - e caratterizza ancora oggi la carriera dell'attore napoletano - è il suo rapporto simbiotico con la figura di Pulcinella. «Con Eduardo non ci si poteva sentire arrivati - spiega ancora - perchè lavorare con lui era fare una gavetta continua».

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L'enorme successo dell'ultimissa messa in onda delle commedie di Eduardo testimonia come anche le giovani generazioni continuino ad apprezzare - e in molti casi a conoscere a memoria battuta per battuta - i lavori di Eduardo. «Lui aveva la capacità di cogliere gli aspetti reali della vita, di capirne ogni singola sfaccettatura e di farla vivere nel suo lavoro - continua Bianco - per questo il suo teatro ancora oggi è così moderno e così apprezzato da tutti. Quando ero un ragazzo vedevo in televisione le prime trasmissioni delle commedie di Eduardo. In Luca Cupiello non vedevo Eduardo de Filippo, ma vedevo mio padre. Nella famiglia Cupiello vedevo una normale famiglia piccolo borghese dell'epoca. Per questo decisi che se avessi fatto l'attore avrei voluto lavorare solo con Eduardo. E così feci».

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Tanti gli aneddoti che caratterizzano la lunga convivenza - con una breve pausa durante la quale Bianco ha fatto parte della compagnia di Luisa Conte al teatro Sannazaro - con il celebre drammaturgo. «Mi ricordo che stavamo recitando Sabato, Domenica e Lunedì - racconta - e io dovevo andare in scena vestito da Pulcinella e saltellare intorno al tavolo del pranzo domenicale. Solo che io avevo preso un medicinale per il mal di stomaco e mi ero appisolato. Nonostante dagli altoparlanti dei camerini continuassero a chiamarmi io continuai a dormire. Luca venne su di corsa e venne a chiamarmi, ma ormai avevo perso la scena ed erano andati avanti. Quella volta grazie all'astuzia di Isa Danieli e alla bravura di Eduardo nessuno si accorse di nulla».

Subito dopo la fine della rappresentazione gli altri attori si eclissarono in attesa della prevedibile sfuriata - la severità del direttore era proverbiale - che Eduardo avrebbe consegnato al suo giovane attore. «Invece non mi disse niente - ricorda Bianco - anzi tentò addirittura di giustificarmi. Io gli spiegai con onestà che mi ero appisolato perché avevo preso un medicinale contro il mal di stomaco e lui forse mi risparmiò proprio perchè aveva apprezzato la mia sincerità. Qualche giorno dopo l'amministratore della compagnia mi chiamò per dirmi che Eduardo aveva deciso di portare la mia paga da 6.000 a 8.000 lire. Forse perché si era reso conto della vita sbattuta e sacrificata che facevamo noi attori, specie i più giovani. Un gesto di generosità per il quale io ancora oggi non posso che dire grazie». 
 

Da ormai diversi anni Bianco, che nel corso della sua carriera ha avuto la possibilità di lavorare con registi del calibro di Mario Monicelli e di Luciano de Crescenzo - famosa la sua interpretazione del tassista-poeta o della mezz'ora del film 32 dicembre - vive e lavora a Bologna, continuando a portare avanti la tradizione del teatro napoletano, un teatro fatto di attori presi dalla strada. Da questo punto di vista si può dire che Bianco sia degli ultimi capocomici della commedia dell'arte. 

«A Bologna ho creato una scuola teatrale che immodestamente ho chiamato Scuola Tommaso Bianco.
Sono tornato alle mie origini, con un mix di attori amatoriali e attori professionisti per dare vita ad un teatro di verità. A causa del Coronavirus abbiamo dovuto fermare le nostre attività - spiega - ma la mia speranza è di poter lasciare, un domani, alla città di Bologna una scuola di teatro non intitolata a Tommaso Bianco, ma a Raffaele Viviani, un altro personaggio fondamentale del '900 italiano. Il prossimo 7 giugno reciterò all'aperto il primo atto di “Pensaci Giacomino” del grande Pirandello nella versione napoletana proprio di Viviani. Un modo per omaggiare il teatro napoletano e meridionale che ha dato e continua a dare lustro a tutto il mezzogiorno». 

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