Rocco Schiavone, Marco Giallini torna in tv: «Il mio personaggio scomodo ma autentico»

Dal 5 aprile su Rai 2 quattro nuovi episodi sempre tratti dai libri di Antonio Manzini

Marco Giallini è Rocco Schiavone
Marco Giallini è Rocco Schiavone
di Francesca Bellino
Sabato 1 Aprile 2023, 08:02 - Ultimo agg. 08:04
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Sin dalla prima serie nel 2016, Rocco Schiavone è stato un personaggio divisivo che ha spesso messo in crisi i vertici Rai perché è sboccato, si fa le canne e ha amici propensi a compiere gesti delinquenziali, eppure il suo carattere burbero e insofferente alle regole è rimasto indenne fino a oggi. Stavolta la conferenza di presentazione della quinta stagione, tenutasi ieri nella sede Rai di Viale Mazzini a Roma, è stata preceduta da attacchi da parte di rappresentanti della destra al governo, che preferirebbero personaggi più moderati, da malumori e dall'assenza in scaletta di dirigenti Rai. Un problema per il futuro di Schiavone? Vedremo, intanto il personaggio è rimasto quello di sempre.

Ritroveremo Rocco con il suo loden, la cagnolina Lupa e il fumo che invade la stanza, dal 5 aprile su RaiDue con quattro nuovi episodi sempre tratti dai libri di Antonio Manzini, in questo caso dal romanzo Vecchie conoscenze e dai racconti Confini e palla al centro (Sellerio). Nella nuova stagione - prodotta da Cross Productions, Rai Fiction e da Beta Film Gmbh e diretta da Simone Spada - il vicequestore trasteverino interpretato da Marco Giallini, trasferito per punizione ad Aosta, è stanco a causa dell'asportazione di un rene ed è sempre più malinconico.

Continua a dialogare con il fantasma della moglie Marina (ora interpretata da Miriam Dalmazio) e non ha molta voglia di lavorare, ma si trova costretto a intervenire su un caso difficile, il ritrovamento di un cadavere sul Monte Bianco al confine con la Francia, e dovrà gestire un'indagine complicata con un'ispettrice francese molto schietta e determinata interpretata da Diane Fleri.

«L'ispettrice francese è bella tosta, una sorta di Rocco al femminile», sottolinea Marco Giallini, che racconta come il cadavere verrà prima spostato dai francesi in Italia e poi da Rocco e i suoi uomini in Francia: «Si ironizza sui rapporti Italia-Francia. Manzini questa storia l'ha scritta prima dei recenti fatti di politica, ma è sempre stato così».

Sugli attacchi all'identità del personaggio, Giallini commenta: «Che devo dire, è pure giusto così, la destra attacca. Che messaggio diamo? Ma che messaggio volemo da'? Certo posso capire. È la televisione di Stato. Se accendo il televisore di messaggi ce ne sono svariati, su Netflix o su altre piattaforme, le canne se le fanno anche nelle culle. Delle serie che arrivano dall'America non ne parliamo. Schiavone ha le caratteristiche tranquille di un personaggio della letteratura italiana. A Lando Buzzanca in Rai non fecero dire più "mannaggia" in una sigla. Da "mannaggia" a una canna, ne abbiamo fatti di passi. Ognuno fa il lavoro suo!».

E poi, tra il serio e il faceto, ammette di sentirsi vicino al personaggio in questo momento: «Era il mio sogno interpretare un ruolo così tormentato. Mi sento vicino a Rocco per la malinconia, per quel buco nero in cui cade. Di me in Schiavone c'è molto caratterialmente, mentre professionalmente poco. Ormai quando arrivo ad Aosta mi sento a casa. Non in montagna, ma a bassa quota mi sento bene. Quando sono sul set mi metto il loden e vado, e sono Rocco. Dopo tanti anni di lavoro, è la prima volta che faccio un personaggio per così tanto tempo». 

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Manzini si sorprende, ricordava minore identificazione da parte di Giallini e, da parte sua, spiega: «Non penso a Giallini quando scrivo, ma ogni tanto mi appare il suo volto accanto, un volto familiare. È come una parola d'affetto da una persona che ti vuole bene, ma Schiavone per me non è Giallini. Ogni cento lettori, ci sono cento Schiavone diversi. La letteratura è così».

Lo scrittore svela di aver conosciuto a Roma un poliziotto famoso come «il Gabbiano» che gli ricorda il suo personaggio. «Era un grande poliziotto, ma nella vita privata era un disastro. È stato trovato morto per overdose nella sua auto. Etica e morale spesso non si incrociano. Ogni persona ha delle acciaccature, Rocco è uno di noi. La sua bellezza è che non si vergogna di dire la verità».

Nei nuovi episodi il vicequestore Schiavone si troverà anche ad allenare i suoi uomini in vista di una partita di calcio contro i magistrati. «In questa serie divento un motivatore, un capitano e un calciatore. Abbiamo girato a 20 gradi sotto zero, dico solo questo!», racconta scherzoso l'attore che il 4 aprile compirà 60 anni: «Non mi piacciono i bilanci, sono ancora un ragazzotto! E se per gioco diventassi per un giorno Rocco Schiavone nella vita, ne combinerei di tutti i colori». 

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